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COMPRARE UN BAR E VALUTARE UN BILANCIO: CONSIGLI E TRUCCHI

Come e cosa leggere il bilancio di un bar, come calcolare l’eventuale sommerso e come fare una prova d’incasso? Vediamolo partendo dalla discussione di un forum…

 

Qual'è il prezzo giusto per comprare un bar?

Qual’è il prezzo giusto per comprare un bar?

 

La parte “sociale virtuale ” di internet è forse ormai diventata un vero fulcro, nel bene e nel male, della vita “sociale reale” di molte persone. Su internet si condivide di tutto, perfino il parere sull’acquisto di un bar (e perfino molto, molto di più…).
A ispirare la stesura di questo post è stato proprio la discussione, il thread, trovato su un forum di economia e finanza, discussione assolutamente corretta e condivisibile in molti passaggi, ma che contiene alcuni elementi che, la nostra esperienza in un settore specifico, l’acquisto dei bar, ci porta a precisare.

Il confronto, lo vedete e lo potete seguire su questa pagina, parte dall’ipotesi di acquisto, per 70.000€, di un bar posto, c’è da ipotizzare, in una cittadina, e continua con alcuni consigli e valutazioni dei vari fruitori del blog; ragioniamone insieme alcuni.

 

LA RICHIESTA PER L’ACQUISTO DEL BAR E L’AFFITTO.

Pur partendo dall’idea che la richiesta economica per la vendita di un bar ha basi meno certe rispetto a quella per l’acquisto di una casa, ci è capitato spesso di scrivere come una buona base di valutazione possa essere una richiesta pari ad un anno di fatturato; richiesta che, come abbiamo visto in questo post, tende però a variare a seconda del contesto territoriale: spesso è più alta rispetto al fatturato in una grande città, spesso è più bassa in un contesto di provincia. In base a questo ragionamento possiamo quindi dire che si dovrebbero poter trovare affari migliori rispetto a quello proposto.

 

IL FATTURATO, L’ALTRO E L’AFFITTO…

Leggendo la discussione si vede come alla valutazione del bilancio si aggiunga un tentativo di calcolare il valore di quella realtà tutta mediterranea che è il “non battuto”, il nero.
Nel tentativo di definirlo vediamo come un partecipante alla discussione citi anche il nostro blog, e lo faccia con un ragionamento corretto, moltiplicando grosso modo per tre il costo di acquisto della materia prima, il cosiddetto food cost, e valutando così come l’incasso lieviti dai 43.000€ circa iscritti a bilancio fino a 54.000€, più o meno.

Nel discutere questo calcolo vengono mossi , fra le pagine della discussione, due appunti: è possibile che questo nero sia fatto veramente? Come verificarlo?

Nei bar che abbiamo potuto seguire negli anni, abbiamo visto come, grandi catene a parte, un 20% di “non battuto” sia quasi fisiologico; il bar che vediamo in questo caso sembrerebbe quindi del tutto nella norma. A uno dei partecipanti che obbietta “se tu fossi il venditore e dovresti vendere l’attività ti metterti a fare del nero o scontrineresti tutto per imbellettare i bilanci?” possiamo rispondere che una “ripulitura” degli incassi in questo senso avviene molto raramente; i tempi di vendita di un locale sono difficilmente valutabili, potrebbero essere anche di molti mesi, e, soprattutto se con il nero, come ha detto un politico, si sopravvive, è difficile rinunciarvi…
A margine di questo ragionamento vorrei dire anche che, in un locale che incassa poco più di 50.000€ l’anno, diecimila di affitto, quasi il 20%, sono abbastanza pericolosi

 

CALCOLARE IL NERO E L’AFFIANCAMENTO

La discussione, abbiamo visto, verte anche sul come verificare il sommerso, tirando in ballo la cosiddetta “prova di incasso” cioè la possibilità di poter controllare di persona a chi viene e non viene rilasciato scontrino. All’atto pratico questa “prova di incasso” si risolve in un periodo di qualche giorno, una settimana o due al massimo, in cui non si sta, di solito, proprio alla cassa; in fin dei conti non siamo ancora proprietari, e mettere la faccia davanti ai clienti di un bar che non è ancora nostro potrebbe essere abbastanza invasivo… basterà nei pressi a leggere il giornale, con un occhio alle transazioni senza fare gli 007, non è poi così difficile.

È chiaro che la legge non regolamenta questo periodo (sarebbe abbastanza bizzarro regolamentare il controllo di una cosa che per legge non si può fare…) periodo che nella discussione non viene definito “prova di incasso” ma “affiancamento” ed è forse da questa errata definizione a far parlare di periodi di tempo lunghissimi, tre mesi e perfino più.

L’affiancamento è un periodo in cui, dopo essersi accordati e magari aver concluso l’acquisto, il vecchio proprietario si affianca al nuovo, sia per introdurlo alla clientela sia per supportarlo nelle procedure e nell’uso degli strumenti di lavoro. Per una prova di incasso, in cui l’acquisto non è ancora stato deciso, tre mesi sarebbero davvero molti, non solo per il venditore, che nel frattempo potrebbe non poter portare avanti altre trattative e si troverebbe questa ingombrante figura fra i piedi per molto tempo, ma anche per il compratore, che si troverebbe a ciondolare per settimane e settimane in una struttura che potrebbe facilmente rivelarsi quella sbagliata…

3 Comments

  1. Gino ha detto:

    buongiorno
    Interessante articolo. Secondo voi una attività che guadagna circa 9000 euro netti all’anno quanto dovrebbe costare? a me hanno chiesto 20000 euro potrebbe essere un buon affare?

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