Ultimo aggiornamento: 3 Maggio 2017
Quando pensiamo ad aprire un bar o un pub, come una qualsiasi altra attività, una delle prime cose da fare è aprire una partita IVA. Tecnicamente parlando la partita iva è una serie di 11 numeri che identificano a fini fiscali la società o la persona fisica che ne è titolare. Il numero di partita IVA non cambierà mai durante la nostra attività, se la chiuderemo dovremmo aprirne una nuova in caso di ripresa delle attività.
Durante la vita della nostra attività la partita IVA sarà necessaria per sbrigare tutta la parte fiscale, quindi, sopratutto per emettere le fatture e per pagare i contributi al fisco e alla previdenza sociale.
Per aprire una partita IVA, anche dopo le ultime modifiche del 2016 e 2017, bisogna presentare richiesta all’Agenzia delle Entrate, la quale provvederà ad attribuire a chi la richiede il codice, il numero di partita IVA. La richiesta è costituita da una dichiarazione di inizio attività che dovrà essere consegnata entro 30 giorni dall’avvio della propria attività. Il modulo per la dichiarazione è diverso a seconda del nostro tipo di impresa, qui sotto potete scaricare i moduli
I modelli andranno poi consegnati ad un ufficio della Agenzia delle Entrate insieme ad un proprio documento di riconoscimento, ma adesso è possibile anche farlo per mail, con un software che si può scaricare dal sito della Agenzia delle Entrate.
Sembra meraviglioso, ma è vero: aprire una partita Iva è del tutto gratuito!
Se aprire una partita Iva è gratuito, L’IVA rimane comunque una tassa (Imposta sul Valore Aggiunto) che anche nei paesi inglesi si chiama VAT (value added tax) ne deduciamo quindi che l’IVA esiste e si paga anche se apriamo un bar all’estero (peraltro esiste nel comunità Europea dal 1972).
Come concetto si tratta di una tassa un po’ bizzarra. Si tratta di una tassa sui consumi, quindi se non compriamo niente non la paghiamo. A pagarla poi è, di fatto, solo il consumatore finale; in tutti gli altri passaggi intermedi, quelli che avvengono fra operatori dotati di partita IVA, c’è un calcolo dell’IVA a credito o a debito, ma non un pagamento, se non quello risultante dalla differenza fra credito e debito
Facciamo un’esempio di come funziona l’Iva, usando le mele come si faceva da bambini, sperando che sia chiaro e supponendo che l’aliquota iva sulla somministrazione fosse la stessa per tutti i passaggi della catena:
A complicare il ragionamento dobbiamo aggiungere un elemento: l’aliquota sulla somministrazione. Nei bar e nei locali in genere infatti ci sono due aliquote diverse:
Le casse moderne dei bar e dei ristoranti (potete leggere qui un nostro post) hanno molti tasti, per ognuna delle voci in menù e per l’asporto. Normalmente ogni tasto è già impostato sulla giusta aliquota IVA.