Ultimo aggiornamento: 4 Maggio 2021
Hanno la strana capacità di creare discussione sia prima della loro realizzazione sia dopo, quando il locale è aperto. Stiamo parlando dei bagni dei bar.
Prima fanno discutere, con il tecnico, il geometra, l’architetto e gli uffici preposti (che hanno l’ultima parola) per definire numero, ubicazione, dimensioni e caratteristiche. Prima ancora però fanno discutere per capire se il locale deve essere obbligatoriamente dotato di un bagno o può risparmiarsi la spesa e la fatica della gestione.
Dopo, anche quando il locale è aperto, i bagni di un bar fanno discutere ancora, per definire se sia possibile usarli alla stregua di un bagno pubblico, senza aver consumato nulla. E’ quindi il momento di parlare della normativa per i bagni in un bar.
Cominciamo dall’inizio, un locale deve sempre avere un bagno?
Molti lettori sapranno che in molti casi è permesso aprire un locale senza l’obbligo di mettere toilettes a disposizione dei clienti.
Come molti hanno capito, la discriminante fra i locali che devono avere bagni a disposizione e quelli che non, sta nella differenza tra somministrazione o semplice vendita di alimenti. Ma che vuol dire?
Cominciamo con il dire che la legge discrimina non tanto il consumo all’interno del locale (chiunque acquista un fumante trancio di pizza e comincia ad addentarlo all’interno della pizzeria a taglio) ma il fatto che questo consumo sia “assistito” vale a dire che siano messi a disposizione del cliente una serie di elementi, primo fra tutti i posti a sedere o un cameriere, che fanno spostare il focus dal prodotto al servizio.
Ci rendiamo ben conto, scrivendo questo, che la questione rimane aperta e facilmente impugnabile. Basta pensare al classico caffè espresso: nella maggior parte dei casi il tavolo stesso non c’è e il barista si limita a prepararlo, esattamente come si fa con un cono gelato. Quindi?
Quindi possiamo dire che ricadono nel mondo commercio (e non somministrazione) quei prodotti che tipicamente sono fabbricati all’interno del locale: il gelato, la pizza, il pane, e che costituiscono praticamente l’unica offerta del locale. I prodotti semplicemente trasformati (il caffè) e, ancora più chiaramente i locali che propongono una vasta gamma di prodotti non legati al proprio specifico lavoro (come un bar, che serve dalla brioche all’aperitivo) sono appunto locali da somministrazione.
Negli anni questo ha anche creato consuetudini: raramente un cliente chiede del bagno in una gelateria o pizzeria a taglio!
Così stanno le cose, ma ci rendiamo conto di non aver messo la parola fine sulla questione, resta complessa la divisione fra locali che mettono panchetti, sgabellini a disposizione o altro…
Arrivati a questo punto avremo deciso se la nostra attività avrà bisogno del bagno per gli avventori (oppure sentiremo il bisogno di provare a capire con il nostro geometra se potremmo farne a meno…)
Se il nostro locale avrà bisogno di bagni dovremo progettarli e costruirli tenendo conto di alcuni regolamenti. Come sempre succede questi regolamenti hanno base regionale e a volte anche comunale, e possono differire leggermente uno dall’altro. A titolo di esempio riportiamo qui sotto quello vigente nel Comune di Rimini.
Come detto questo è il regolamento per i bagni di un locale di un singolo comune, ma in linea di massima rispecchia quello che richiedono anche le altre amministrazioni comunali, salvo situazioni particolari, come quelle rappresentate da alcuni centri storici molto antichi, dove a volte si possono trovare alcune deroghe.
Bene, adesso il locale è aperto e il bagno è stato costruito come da normativa, eppure non ha finito di creare discussioni e divisioni. Il bagno lo possono usare solo i clienti? E’ possibile non far usare il bagno a chi non consuma?
Il dibattito si riaccende periodicamente, magari guidato da qualche post su un social, e riporta subito lettori e commentatori a divergere fra due visioni.
Se questo è quello che si legge sui social, c’è da dire che al momento i regolamenti sembrano dar ragione alla seconda versione, si può quindi precludere l’accesso a chi dichiara di non voler consumare.
Attenti però, perché se il cliente dichiara di voler consumare, proprio non possiamo precludergli il bagno (magari accampando fantomatici guasti allo scarico) in questo caso potrebbero, a ragione, arrivare i Carabinieri, come del resto è successo!
4 Comments
Carino il blog dei bagni. Il discorso sui bagni,come dici tu Gabriele sarebbe molto lungo,ma se posso dire la mia,a ogni gestore di un pubblico esercizio piacerebbe avere un bel bagno, ma spesso non essendo proprietari dello stabile si e’ costretti a sostenere le spese di rifacimento senza che il proprietario venga minimamente incontro. Altro punto,e’che a volte si ha a che fare con clienti talmente maleducati che ti passa la voglia di rinnovarti,in quanto usano il bagno come se fosse una stalla.Poi,un altro punto, i costi del bagno,oltre al rifacimento(impianto idrico,elettrico,muratura ,sanitari ecc.)incidono molto anche i costi giornalieri,che vanno dall’acqua,elettricita’,carta ,sapone e pulizia. Quindi che sia bello e pulito farebbe piacere a tutti ma valutando anche che se un cliente mi entra al bar per un semplice caffe’e (ce ne sono molti) mi usa ogni volta il bagno,io con i 90 cent.che incasso,rimetto dei soldi.Concludendo,prima di rinnovare il bagno valuterei sempre gli introiti del bar ed il tipo di clientela che lo frequenta. Mando un saluto a tutti.
Certo Mimmo, vorrei però dire che, fantasia alla mano, a volte si possono avere idee originali e carine anche con due lire (visto il blog sulle porte dei bagni?)
[…] 3 Gennaio 2009 di gabriele Leggi il post sui bagni dei locali […]
Salve Mimmo, complimenti per la professionalità in materia.
Vorrei esporle il mio quisito sperando di avere una risposta in breve tempo.Sto contrattando l’acquisto di una caffetteria snackbar, cosiderando che l’unico bagno adibito alla clientela è situato all’esterno del locale, nel cortile di pertinenza, mi urge sapere se l’ASL può crearmi dei problemi. La ringrazio. Saluti