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VENDERE IL NO-FOOD NEI BAR: BUROCRAZIE E SUGGERIMENTI

Libri, giocattoli e gadget vari; in alcuni bar la vendita di articoli non alimentari può arrivare a percentuali significative. Quali requisiti e quali licenze servono per vendere il “non food” nel nostro bar?

 

o.56132Dai, quasi agosto, quasi vita da spiaggia, quasi ombrellone, quasi barettino (o barrettino, come si dovrebbe scrivere?) da spiaggia che ci serve sì il cappuccino, ma magari ci permette anche di trovare il libro da leggere sotto l’ombrellone e, hai visto mai, perfino paletta e secchiello per i nostri bambini. E se il bar è nostro? Come possiamo vendere articoli non alimentari nel nostro locale?
Dal punto di vista burocratico, una volta tanto possiamo dire che non è difficile. Dalle semplificazioni Bersaniane del ’98, per vendere prodotti “no food” nel nostro bar basta presentare una SCIA allo Sportello Unico per le Attività Produttive, specificando semplicemente che vogliamo vendere prodotti non alimentari. Prima dei decreti di Bersani, fra le altre cose, sarebbe stato necessario specificare cosa si voleva vendere, fina ad elencare 14 categorie merceologiche, ma da allora tutto il mondo del commercio è stato semplificato, riducendo le categorie a “alimentare” e “non alimentare”.
Due annotazioni a margine: se, come abbiamo visto in questo post, per aprire una attività food sono richiesti sia requisiti professionali sia morali compilando la scia per il no food basteranno i soli requisiti morali, in pratica, un certificato penale pulito.
Ancora: la semplice presentazione della SCIA vale per quelli che sono definiti dalla legge “esercizi di vicinato” vale a dire per le attività che non superano i 150mq. Se il comune dove l’attività è posta supera i 10.000 abitanti poi, i metri quadri diverranno 250.

E le strategie? Per i locali che volessero vendere articoli no food, esiste un riferimento strategico straordinario e davvero sotto gli occhi di tutti: Autogrill, la grande catena che riconosciamo in autostrada ma in realtà presente in quasi tutta la ristorazione di servizio italiana.
La disposizione del non alimentare in un autogrill è chiaramnete strutturata e possiamo provare a riconoscerla (e imitarla?).
In un autogrill, e quindi nel nostro bar, si entra per il caffè, e anche noi dobbiamo stare attenti a non perdere la nostra immagine di bar, se creassimo confusione, magari restringendo cappuccini, espressi e brioches in un angolo, rischiamo di non far entrare la maggior parte dei clienti, che ci percepiranno come un negozio.
Ancora. I prodotti più grossi, e meno necessari (ci potremmo mettere i giocattoli) potrebbero stare nell’area dove si prende il caffè, in quei secondi di pausa mentre sorseggia, il cliente potrebbe adocchiare qualcosa di interesse. Sempre in zona bar, o vicino alla cassa potrebbero stare i giornali, possibilmente non solo quotidiani, ma che, case editrici permettendo, seguano il target (molti adolescenti? Gazzetta dello sport, molte famiglie con bambini? Fumetti-cartoons?).
Oggetti piccoli, gadget e accendini? Alla cassa, seguendo il concetto dell’acquisto di impulso, la cosa che decidiamo di comprare all’ultimo momento, nel momento sensibile in cui abbiamo il portafoglio in mano…

1 Comment

  1. Marco ha detto:

    Si parla solo di piccoli oggetti se volessi vendere l’arredo del bar. mi spiego meglio l’arredamento del locale sarà con tavoli e divani sedie quadri volendo posso venderli??
    Da Pz

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