Ultimo aggiornamento: 18 Aprile 2014
Bar libreria? Bar boutique? E perché no un bar-lavanderia? La bella esperienza di marco, che fra lenzuola e cappuccini ha creato un locale a misura d’uomo.
Un bar, inteso come attività di piccola o piccolissima ristorazione, struttura che permetta asilo e ristoro mentre si è fuori casa o si sta facendo altro, è un concetto che negli ultimi anni è stato unito, giustamente e in alcuni casi con successo, ad attività diverse. Si sono visti molti bar dentro le librerie, alcuni bar in negozi di abbigliamento e ludoteche, altri addirittura in gallerie d’arte e in pescherie e, ultimo ma non ultimo, all’interno di lavanderie. Non lavanderie con la signora Bice che stira le camicie, certo, ma lavanderie a gettoni, all’americana, quelle in cui andiamo, mettiamo dentro vestiti e sapone, e dopo aver lavato i panni li passiamo in un’altra macchina per asciugarli, fino a che, in un paio d’ore più o meno, ce li riportiamo a casa.
Un paio d’ore, appunto, rifletteva Marco, neo imprenditore fiorentino, un paio d’ore in cui molti clienti della lavanderia si sarebbero bevuti volentieri un caffè o addentato un panino. Da qui la sua idea, creare una lavanderia self service che avesse all’interno un bar.
Marco, da dove è partita quest’idea?
Beh, ho fatto due più due, come si dice; avevo seguito con interesse l’arrivo dei bar nelle librerie, e mi ero reso conto, anche da alcune amicizie, che in certe zone non si poteva stendere i panni (magari per divieti cittadini) o quanto comunque fosse complicato asciugarli in città, soprattutto quando pioveva. Da qui l’idea della lavanderia, che però volevo trasformare in un lavoro vero, di rapporto con i clienti. Il bar è nato per questo, e adesso stare (molte ore, puff!) dentro il locale mi permette davvero una bella interazione, con il ragazzo straniero ma anche con la persona anziana da aiutare.
Dove si apre una attività simile? Con quali accorgimenti?
La zona in cui si apre deve essere popolosa, e possibilmente con pochi “stanziali” e più gente di passaggio. Turisti sì, ma anche, per esempio, universitari, anche se alla fine arriva di tutto. Le città dove piove di più (e i panni non asciugano Ndr) sono da preferirsi. Palermo potrebbe non essere un grande affare…
Qual è l’iter burocratico da affrontare?
Il percorso è doppio: una autocertificazione, abbastanza semplice, per la lavanderia, e un percorso classico, con corso SAB, corso HACCP e molti passaggi da ufficio unico e ASL per aprire il bar, fino a puntate in corsi di formazione in caffetteria e Aperitivi, almeno per me che non provengo dal mondo dei bar e della ristorazione.
A proposito di ristorazione, quale tipo di offerta è più adatta al pubblico della lavanderia?
Tutti i prodotti d’attesa: gelati, snack, cioccolate e patatine, magari accompagnati da un cappuccino o un camparino; è curioso sentire dire, come a volte ci succede “andiamoci a prendere un caffè in lavanderia!”. Noi comunque, una volta al mese facciamo perfino feste a tema,
la lavanderia-bar, per chi volesse visitarla, si trova in via Cristofori a Firenze, il sito è http://www.thelaundrycafe.it/
2 Comments
Un’idea originale complimenti,
ma se i vestiti sporchi si lavano in casa propria, ci sarà un motivo!?
Come la mettiamo con l’igiene? Come lo servite il cliente
che ha appena caricato in lavatrice una cesta piena di indumenti intimi?
Scusate eh, ma a me farebbe un pò schifo.
salve ,
rispondo alla signora che non sa la differnza fra sel-service e lavanderia tradizionale
nel primo caso proprio come stiamo parlando nell’articolo la lavatrice carica di mutande te la riempi da solo e poi vai al bar , se vuoi prima passi dal bagno a lavarti le mani