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APRIRE UN BAR ALL’ESTERO: LONDRA

La città perfetta: vicina all’Italia, affascinante e con un mercato immenso. Come si apre un locale a Londra? Quali sono le normative e a cosa stare attenti? Viaggio oltremanica, fra norme antialcolismo e affitti altissimi.

Aprire una attività all’estero, specie di questi tempi (stiamo scrivendo subito dopo le elezioni politiche del febbraio 2013, sono tempi complicati) sembra davvero essere un’ancora di salvezza da un’Italia che sta offrendo molte difficoltà e scarse prospettive. Sulla possibilità di aprire un bar all’estero abbiamo già scritto, e sono parecchi i ragazzi che arrivano ai nostri corsi di gestione pensando di aprire locali, bar italiani o focaccerie che dir si voglia, in Messico, in Brasile, negli Stati Uniti, in Australia o (una volta è successo) in Slovenia.

In questo post parleremo, anche cogliendo i ricordi freschi di un recente viaggio, di aprire un bar a Londra.

Londra, e non aprire in inghilterra, perché è facile capire come la metropoli sul Tamigi sia un mondo a parte, una vera cosmopoli, come qualcuno l’ha definita, che ha poco a che fare con l’Inghilterra rurale.

Avviare un locale a Londra o in Inghilterra è comunque uguale almeno dal punto di vista della burocrazia, che sembra quasi offensivo chiamare con lo stesso nome con cui in Italia si percepisce un mondo astruso ed elefantiaco. La burocrazia inglese non è niente di tutto questo, questo almeno ci garantiscono i nostri connazionali che hanno fatto questo passo. Su internet si fa però molta fatica a trovare testimonianze chiare, siamo così andati a cercare direttamente alla fonte, e il sito ufficiale della città di Westminster (di fatto uno dei quartieri che compongono Londra) dedica questa pagina proprio alla apertura di un “food business”, e il modello che si può scaricare da questa pagina (una specie di DIA italiana) appare decisamente semplice. Nel nostro viaggio (ricerca di location a Londra) abbiamo comunque visto che alcune norme più restrittive ci sono e vanno rispettate. Una è ad esempio sulla possibilità o meno di cucinare nel locale, che è legata, come in italia a spazi e attrezzature a disposizione e che divide i locali, di fatto, in A o B. Altra ancora è la licenza sugli alcolici, estremamente attenta in un paese dove l’alcolismo non è un problema da poco. Per ottenerla è necessario che un rappresentante del locale partecipi ad un corso che gli darà l’autorizzazione a servire (lui solo) alcolici, può farlo anche un altro (un barista, un cameriere) ma sempre sotto il suo controllo (controllo visivo, per quello che abbiamo capito, per cui il nostro responsabile, o i responsabili, devono essere sempre presenti) . Qui trovate i moduli su come fare domanda per la licenza alcolica sul sito del governo inglese.

Cercare e inserire in questo post solo link da siti inglesi ha anche un altro scopo: quello di capire che se si va ad aprire una attività (quindi a fare gli imprenditori, non i camerieri) in una nazione straniera conoscere la lingua del posto è moooolto importante!

Detto della burocrazia quali sono i punti importanti da tener presenti? Inanzitutto dimentichiamoci che basti essere italiani per aprire una attività caratteristica. Londra è ormai strapiena di ristoranti, trattorie, pizzerie a taglio (vista la foto con la pizza nella 500 in vetrina?) e paninerie italianissime e molto carine, ed è una delle città più avanzate del mondo per quello che riguarda il caffè (leggete questo post sul nostro blog gemello) per avere successo a Londra bisogna saper fare, aver gusto sia nel cibo che nell’arredamento (e gusto non vuol dire ricchezza e sfoggio, a Londra meno che mai) e saper creare un prodotto di punta, una cosa che facciamo meglio degli altri; il mercato è grandissimo, ma la concorrenza lo è altrettanto!

Mercato grandissimo e zone molte diverse una dall’altra. Soho è zona alternativa e giovanile, Notting hill più ricca e tranquilla, la City è il regno dei take away per chiappare qualcosa al volo e tornare in ufficio; diverse zone, diversi modelli di business, talvolta la stessa idea e lo stesso prodotto ma declinato in maniera diversa.

Due conti, se il personale costa più o meno come in Italia (è più alto lo stipendio, ma più bassa la parte fiscale) altissimi sono gli affitti, che possono facilmente arrivare a 8/9 e 10.000 € al mese, e possono far saltare ogni business plan di ristorante o bar…

5 Comments

  1. Complimenti per il blog! Un articolo molto utile!!

  2. Veramente di ispirazione!!! grazie per l’articolo!!!

  3. Anna Camilla Semeraro ha detto:

    Nozioni attinenti a Whine bar

  4. […] visto che ci occupiamo di aperture di bar e locali, e abbiamo già visto come aprire un bar in Inghilterra  e in Spagna e…. stavolta ci occupiamo di una nazione lontanissima, al centro dell’attenzione […]

  5. Antonio ha detto:

    Sto cercando un locale per aprire un bar italiano a londra ma e impossibile. TroppTroppo caro.

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