Ultimo aggiornamento: 30 Marzo 2017
Ok, questo non è un post di quelli che fanno epoca, ma serve a chiarire meglio un aspetto del business plan spesso visto in secondo piano.
Dedichiamo infatti questo post alle cosiddette tasse sull’utile.
Per spiegarle partiamo dal nome: tasse, al plurale, perché sono più di una, sull’utile perché prendono appunto come base imponibile quello che rimane dopo il computo, in bilancio, delle uscite e delle entrate del locale.
Le tasse sull’utile sono denominate in tre siglette: l’IRPEF, l’IRES e l’IRAP.
L’IRPEF e l’IRES sono due tasse gemelle: la prima (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) colpisce il reddito delle imprese individuali e delle società di persone, mentre la seconda (Imposta sul Reddito delle Società) colpisce il reddito delle società di capitali. Queste due tasse, che peraltro sono fra le più importanti per lo stato, fornendo circa un terzo delle entrate tributarie (fonte Wikipedia) hanno diverse variabili, ma in generale possiamo dire che pesano, sull’imprenditore, per circa il 27,5% della base imponibile, cioè degli utili.
L’altra tassa è l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive). Questa tasse ha una più complessa, e per certi versi bizzarra, base imponibile, infatti essa tassa sì gli utili, ma, nel farlo, esclude dalle perdite di esercizio, diciamo dai costi del locale, sia gli stipendi -al lordo- del personale, sia i passivi bancari; in pratica, per assurdo, più personale si ha e più interessi si pagano in banca, più si paga. Questa formula bizzarra ha suscitato fin dalla creazione di questa tassa, nel ’97, moltissime polemiche e dichiarazioni di incostituzionalità, ma a tutt’oggi si continua a pagare e, se può farci star meglio, essa finanzia la maggior parte della spesa sanitaria delle regioni. Questa tassa ha infatti base regionale, e, in quanto tale, è soggetta a variazioni nell’aliquota, che è in media intorno al 4%.
Queste forme di tassazione, inutile dirlo, portano più di un commercialista supportare il suo cliente cercando di abbassarne gli utili, ed è proprio per evitare tasse di questo tipo che le multinazionali spostano le proprie sedi legali da una nazione all’altra…
Le tasse sull’utile maturano appunto su un utile di bilancio, e per strutturarne uno, e sopratutto per valutare il business plan di un bar o di un ristorante, potete leggere il nostro report che trovate in questi post. F
7 Comments
Ciao…
mi hanno proposto la gestione di un bar con un ottima location e una cattiva gestione che fattura circa 30000 al mese…
cosa ne pensa?
Salve, vivo in un paese con una discreta affluenza turistica, (Alberobello, Ba) vorrei avviare una caffetteria e lavorare con mia moglie, locale in affitto con una spesa diciamo di 1000 euro, qualche consiglio?
Grazie mille
buon giorno ho seguito uno dei vostri corsi qualche anno fa, ma ho ancora qualche dubbio riguardo al calcolo dell’utile e riguardo alle tasse sull utile.
piu precisamente vorrei chiedere se i costi come i finanziamenti sono da sottrarre al mio incasso prima o dopo aver pagato le tasse dell’utile.
grazie mille
Se uno non paga queste tasse e vende il bar che compra le paga lui praticamente se io compro un bar quello che ha venduto non ha pagato le tasse e dovrei pagare io mi hanno detto è vero
Per assicurarti di non dover pagare relativi debiti del precedente gestore ti consiglio di fare una scrittura privata, dove dichiari di non rispondere di qualsiasi debito a carico del venditore dell’attivita’ che hai preso in gestione.
Mi hanno proposto un piccolo bar (35mq) con piccolo dehor, incassa 200€/g perché il proprietario, che è anche proprietario dei muri) è stufo e vuole lasciarlo. Proposto affitto di 400€/mese, circa 130€ spese di corrente. Posizione molto buona, a 80 metri da una fermata della metropolitana di Torino.
Ipotizzando di non riuscire ad aumentare l’incasso, pagate le tasse, quanto mi rimane in tasca a fine mese?
Con un incasso giornaliero di 200€, e’ quasi impossibile che rimanga anche un minimo guadagno.