Ultimo aggiornamento: 26 Maggio 2017
Prima di cominciare una precisazione: I tempi cambiano, e abbiamo preparato su questo argomento un testo più completo e aggiornato agli studi settore vg37u del 2017. Potete leggerlo in questo post.
Chi un bar deve ancora aprirlo li conosce poco, mentre, chi un attività la gestisce già, gli studi di settore li conosce bene. Gli studi di settore sono un concetto di accertamento del reddito che fu importato dalla Francia negli anni ’80, e che ha avuto una lunghissima sperimentazione.
Gli studi di settore servono, almeno in teoria, a valutare la congruità fra contesto e attrezzature con cui opera l’azienda e l’utile dichiarato. In pratica, per fare un esempio limite, gli studi di settore servono a oggettivare che non è possibile che una pizzeria con cento posti a sedere e tre pizzaioli magari sita in piazza di Spagna a Roma o a Ponte Vecchio a Firenze dichiari un utile di 15.000€
Per valutare la congruità degli studi di settore l’attività viene prima “censita” con una serie di domande inerenti l’attrezzatura, i metri quadri, il numero di fuochi in cucina, il personale etc. A quel punto con i dati dell’attività l’ufficio delle tasse “ritaglierà” un vestito fiscale a misura dell’azienda definendo quanto dovrà incassare per essere ritenuta “congrua”. Per definire la complessità del modello basta dire che il software (che si chiama Gerico come la città biblica abbattuta dalle trombe di Giosuè) da risultati diversi a seconda se il bar vende solo panini e caffé oppure se ha anche le macchinette per giocare; in tutto il mondo dei bar e dei pubblici esercizi viene inquadrato in circa 100 modelli di base diversi.
Di solito sono i commercialisti che seguono il bar a “valutare” la congruità delle cifre a bilancio e a consigliare al proprietario come adeguarsi. Se il gestore non si adegua e viene quindi dichiarato incongruo potrebbe essere sottoposto a visita fiscale (che però arriva, sembra, solo nel 5/6 % dei casi)
È molto importante dire che gli studi di settore non vengono applicati ai redditi sotto i 30.000€ annui di ricavi, sotto questa cifra si paga con il sistema forfetario detto appunto “forfettone”.
Come già detto abbiamo preparato su questo argomento un testo più completo e aggiornato agli studi settore vg37u del 2017. Potete leggerlo in questo post.
6 Comments
Vorrei avere maggiori informazioni su come calcolare approssimativamente le tasse da sostenere con l’apertura di un bar. Per meglio dire, in quale percentuale le tasse gravano sugli utili di questa attivita?
Ciao Andrea,
l’attività di Bar può essere esercitata con regime contabile ordinario, semplificato, forfettario od altro, a seconda delle situazioni specifiche.
Paga le seguenti imposte e tasse: Irpef e relative addizionali, Iva, Irap, diritto annuale camerale.
Aspetti previdenziali:
Il titolare dell’attività va iscritto nella gestione Commercianti dell’Inps.
Eventuali dipendenti vanno iscritti nell’apposita gestione dell’Inps e dell’Inail.
Ti consiglio di informarti in maniera ben dettagliata, presso il tuo commercialista,ma considera
dai ricavi, una volta che togli tutti i costi, devi calcolare circa il 40 % di tasse.
Buon lavoro. mimmo
Complimentissimi per il vostro blog e grazie per tutte le dritte ed i consigli che elargite!
Come tanti che hanno scritto anch’io sono in procinto di mettermi in proprio e mi sto da settimane informando su tutta la materia. Ma quant’è lunga! Premetto che il bar è il mio ambiente naturale da molti anni, a volte anche in veste di dipendente “responsabilizzata”, ho un po un idea su tutto, ma ciò che non sto capendo molto è la questione del regime fiscale di un bar. Sembra che il cosiddetto “forfettone” sia escluso per un bar che abbia anche un minimo di incasso di circa 300 euro lordi al giorno, perchè le 30 000 euro di franchigia devono essere calcolate sui ricavi e non sul utile. Parola dell’agenzia delle entrate, magari si sbagliasse! Stesso problema anche per il “forfettino”. Inoltre sembra che l’affitto del locale rientri nel “acquisto di beni strumentali” e non può essere maggiore di 15 000 euro al triennio. Un po pochini direi, certo chi possiede i muri probabilmente il problema non ce l’ha. Non sono ancora andata da un commercialista per togliermi il dubbio, ma qualcuno di voi ha un qualche chiarimento utile sulla faccenda regime fiscale vi sarei enormemente grata. 40 % di tasse sul guadagno…voglio morire!!!!
Ciao Klaudia,
grazie per i complimenti e benvenuta nel blog.
Mi fa piacere che qualche lettore, oltre a porsi il problema lavorativo ed organizzativo, si ponga anche il problema fiscale, che secondo me dovrebbe essere il punto dove bisognerebbe essere piu’ informati. Vedo che hai gia’ una bella infarinatura in materia, quindi l’unico consiglio che ti posso dare, se non hai grosse difficolta’dovresti iscriverti al corso di gestione ed avvimento di un bar.
Lo teniamo presso la nostra sede di Firenze ed il calendario e’ sempre aggiornato nella pagina iniziale.
Saluti. mimmo
Ti ringrazio per la risposta, infatti ho intenzione di iscrivermi a tempo debito a tale corso, che tra l’altro non si tiene lontano dalla mia città. Capisco anche perchè non hai dato una risposta al mio quesito, mi sembra giusto. Intanto continuerò la mia formazione autodidatta, poi prossimamente tornerò con qualche altra domanda o perchè no, anche contributo al vostro blog.
caro Mimmo, non sarà possibile qualche lezione di gestione locale, a Roma? (Ovviamente con prezzi maggiorati). Dovrò prendere una stanza a Firenze, e dovrò lasciare cane e tutto.. un po’ complicato purtroppo! Oo spero di riuscire a trovare il modo.
grazie dei mille consigli e risposte utilissime a commenti e domande!