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Come lavorare come agente di commercio nel caffè

Dalle forme di inquadramento al rapporto con il cliente. Vediamo come si diventa, come funziona e quanto si guadagna come rappresentante di caffè e venditore per una torrefazione.

 

Marche di caffè, anche se non italiane. Ma come si diventa rappresentanti di caffè?

Marche di caffè, anche se non italiane. Ma come si diventa rappresentanti di caffè?

 

Lavorare come agente, come rappresentante di caffè, sembra essere, a giudicare dal successo di molti annunci, un lavoro attraente, in questi tempi di difficile reperimento di un impiego, forse anche perché sembra offrire interessanti prospettive economiche, o perché promette giornate non certo noiose e ripetitive. Ma é vero? e come si diventa agenti che vendono caffè?

 

QUANTO GUADAGNA E COME VIENE ASSUNTO UN AGENTE DI CAFFE’

 

Quanto si guadagna lavorando come agenti delle torrefazioni?

Quanto si guadagna lavorando come agenti delle torrefazioni?

 

Le forme di inquadramento per il lavoro che riguarda la vendita di caffè al bar sono essenzialmente due: il dipendente aziendale e l’agente indipendente aderente alla associazione Enasarco.

Quest’ultima sigla indica l’ente sindacale e previdenziale degli agenti di vendita e di fatto è necessario esservi associato per lavorare in questa forma.

I requisiti per diventare agente ENASARCO sono molto simili ai requisiti professionali richiesti per poter aprire un locale (li trovate in questo post). Andando a spulciare il sito della associazione ci si rende conto anche qui che per diventarlo bisogna aver superato almeno uno dei seguenti step:

  • Avere un diploma di scuola di secondo grado ad indirizzo commerciale (come ragioneria) o una laurea in economia o legge.
  • Avere lavorato almeno due anni negli ultimi cinque anni, anche non continuativamente come dipendente con qualifica di viaggiatore piazzista o con mansioni di addetto alle vendite, o aver lavorato in aziende del settore finanziario o del credito.
  • Essere o essere stato titolare di una attività commerciale per almeno due anni nell’ultimo quinquennio (in pratica il gestore di un bar può diventare agente ENASARCO)
  • Aver frequentato, con esito positivo, il corso professionale di qualifica

In quest’ultimo caso, abbiamo provato a spulciare sulla rete, trovando corsi dalle 100 alle 120 ore di durata, con costi dai 200 ai 700€, in varie regioni. Cercate in rete quello per voi più conveniente!

Questi requisiti, e eventualmente questi corsi permettono appunto di abilitarsi come agenti, che potranno diventare monomandatari (agenti che vendono una sola marca) o plurimandatari quando hanno in portafoglio varie aziende. Da lì, volta per volta, stipuleranno accordi con le aziende, trattando percentuali, aliquote e benefit (telefono aziendale, furgone, rimborsi etc). I guadagni, come capirete bene, possono essere da nulla o quasi fino a decisamente sostanziosi, e sono molti gli agenti che conosciamo che portano a casa varie migliaia di Euro, del resto, un buon venditore è una grande ricchezza per una azienda!

Meno diffuse sono le figure dei dipendenti dell’azienda usati come agenti. Meno diffuse, visto che per l’azienda hanno costi circa il 20% più alti rispetto ad un agente ENASARCO, che, al contrario, si farà carico di parte della tassazione del suo lavoro. In questo caso, in tasca metteremo la nostra busta paga, più eventuali premi o provvigioni che sono di solito più bassi rispetto a quelli di un agente

In entrambi i casi si potrà agire in due modi: semplicemente consegnando al cliente un ordine che lo stesso cliente ha inviato in magazzino, o cercando una tentata vendita, in cui si carica il proprio furgone di prodotti e si prova a piazzarli, visitando i vari bar. Vediamo come e con quali tecniche.

 

COME FARE CLIENTI COME AGENTE DI CAFFE’ E DIVENTARE UN BUON VENDITORE

 

Conoscere il caffè aiuta a venderlo, sembra scontato, ma non sempre...

