Ultimo aggiornamento: 25 Settembre 2018
Diciamoci la verità, aprire un bar in franchising conviene?
Di solito no, o almeno non offre molti più vantaggi che aprire un normale bar.
Capisco bene che l’affermazione è forte, e che va bene argomentata, proviamo a farlo.
Dopo la grande esplosione degli anni ’80/’90, il franchising si è ormai strutturato come modello commerciale, con marchi che si sono affermati, altri che vivacchiano (se vivacchiano) e altri ancora che sgomitano per crescere. Come in molti settori del pianeta franchising, anche quello dei bar e locali ha assistito ad un proliferare dei concept (tanto il cibo trova sempre clienti…) e quindi ad una concorrenza che in generale ha portato ad alcuni trend: diminuzione delle dimensioni medie richieste, abbassamento (in molti casi sparizione) di fee e royalties e diminuzione degli investimenti richiesti in generale, fino ad una specie di pacchetto chiavi in mano con prezzi spot a volte strabilianti. Tutto questo, è chiaro, per andare incontro a un potenziale cliente con una scarsa capacità d’investimento e (spesso) una scarsa esperienza manageriale, magari con la necessità (questi tempi sono davvero bui) di reinventarsi un lavoro e una vita.
Se dovessimo riscrivere questo post diversi anni dopo averlo fatto la prima volta (una specie di “Aprire una caffetteria in franchising 2018″) potremmo affermare che nessuna catena Italiana o in Italia di caffetterie si è davvero affermata, tanto che la catena di caffetterie con il maggior numero di punti vendita rimane ben poco ben percepita dal consumatore: Mc Cafè.
In pratica non funziona, nessuna catena, delle decine che sono state inventate, che sono molte o che sono riuscite ad aprire alcuni punti vendita, riesce davvero a sfondare in Italia.
Ma se dovessimo pensare questo argomento dal punto di vista dell’imprenditore? Conviene affiliarsi ad una catena di bar? Si guadagna o è meglio fare da soli? Vediamone pro e contro!
C’è anche da dire che, per quello che vediamo in giro nella maggior parte dei casi, non si è puntato su quello che potremmo considerare, almeno nella filosofia di questo blog, come l’unico vero motivo (a meno che non si abbia una superlocation!) per cui un cliente frequenta un bar: la qualità, e questo proprio nella fase storica in cui certi prodotti, quelli con una più alta percezione della qualità, magari bio, chilometro zero, provenienti da piccoli produttori di sapienza artigiana, stano avendo un più forte riscontro.
In questo senso ancora quello che si legge sulla maggior parte delle schede franchising è una generica “corso prima dell’apertura e supporto in seguito” che dice davvero poco su cosa si impara e su cui, a richiesta di ulteriori spiegazioni, ci viene risposto in maniera rassicurante di non preoccuparci, visto che il corso, magari di formazione per aprire una gelateria in franchising, dura solo pochi giorni… pochi giorni? Ma noi sappiamo che i bravi pasticceri e gelatai (pensiamo al successo che hanno le pasticcerie artigianali) sono cresciuti in anni di gavetta e sono animati da una continua ricerca, analisi fatta di prove e tentativi e di continuo aggiornamento; non sarà che questi concept tendono a semplificare (per attrarre) un po’ troppo?
Fatte queste considerazioni, aprire un locale in franchising oggi vuol dire forse poter contare su qualche costo in meno, grazie appunto, alla concorrenza fra i vari concept, ma con una attenzione in più: prendere in considerazione, fra i fattori di scelta di un concept, quelli che spingono davvero l’acceleratore sull’offrire un prodotto eccellente, eccezionale, e che non si fidano più di un “plasticone brandizzato” che per anni è stato sinonimo di modello ripetuto e ripetibile, ma che spesso ha fatto rima con una qualità altrettanto banale e banalizzata.
Beh, questo articolo verteva sul “vale la pena?” abbiamo però scritto, e vi invitiamo a leggere, un reportage molto completo su come scegliere una caffetteria in franchising, vi invitiamo a leggerlo!!
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