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APRIRE UN RISTORANTE ITALIANO NEGLI STATI UNITI: UNA ESPERIENZA

Vale ancora la pena aprire un locale/ristorante Italiano negli Stati Uniti? Se sì, con quali modalità? Intervista ad un ristoratore (quasi) Italiano.

 

Il cafè Prego, nel Maine

Il cafè Prego, nel Maine

Ospite a Firenze di uno dei nostro ultimi corsi di latte art in inglese abbiamo avuto Jeffrey, il 55enne proprietario americanissimo di un ristorante e una caffetteria Italian style nel Maine, area nord degli Stati Uniti, sulla costa dell’oceano Atlantico (siamo nella zona della signora Fletcher, giusto per capirci). Attenzione, parlando con Jeffrey si capisce bene che non è lo il classico straniero furbetto che scimmiotta il gusto italiano; per il nostro paese ha una vera adorazione, studia e sperimenta i piatti della nostra cucina con attenzione e cura e probabilmente conosce il food made in Italy meglio di molti nostri cuochi.
Abbiamo voluto chiedere, al suo punto di vista di Italiano al quadrato, alcuni idee, suggerimenti ed esperienze per pensare di aprire un ristorante Italiano negli States. Messi da parte gli aspetti burocratici  (permesso di soggiorno in testa) che non tratteremo in questo post, vale ancora la pena puntare sul made in Italy?

Jeffrey, non possiamo non partire dal tuo caso: sei americano ma gestisci locali italiani di successo. Per il cliente a stelle e strisce è importante trovare italiani nel locale?
Onestamente sempre meno. Tutto si è globalizzato e per un cliente americano non c’è niente di strano nel trovare ragazzi Italiani a servire hamburger e Costaricani a preparare tofu. L’attenzione è senz’altro più focalizzata sul cibo che viene servito e sulla sua qualità; i visi del personale del locale hanno importanza per la gentilezza e competenza, ma mai, anche grazie alla mediazione della lingua, per la loro nazionalità. Essere italiani comunque, se si è anche gentili, competenti e si cucina bene, può essere un bel plus.

Hai parlato della qualità dei piatti, per molti italiani lo stereotipo è ancora che gli stranieri non sappiano riconoscere e non apprezzino la qualità del vero cibo italiano. Che ne dici?
Anche in questo caso credo che in questi anni molto sia cambiato, ma detto questo non possiamo non sottolineare come gli Stati Uniti siano una nazione sterminata, con molte anime. In alcune aree senz’altro la fanno ancora da padrone gli spaghetti con meatballs (le polpette N.D.T.) la pasta scotta e l’espresso servito con il limone, ma in molte altre aree il cliente è preparato e competente, viaggia, legge e conosce.
Il discorso dev’essere comunque approfondito. E’ chiaro che pensare di aprire un locale negli Stati Uniti per portare la parola divina ad un popolo di ignoranti è  molto pericoloso, ciononostante, nel realizzare il nostro menù, la nostra offerta, dobbiamo ben ragionare tutti quei piatti che potrebbero creare confusione. Una esperienza che abbiamo avuto era riguardo il nostro panino con il prosciutto cotto. I clienti lo ordinavano attratti dalla parola ham, prosciutto, ma quando incontravano il gusto del cotto ne erano sconcertati e se ne lamentavano; noi spiegavamo, anche per scritto sul menù, cos’è il prosciutto cotto e certamente ci offrivamo di cambiarlo, ma non riuscivamo ad evitare che la loro esperienza di consumo nel nostro locale diventasse negativa. Diciamo che esperienze di “mediazione culturale” come queste vanno messe in conto all’inizio della nostra attività.

Visto che negli Stati Uniti, come in molte altre nazioni, la cucina italiana è ormai diffusissima, come ci si distingue dalla concorrenza?
Come in Italia: con qualità, punti di valore e continuo aggiornamento. Nel nostro caso cerchiamo di investire molto sulla formazione del personale. Abbiamo inviato un nostro cuoco, per esempio, ad uno  stage presso un ristorante stellato in Umbria per due mesi, un vero investimento per noi, ma che ha ripagato. E’ chiaro che il rischio che il collaboratore ci lasci esiste sempre, ma a nostro avviso solo in questo momento le competenze possono crescere, e con esse gli affari…

Jeffrey, dove si trova il vostro locale?
Sulla costa del Maine, non lontano dal Canada, si tratta del tipico locale estivo, in una cittadina che aumenta la sua popolazione di trenta volte dall’inverno (rigidissimo, con piste di sci di fondo sul lungomare) all’estate, con gli abitanti di New York e Boston che vi si riversano per le vacanze… si chiama Caffè Prego e lo trovate in questa pagina Facebook.

 

 

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