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LA STORIA VERA DELLA VENDITA DI UN BAR, FRA COMPRATORI INSOLVENTI E ACCERTAMENTI FISCALI.

Un nostro lettore cerca di vendere il suo bar. Raccontiamo la sua odissea fra pagamenti che slittano, accertamenti fiscali e affitti che ricadono sul vecchio proprietario. Una esperienza di ansie e batticuori che speriamo possa essere utile a tanti che si trovano in questa situazione.

 

Vendere un bar, a volte un pericoloso incubo...

Vendere un bar, a volte un pericoloso incubo…

Durante i nostri corsi di gestione ci capita spesso di dire come vera, grande difficoltà nella gestione di un bar sia soprattutto l’ultimo passaggio, come vendere un bar. Se infatti all’inizio si è molto preoccupati di quanto costa aprire il locale, di quali sono gli adempimenti, di quanto si guadagna con un bar, si capisce solo alla fine come in realtà il punto cruciale e pieno di trabocchetti si riveli l’ultimo passo delle nostra gestione di un punto vendita: la cessione.

In questo senso abbiamo potuto in questi giorni raccogliere l’esperienza di un ragazzo che ha gestito per diversi anni un bar in una cittadina toscana, e che ha deciso, ad un certo punto, di cederlo.

Dopo aver incontrato alcuni interessati in nostro (chiamiamolo Aldo?) incontra un compratore con una proposta interessante e i due raggiungono un accordo per 100.000€. Il compratore dice però che finirà la procedura per il finanziamento e avrà quindi i soldi solo a gennaio (siamo in ottobre) ma che sarebbe possibile fare subito l’atto di vendita, che, facendo fede, garantirà il pagamento. A novembre si stipula quindi l’atto, ma, con il passare dei mesi, il finanziamento non viene erogato e il pagamento slitta sempre di più, passa l’inverno, poi la primavera, e arriva l’estate.

In fondo a questo slittamento c’è però un pericoloso precipizio. Ad agosto, che i soldi della vendita si siano incassati o no, è necessario pagare le tasse sulla vendita. Aldo passa settimane drammatiche con la prospettiva di dover sborsare circa 30.000€ senza averne incassato nemmeno uno; la sua insistenza, affannosa, a volte decisa e ben comprensibile verso il compratore finisce bene: il compratore strappa dalla banca un prefinanziamento che permette ad Aldo almeno di pagare le tasse. Se questo non fosse successo Aldo avrebbe avuto due strade: o fare un decreto ingiuntivo, che di fatto avrebbe reso il compratore un debitore a vita, ma che, iscrivendolo come “cattivo pagatore” gli avrebbe precluso per sempre la possibilità di accedere a quel mutuo che tanto gli necessita, oppure rientrare in possesso del locale, dopo tempi molto lunghi e con il rischio di ritrovare un locale, dal punto di vista commerciale, completamente distrutto.

A settembre comunque il vero prestito viene erogato e il locale saldato, ma non è finita.

Passano alcune settimane e Aldo riceve una lettera dall’agenzia delle entrate, che gli contesta il fatto di aver venduto il locale a solo 100.000€; la cifra che secondo loro sarebbe stata più congrua è di 119.000€. Ma come arriva a tale cifra l’agenzia delle entrate? Quello che siamo riusciti a capire è che viene fatto un rapporto fra incasso degli ultimi tre anni (che in questo caso era di circa 80.000€ l’anno) e spese percentuali dell’attività, fra gli aspetti considerati, inoltre, anche l’ubicazione del bar, in zona pedonale. Aldo torna in battaglia, e con l’aiuto del commercialista riesce a far calare le richieste del fisco, che, da quello che ci racconta Aldo, risulta comprensivo e disponibile. Alla fine Aldo si ritrova a versare al fisco solo 400€ come tassa di registro, ma sui 100.000 incassati, ricordo, ne aveva già versati 30.000. alla fine della sua vertenza con l’agenzia delle entrate riesce anche a far firmare una dichiarazione secondo la quale il fisco considera chiusa la questione e che non ci saranno altre indagini, nemmeno a livello di reddito personale (consigliamo di provare questa strada a chiunque si trovi in questa situazione).

Finita qui? Nooo, dopo qualche tempo la proprietaria del fondo dove il bar venduto era ubicato segnala ad Aldo che il nuovo proprietario non sta pagando l’affitto e che, in virtù di quello che si chiama (cercatelo nei contratti) patto di solidarietà, sarà lui a doversi accollare gli affitti non pagati. Nuova pressione di Aldo sul nuovo proprietario, e rischio che rientra, e ora?…

 

2 Comments

  1. marco ha detto:

    Italia del cazzo!!!!!!!!!!!!

  2. […] che aveva fama un po’ equivoca, fu rilevato. In questo senso l’acquirente si fece preparare un contratto blindato da un avvocato e ebbe cura di lasciare una cifra importante da versare alla fine, mesi dopo la […]

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