Ultimo aggiornamento: 2 Aprile 2019
Inutile, come in qualsiasi altro lavoro, l’esperienza serve a fare errori (sì, a questo) quindi a non ripeterli. L’esperto, dice il saggio, è semplicemente la persona che ha fatto molti errori in un campo molto ristretto.
Non avere esperienza quindi vorrà dire trovarci con ogni probabilità a fare molti errori, e in imprenditoria (quando si apre un bar si diventa imprenditori, niente da fare) gli errori possono avere pesi diversi.
In certi casi gli errori possono essere non gravissimi (una tazzina poco adatta, una scelta delle caramelle non azzeccatissima) in alcuni casi possono essere costosi (una grande vetrina per la pasticceria che ci accorgiamo poi essere inutile, ma che nel frattempo abbiamo già pagato cara) e perfino, in alcuni casi, drammatici e fatali per l’attività (una location sbagliatissima? Purtroppo ne abbiamo viste spesso e c’è davvero ben poco da fare che non chiudere e riaprire da un’altra parte…)
L’esperienza è quindi utilissima per evitare errori, e se dagli errori si impara, più esperienza avremo meno errori commetteremo. Tutto questo vale naturalmente anche per i locali, eppure, se nessuno di noi penserebbe di aprire una attività di meccanico o di calzolaio senza esperienza, in moltissimi pensano che non sia un grosso problema aprire invece un bar senza esperienza (a volte perfino un ristorante…).
Questa sottovalutazione è data da una parte da una errata percezione di facilità, dall’idea che questo lavoro non richieda grosse competenze, dall’altra dall’idea che il bancone sia il più classico modo per “reinventarsi” soprattutto se non più giovanissimi, con un passato in un’altro lavoro e con poco tempo e soprattutto poca “disposizione mentale” a rimettersi in gioco, a ripartire da quel “lavare i piatti” che è il classico inizio del percorso di chi lavora in ristorazione.
Così è, e poichè lo scopo di questo blog è quello di aiutare chi vuole aprire un locale, abbiamo cercato di riunire 10 regoline per aiutare anche chi, purtroppo, vuole (o deve) aprire un bar senza esperienza.
Sì, il miglior modo per fare esperienza per lavorare in un bar è lavorarci. Stare dietro al banco servirà ad un sacco di cose: a imparare a fare caffè cappuccini e il resto (anche se passare prima nell’ambiente protetto e strutturato di una scuola di caffetteria o di barman non sarebbe male) a imparare a fare caffè cappuccini e il resto con tre file di persone davanti (!) a controllare cosa ci porta davvero il fornitore di frutta e verdura, a fare le pulci alla fattura, a stasare la toilette che si intasa e (forse soprattutto) a rapportarsi con il cliente, con le sue paturnie e le sue maleducazioni. In parole povere lavorare al banco ci farà capire se è davvero questo il lavoro che vorremmo fare!
Come nella vita, più si viaggia più esperienza si fa. Nel nostro caso viaggiare ci farà conoscere realtà e possibilità diverse, ci darà spunti, ci farà capire che la grande idea che pensavamo di avere è già stata provata e non ha funzionato per niente (ascoltiamo questi campanelli d’allarme…) ci farà conoscere il prodotto o la tendenza che non conoscevamo, ci farà conoscere casi di eccellenza e anche grandi fallimenti (cerchiamoli, è importante conoscerli) ci farà perfino capire che tutto il mondo è (un po’) paese, e che quindi i problemi quotidiani del barista sono spesso gli stessi in ogni parte del mondo; vediamo come gli altri li risolvono
Qualcuno dice che leggere è come viaggiare, e mai come adesso c’è una immensa disponibilità di libri, pubblicazioni, riviste, siti internet e blog che ci raccontano prospettive e problemi del mondo dell’ospitalità. Leggiamo tutto, analizziamo e ragioniamo, la Gazzetta dello sport la leggeremo fra qualche anno…
Soprattutto con baristi, gestori, imprenditori; cerchiamo di conoscerne il più possibile, di entrare in rapporto con persone che fanno questo lavoro. Ci racconteranno il loro quotidiano, i loro problemi, il rapporto con i clienti e, fondamentale, ci racconteranno gli errori che hanno fatto loro, così magari riusciremo a non farli noi…
