Ultimo aggiornamento: 8 Giugno 2018
Come si decide di spostarsi dall’Italia e di aprire un locale a Valencia? Facile, ci racconta Roberto Valentino, il giovane ideatore e proprietario del Sofartcafè, basta viaggiare per l’Europa, vedere altre nazioni, arrivare a Valencia, e decidere che in questa città nel sud est della spagna ci sentiamo a casa. E non siamo solo noi a sentirci a casa, è perfino nostra figlia di tre anni a sentire che gli ampi spazi verdi e rilassati di questa città sono il posto giusto dove crescere.
Oltre al feeling, Valencia ha i costi giusti, e Roberto ci racconta che in questa città una coppia può vivere, e pagare un affitto, con mille Euro al mese, davvero un sogno in Italia.
Da Aprile, la prima volta che abbiamo visitato la città Valenzana, vi siamo tornati altre cinque volte in pochi mesi, finché a luglio vi si siamo stabiliti. Nel frattempo avevamo cominciato a cercare il locale giusto, e i due quartieri su cui ci eravamo concentrati erano quello della Ruzafa, un vecchio quartiere malfamato che l’ajuntamento, il comune di Valencia, ha rilanciato in questi anni, e quello di Carmen, rimasto più turistico anche se meno vivace. Gli affitti erano poi più bassi in quest’ultima zona ed è stato qui che alla fine abbiamo trovato una buona location, anche se non troppo di passaggio, negli spazi di una precedente sorta di cocktail bar cubano.
I locali sul mercato non mancano, ma bisogna stare molto attenti, perchè se in Italia le agenzie seguono il percorso anche dal punto di vista burocratico, in Spagna si occupano solo di mettere in contatto con il locale in vendita, senza preoccuparsi poi di capire se il locale ha requisiti e licenze in ordine.
Nella fattispecie noi ci eravamo appoggiati ad una agenzia gestita di Italiani…
Beh, oltre all’agenzia, abbiamo trovato italiani o persone che parlano l’italiano in ogni ambito, architetti, commercialisti e perfino funzionari di banca (fate conto che a Valencia vivono la bellezza di 50.000 Italiani!). Non si può però nascondere che lo spagnolo, che per fortuna io parlo, fa molto comodo, ad esempio per seguire, via telefono, gli attacchi della luce o della rete WiFi.
Dicendo di quanto facilmente si trovano italiani bisogna purtroppo parlare anche del rovescio della medaglia: molti di questi italiani a cui, appena arrivati, si tende ad affidarci, non sono molto seri, giusto per usare un eufemismo.
Nel nostro caso abbiamo trovato un architetto (a figura che di solito segue in Spagna l’apertura dei locali anche dal punto di vista burocratico) che ci ha detto di aver verificato che il nostro locale aveva le licenze in ordine, cosa che, ci siamo accorti solo dopo aver perso molto tempo, non era affatto vero…
Ancora. Il locale che avevamo visto ci era stato proposto dall’agenzia italiana a 40.000€, ad un certo punto ebbi l’opportunità di parlare de visu con il proprietario; gli chiesi una offerta finale, e lui mi disse che aveva sempre voluto 20.000 e che non sarebbe sceso da quella richiesta… chi aveva aggiunto gli altri 20.000?
Nel nostro caso siamo a 1300€ per una location di 195 metri quadri, per location più centrali si arriva a 3000/4000.
Un modello come quello del nostro Sofart (che alla fine sta per arte del Sofà) è quello che in Inghilterra viene chiamato More than books “più che libri”. Nel caso del nostro locale il concetto parte dal sofà, del divano: un luogo dove si siede, ci si rilassa, si parla, si legge, si ascolta musica; insomma un luogo intimo e pubblico. Pubblico e perfino di lavoro, visto che ospitiamo non solo mostre di artisti, ma invitiamo perfino gli artisti a lavorare da noi, dipingendo o scolpendo.
Abbiamo comunque lavorato tanto per proporre un locale davvero poliedrico e curato nei dettagli, dallo spazio e la libreria per bambini (per i quali proponiamo laboratori anche in Italiano) alla libreria settoriale su fotografia, arte e erotismo (separata dalla parte bambini!).
Vorrei far notare che gli arredi ce li siamo portati, letteralmente, da casa. Ad esempio il sofà di mia nonna e i vecchi specchi dei miei, con un sacco di roba di riciclo. Per il banco bar mi sento di fare un ringraziamento speciale a Stefano corsaro, un arredatore che ha fatto davvero un ottimo lavoro.
Abbiamo puntato sull’italianità, ma declinandola verso i formaggi, con alcuni prodotti che prendiamo direttamente da aziende agricole italiane, naturalmente abbiamo anche vini, salumi e perfino prodotti particolarissimi, quali la porchetta! Recentemente abbiamo subaffittato la struttura ad una nota torrefazione italiana di alta qualità.
Valencia è una realtà provinciale, nonostante le sue dimensioni, qui lo stereotipo del locale classico è molto forte, nonostante questo il nostro locale ha un bel riscontro, e molta gente viene e torna a cercarci. Sì, ne siamo molto felici.
Anche noi ne siamo felici, e invitiamo i nostri lettori a venirvi a trovare, magari partendo dalla vostra pagina Facebook.