Conoscere il caffè aiuta a venderlo, sembra scontato, ma non sempre…

 

Dopo aver parlato di quali sono le forme di collaborazione e inquadramento che si possono avere con le aziende di caffè, cerchiamo di cominciare a far affari, e parliamo dell’approccio con il cliente.
Anche per chi ha già lavorato come agente di commercio, quello del caffè può risultare un mondo con regole proprie e bizzarre. Nella maggior parte dei casi l’essere “rappresentanti di caffè” ci permetterà di relazionarci con il proprietario, ma in realtà, nel nostro colloquio, ci troveremo soprattutto a parlare di finanziamenti e comodati, mettendo il nostro prodotto, il caffè, in secondo piano.
Per capire i motivi di questo entriamo in due ordini di idee.

  • Mentre un bar può vendere diverse cantine di vini, diverse marche di caramelle, e può persino cucinare la pasta di pastifici diversi, questo si fornisce, nel 99,9% dei casi, da un solo torrefattore, anche se il caffè rappresenta spesso una fetta importante del suo fatturato. Per chi se lo aggiudica è un grosso colpo!
  • Il barista, di caffè, non sa assolutamente nulla; ha una percezione della qualità basata su remote leggende, come la crema spessa e il sapore “forte”, e non sa che queste sensazioni si ottengono benissimo da caffè di bassissima qualità (e prezzo) che magari puzzano di carbone e terra (ma l’espresso si guarda, mica si annusa!).

Quindi grande lotta fra le torrefazioni per aggiudicarsi il cliente, ma lotta non basata sulla qualità del prodotto, che tanto per il barista è indistinguibile, quanto sull’unica cosa di cui il barista è sicuro di aver bisogno: soldi.

E’ così che l’agente approccia il gestore proponendogli di rifargli l’insegna, di aiutarlo finanziariamente per la tenda del dehor, per l’acquisto di attrezzature e perfino per rifargli il locale, incontrando baristi che non si sognano nemmeno di prendere il considerazione una torrefazione che non sia disposta a installare macchina da caffè, macinino, lavastoviglie e macchina del ghiaccio, e che magari saranno prontissimi a contattare altre torrefazioni in un giochino a “chi offre di più”.
E’ perciò chiaro che il nostro successo come agenti dipenderà un po’ anche dalla azienda di caffè per cui lavoriamo, che, calcolando al meglio rischi e opportunità dell’operazione, deciderà se finanziare o meno il nuovo cliente.

Attenzione però, non danniamo una categoria. Il barista è una persona che fa un lavoro duro, con orari impossibili e spesso per stipendi più che modesti, una persona che nella sua fatica quotidiana ha piacere di incontrare persone che lo supportano e lo affiancano. In molti casi un barista può rimanere fedele alla torrefazione, anche a fronte dell’offerta di turno, proprio per il rapporto umano che si è instaurato con l’agente, per la sua empatia, presenza e disponibilità, non solo nelle consegne (che in certi casi devono essere davvero tempestive, quindi cellulare sempre acceso!) ma anche nel esserci in ogni momento per risolvere piccoli e grandi inceppi e problemi di manutenzione e guasti. Davvero a fianco del barista.

E il caffè? Come dicevamo prima, purtroppo conta poco, e se i baristi non ne sanno nulla, moltissimi agenti ritengono che gli sia del tutto inutile formarsi e informarsi sul prodotto che vendono, fermandosi alle formulette commerciali del “più caffè robusta uguale più crema”.

Ma forse adesso il vento sta cambiando, anche in Italia, sembra, sta arrivando, almeno come nicchia di mercato, il nuovo fenomeno del caffè di qualità. In pratica alcuni giovani baristi stanno riscoprendo il caffè come esperienza, stanno capendo che il caffè non è solo la marca di un torrefattore ma un prodotto della natura che, come il vino, proviene da territori e conoscenze; già adesso non è raro trovare baristi che ne sanno più degli agenti. Quindi da ora in poi, speriamo, anche chi il caffè lo propone ai baristi dovrà cominciare a farsi domande, e a cercare risposte.

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