Ultimo aggiornamento: 1 Aprile 2020
L’Italia vive un momento difficile come pochi altri nella sua storia recente. L’epidemia di coronavirus ha portato, oltre che a migliaia di vittime anche alla chiusura totale di ogni attività economica che non sia coinvolta nella filiera “di sopravvivenza”. Naturalmente è toccato chiudere anche a bar, ristoranti, pub e locali di ogni tipo, attività sicuramente non dedicate alla sopravvivenza materiale delle persone, ma parte integrante, identità della natura sociale italiana come di moltissime altre nazioni.
Alcuni locali sono però riusciti, sia perchè lo facevano già prima, sia con una veloce riconversione, a far rimanere attiva almeno una piccola parte del loro business. Per farlo sono riusciti a ricorrere all’unica forma di ristorazione al momento consentita, quello delle consegne a domicilio. Riconversione quindi, di quello parleremo in questo post, di come organizzare il food delivery in un locale.
Un chiarimento innanzitutto: food delivery vuol dire fare consegne a domicilio del cibo, in questo caso non sarà quindi il cliente a venire a prendere la pizza direttamente nel nostro locale, ma saremo noi ad organizzarci ad esempio come pizzeria con consegna a domicilio per portarla a casa del cliente.
Parlando di normative per pizzerie con consegne a domicilio, o per ogni altra attività che voglia fare food delivery, abbiamo almeno una piccola buona notizia: non esiste di fatto una normativa ad hoc per il food delivery. Lo possono fare quindi tutte le attività di ristorazione e somministrazione, basta che siano organizzate per farlo.
I principi per organizzare un locale per consegne a domicilio passano dal modello HACCP, di cui abbiamo parlato a lungo in questo post.
Sarà quindi responsabilità e autocontrollo del gestore assicurarsi che:
Dopo aver visto le leggi per fare consegna di cibo a domicilio veniamo adesso ai nostri suggerimenti per farla al meglio e avere successo.
Questi consigli partono dai cinque pilastri dell’apertura di un locale su cui si fonda il successo nella apertura di un locale, come vediamo nel nostro corso di gestione ; i cinque pilastri sono: location, prodotto, piazzamento, prezzo e promozione.
Cominciamo.
1- La location. Stiamo scegliendo una zona dove collocare un locale che farà consegne a domicilio? I mercati di riferimenti che dovremo provare ad intercettare, saranno soprattutto due: quello della pizza sul divano (che avrà bisogno di una zona con molte abitazioni, diciamo un quartiere residenziale) oppure quello del pranzo in ufficio (area, è chiaro, con molti studi e aziende). Collocare il nostro laboratorio, la nostra cucina in una zona molto lontana dai nostri potenziali clienti non è una buona scelta. Il cibo perderà calore e qualità, e noi perderemo tempo (e quindi soldi) in consegne che prendono troppo tempo.
2 – Il prodotto. Le categorie di prodotti che vanno forte nel delivery le conosciamo bene: sicuramente pizze, poi hamburger e cibo etnico (cinese, giapponese, messicano, thai…) in questi giorni di quarantena a casa in realtà abbiamo visto una offerta molto più larga, dai cocktail a domicilio fino al caffè filtro!
Ma all’interno di queste macrocategorie cosa possiamo preparare? Anche nel mondo del delivery sicuramente possiamo distinguerci dalla concorrenza. Non lo faremo nella scelta di base, sicuramente, infatti, non potremo fare a meno della pizza ai wurstel per i bambini o della classica napoletana (e maialona?) ma potremo anche creare una categoria gourmet (non costosissima, vedi il punto 4) con pizze particolari, che ci permetteranno di fidelizzare la nostra clientela.
Ancora una cosa. Nei locali consigliamo sempre di avere menù corti, che focalizzano il cliente sulle nostre specialità. Tutto questo purtroppo non funziona sull’asporto: ogni cliente dovrà trovare quello che preferisce, senza la mediazione dell’ordine al tavolo, in menù dovrà quindi includere molte opzioni.
3 – Il piazzamento. Il concetto di placement, di piazzamento in marketing, è inerente al canale su cui vendiamo il prodotto (grande distribuzione, HORECA etc) in cosa riguarda il nostro sistema di food delivery?
Beh, ci sono possibilità di andare a intercettare target diversi, e quindi piazzarsi su mercati meno convenzionali. Che ne dite di specializzarvi quindi nel portare piadine direttamente all’ombrellone in spiaggia? E di organizzarsi per il delivery di pizze fragranti per il pic nic al parco?
4 – Il prezzo. Sulle dinamiche di prezzo nel mondo del food delivery sono state fatte molte ricerche di mercato. Sicuramente è un tipo di servizio che non permette prezzi molto alti, il cliente non percepisce mai il delivery come un prodotto esperienziale, di alto livello, e non è quindi disponibile a pagarlo molto.
C’è però da dire però, al contrario, che il prezzo, in certi limiti, non è mai un elemento determinante per il cliente che si rivolge al cibo con consegna a domicilio. Mancando infatti l’esperienza del ristorante o del locale, il cliente si rivolge al delivery sia perché non ha voglia di preparare la cena, sia perché vuol concedersi un tipo di cibo che non si cucinerebbe a casa. Il cliente si concede quindi un lusso, uno sfizio, una comodità, altrimenti andrebbe al supermercato a comprare un pacco di pasta. E per uno sfizio o una comodità saremo più disponibili, come consumatori, a spendere uno o due Euro in più…
Conclusione? Non potremo far pagare il nostro hamburger da asporto venti Euro, nemmeno se preparato con prodotti di eccellenza, ma non sarà un problema, se lo raccontiamo bene in comunicazione, farlo pagare due Euro in più della concorrenza!
5 – La promozione. Ecco un campo sterminato, dove resistono sistemi antichissimi (i volantini nella cassetta della posta) e nuovissimi (internet e i social). Se vogliamo seguire quest’ultima strada focalizziamo bene il nostro target, che sarà per forza di cose ristretta al nostro quartiere. Dovremo quindi essere bravi a targettizzare con attenzione le nostre promozioni a pagamento su Facebook o Instagram.
Associarsi a sistemi come Just eat o Deliveroo? Leggete questo post!
Ah, ricordiamoci che anche il contenitore con cui facciamo le consegne può essere un veicolo promozionale. Brandizziamolo!
Adesso ci siamo, e siamo pronti a far felice tutto il quartiere con i nostri straordinari prodotti!
1 Comment
Articolo molto interessante. Non ho un locale mio, ma sto pensando di aprire un’attività di puro delivery (tipo justeat). Ho trovato vari franchising sul portale https://www.infofranchising.it/ che mi sembrano interessanti. Lo consiglio a chi cerca spunti, e magari anche solo ispirazione per migliorare il proprio servizio di consegne.