Mentre parliamo con questi baristi, magari anche quelli che saranno i nostri futuri competitors, cerchiamo di vedere noi stessi alle prese con gli aspetti che loro ci raccontano: vogliamo veramente alzarci prestissimo tutte le mattine? Siamo disposti a fare un’ora più tardi al bar per inventare il panino perfetto? Come avremmo reagito in quella situazione con quel cliente? Ci sentiamo buoni imprenditori, capaci di cogliere le richieste del mercato? Ascoltiamoci, e cerchiamo di farlo in maniera davvero consapevole, arriveremo alla apertura del nostro locale più preparati, e cerchiamo di non considerarci superiori agli altri (siiii, c’è un bar vicino al mio, ma non sanno fare niente…) a volte ci sono fattori imponderabili che…
Le fanno le grandi aziende, e non per perdere tempo, quindi dobbiamo farle anche noi! Passiamo tempo davanti al locale, per capire chi passa, a che ora passa, che bisogni potrebbe avere e come potremmo comunicare con lui (e quindi come costruire il locale). Passiamo tempo anche nel quartiere, per capirne tessuto sociale, dinamiche e flussi. Passiamo tempo dai concorrenti, per capire cosa fanno di buono e cercare le giuste strategie per batterli o le nicchie di mercato dove possiamo collocarci..
Forse questo consiglio andrebbe collocato all’inizio di questo percorso, ma più probabilmente è utile fare corsi di barman, di gestione bar, di caffetteria e di latte art quando siamo più vicini all’apertura del locale, per poi usare rapidamente le competenze che abbiamo acquisito.
Fare un corso, lo abbiamo detto al consiglio n.1, serve a imparare, bene, in un ambiente protetto; fatto il corso però non fermiamoci…
Ecco, non fermiamoci dopo il corso. Lavorare in un bar vuol dire fare una attività manuale sotto gli occhi dei clienti, quindi dobbiamo farla bene, con cura, stile, e perfino un pizzico di esibizionismo! Provate, anche solo con l’acqua, fino a che vi sentite sicure di poter salire sul vostro palcoscenico: il banco bar
E’ pensabile, anzi sperabile, che il nostro bar apra con successo e cresca bene, ma può succedere che prenda una strada, una tendenza che non ci aspettavamo. Diciamo che magari avevamo pensato ad una bella caffetteria, ma dopo un paio di mesi ci accorgiamo che le colazioni non decollano e che al contrario il pranzo va fortissimo. Ecco, a quel punto aver creato una enorme vetrina per la pasticceria potrebbe essere un problema, un freno al locale. Meglio quindi partire con vetrine (o work station per gli aperitivi) più piccole, se poi dovremo esporre più roba metteremo alzatine rimovibili sul banco…
Che ci piaccia o no, qualche errore in questo percorso lo faremo, e in questa società, per rimediare agli errori, serve qualche soldino. Cerchiamo quindi di non partire finanziariamente impiccati fin dal primo giorno, di lasciarci un pochino di margine e quindi di tranquillità. Stiamo attenti ad aver ossigeno per i primi giorni, quelli in cui stiamo ancora cercando clienti, tipologia e collocazione sul mercato.
In bocca al lupo!
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2 Comments
Interessanti punti di risflessione
CON I SOLDI SONO BRAVI TUTTI !
IO CREDO CO I SOLDI DEGLI ALTRI E’ MEGLIO!
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TROVATO IL LOCALE, CHIEDI 3 MESI DI AVVIAMENTO AL PROPRIETARIO
CHIAMA L’ARREDATORE E FAI TUTTO IN LEASING 120 MESI
1) TROVA UN TORREFATTORE CHE TI PRESTA I SOLDI PER ACQUISTO PRIME SPESE E/O UNA FINANZIARIA
2)COMINCIA A PAGARE LE FATTURE A 60 GIORNI
3) LATO PRATICO: UN MESE VAI A LAVORARE ANCHE GRATIS E IMPARA
4) DEVI SAPERE: OGNI PERSONA E — A 250 EURO DI INCASSO, 2 PERONE — 500 EURO E COSI’ VIA
5) FARE UN LAVORO DEVE ESSERE UNA VOCAZIONE DIVERSAMENTE NON LO FARE
SE VUOI SAPERNE DI PIU’ SCRIVIMI. CIAO