Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre 2024
Giocare alle slot machine in un bar sembra essere uno dei passatempi migliori degli italiani. Dà speranze, regala sogni e, in un certo senso, contribuisce a fare comunità. È pur vero che si è lì da soli davanti a quello schermo con la speranza di poter racimolare qualche soldo, ma farlo dentro ad un bar sprona, per forza di cose, alla socialità con chi è intorno. Eppure la regolamentazione sull’utilizzo delle slot machine a livello regionale, soprattutto per i possessori, è molto chiara. Qui abbiamo già fatto un approfondimento al riguardo e, in questo caso, c’è una sorta di guida dal punto di vista locale. Dai comuni alle regioni, ecco quali sono le principali normative di riferimento, e le sostanziali differenze, per quanto concerne l’uso e installazione delle slot machine fisiche all’interno dei bar.
Di per sé, giocare alle slot machine in un bar italiano non è assolutamente vietato, anzi. È vero che, ormai, le diverse slot machine online sono sempre più diffuse nel web ma c’è una fetta consistente di persone che è legata al gioco nei punti fisici. La legge del 2020 stabilisce semplicemente alcune norme da rispettare in materia di gestione e utilizzo. Questo riguarda soprattutto i gestori di bar e, di conseguenza, i proprietari di questi apparecchi. Si stabilisce, ad esempio, che tutti i locali che ospitano questo tipo di attività devono essere ubicati oltre una certa distanza rispetto a luoghi ricreativi e di culto come chiese e scuole.
Il consiglio comunale di Acerra, nel napoletano, ha adottato proprio questo provvedimento all’unanimità. La distanza minima da rispettare, nello specifico, è di 500 m. Questo criterio spaziale prestabilito ha lo scopo di contrastare, in un certo senso, in maniera preventiva l’annoso fenomeno delle persone che giocano in maniera compulsiva.
Le cosiddette macchinette da bar, secondo quanto stabilito dalla nuova legge in materia, devono restituire un payout minimo al giocatore del 84% con riferimento alle videolottery tecnologicamente avanzate e del 68% per quanto riguarda le AWP, slot che danno vincite in contanti.
Le regioni italiane sono intervenute in maniera sostanziale sul tema slot machine, disciplinandolo dal punto di vista formale e legislativo. Il distanziometro è un carattere distintivo di ogni intervento regionale.
A seconda dei casi la distanza minima concepita tra la costruzione di un centro scommesse, ad esempio, e di un luogo sensibile varia tra i 300 e i 500 m. La Campania, rispetto ad altri, presenta una maggiore flessibilità in tema di ricollocazione sul territorio.
L’esercente, adottando una serie di azioni, in un certo senso può far fronte al problema, ad esempio disciplinando gli orari entro cui giocare alle slot machine e, allo stesso tempo, insistendo in buona parte su forme di pubblicità e di prevenzione del fenomeno.
Generalmente è il sindaco che interviene sugli orari di apertura e chiusura degli esercizi, secondo quanto riportato dall’art. 50 comma 7 del TUEL. La sentenza 220 del 2014 emanata dalla Corte Costituzionale ha allargato gli orizzonti sotto questo profilo.
Il sindaco di Faenza, ad esempio, con un’ordinanza sindacale del 2014, n°11, ha consentito il prolungamento dell’orario di esercizio dei bar, a patto che chi gioca alle slot machine riceva la compagnia di uno psicologo presente in sala.
Sembra che, ai vertici istituzionali, si stia facendo di tutto per ostacolare le attività che presentano slot machine al loro interno. Il caso Valbondione, località di Bergamo alta, è emblematico e non è passato inosservato.
Fatto sta che il comune, con delibera del Consiglio Comunale, ha ratificato la possibilità di aiutare tramite contributo economico tutte quelle attività che intendono allargarsi o operare sul territorio nazionale.
Il contributo in questione si aggira sui 500 euro. Fin qui nulla di strano, se non fosse che da questo incentivo sono esclusi automaticamente quelli che ospitano slot machine. Tutto ciò per un motivo molto semplice: il rischio di far incorrere un’intera comunità nella ludopatia.
Una scelta piuttosto controversa, drastica nella modalità e nell’esecuzione. Le piccole spese, in pratica, saranno finanziate dal Comune di riferimento, mentre bar ed affini sono costretti a cavarsela da soli, in un certo senso. La legislazione regionale, da questo punto di vista, si allinea ad una legislazione nazionale che non facilita, di certo, il possesso e l’utilizzo di slot machine.
Eppure un raggio di luce si intravede all’orizzonte. Sembravano dover sparire e, invece, no. Le slot machine nei bar sono più vive che mai. Da questo punto di vista la regione Piemonte si è dimostrata più flessibile verso i gestori di attività di vendita tabacchi e intrattenimento.
Basti pensare che nel 2021 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha, di fatto, concesso nuovamente la possibilità ai gestori stessi di poter reintrodurre le slot machine. Tutto questo integrando la nuova legge passata in rassegna nel mondo politico.
L’introduzione dei vecchi e nuovi apparecchi da gioco vale anche per coloro che non possiedono la licenza tabacchi. Basterà avere semplicemente l’autorizzazione dell’Agenzia Dogane ed il gioco è fatto.
La precedente legge, frutto dell’amministrazione precedente, vietava espressamente la ragion d’essere delle slot. Col cambio amministrazione si è sovvertita la legge, scatenando, naturalmente, le più disparate reazioni.
Una liberalizzazione che consente, inoltre, alle slot machine di essere collocate anche in corrispondenza di luoghi come ospedali e scuole. In contrasto a questa integrazione si è affermato un movimento di iniziativa popolare, tramutato in una vera e propria proposta di legge regionale.
Un’iniziativa che ha raccolto più di 10mila firme tra semplici cittadini e associazioni di vario tipo. In buona sostanza rappresentava un salto all’indietro verso una maggiore ristrettezza della legge per quanto riguarda la posizione delle slot machine. Nel periodo che va dall’avvento della legge regionale in poi il flusso intorno al gioco nella regione Piemonte è cresciuto in misura maggiore rispetto ad altre regioni. Si è nell’ordine di idee del 70% ed oltre, la più alta percentuale in Italia.