Se sei adulto, in America, probabilmente non sei estraneo a licenze e permessi. Hai bisogno di un permesso per guidare, uno per viaggiare all’estero e persino uno per sposarti. In generale, questi permessi e licenze esistono per aiutare a proteggere le persone, o meglio, il loro rapporto con la società.
Nessuna sorpresa, quindi, che ci sia bisogno di permessi per aprire bar, caffetterie, cafè o dine negli Stati Uniti.
Quali sono quindi le licenze che servono per aprire un bar in america? Andiamo a scoprirlo.
Anche a causa della stringente regolamentazione americana sui liquori, ci sono numerosi requisiti obbligatori per aprire un bar negli USA; e ancora di più per servire bevande alcoliche. Ecco le otto licenze e i permessi di cui avrai bisogno.
Sebbene non sia una licenza di per sé, un numero di identificazione del datore di lavoro (EIN) è un pezzo indispensabile del puzzle per qualsiasi piccolo imprenditore. Questo perché, in qualità di datore di lavoro, sarai responsabile della presentazione delle dichiarazioni dei redditi di lavoro e non si potrà farlo senza un EIN.
Per richiedere un EIN, è possibile visitare il sito web dell’IRS e inviare una domanda.
Sarà sempre di un EIN che avrai bisogno per richiedere il tuo permesso commerciale federale dall’Alcol and Tobacco Tax and Trade Bureau (TTB). Richiedere l’EIN sarà quindi uno dei primi passi da fare per aprire un bar negli Stati Uniti, e, fortunatamente, il procedimento è gratuito.
Che tu apra un gastropub alla moda o un wine bar di fascia alta, stai aprendo un’attività. E per gestire un’attività rivolta ai clienti, avrai bisogno di una licenza dal tuo Stato (inteso in senso di stato degli Stati Uniti, Wisconsin, Dakota e così via…).
I requisiti e le tariffe variano a seconda dello stato e, come immaginabile, sono soggetti a modifiche. Anche le procedure possono variare da stato a stato. Alcune autorità statali ti chiederanno di rinnovare la licenza ogni anno, mentre altre le concedono per due o tre anni. La soluzione migliore è visitare il sito Web dello stato dove vuoi aprire per avere dati aggiornati ed essere sicuro di aderire a tutti i requisiti.
Può anche capitare che alcune contee e città richiedono una licenza commerciale separata. Assicurati di verificare con il tuo governo locale per confermare.
Mentre il TTB gestisce l’alcol a livello federale, ogni stato e territorio ha un dipartimento che regola la vendita di alcolici. Comunemente chiamati comitati di controllo delle bevande alcoliche, in breve ABC, queste autorità assicurano che i rivenditori di alcolici seguano le regole che mantengono il pubblico al sicuro.
In alcuni stati (come le Hawaii), le licenze per gli alcolici sono controllate anche a livello di contea o città.
Ci sono due modi per ottenere una licenza per liquori:
Acquista una nuova licenza direttamente dall’autorità emittente – In molti casi, acquisire una licenza per liquori è facile come fare domanda all’ABC del tuo stato. Il processo può richiedere alcuni mesi e può costare tra $ 300 e $ 14.000, ma di solito (almeno) non è una procedura troppo complessa.
Acquista una licenza esistente da un imprenditore: se tutti i permessi del tuo comune sono già stati richiesti, potresti dover attendere la chiusura di un bar nelle vicinanze o vendere e acquistare la licenza.
Quando acquisti una licenza per liquori, tieni presente che di solito ci sono più tipi. Un tipo di licenza ti consente di servire solo birra e vino, mentre un permesso separato ti consente di vendere tutte le varietà di bevande alcoliche, incluso i superalcolici.
In questo senso c’è da dire che, se non dovessi trovare il tipo di licenza giusta per il locale che immaginavi, puoi provare ad essere creativo,
Caso abbastanza noto è quello di un locale chiamato Buddy, a San Francisco, dove i proprietari, non potendo avere la licenza per i superalcolici hanno dovuto ripensare la drink list, creando un nuovo concetto di drink “spirits free” divenuto molto famoso.
Potremmo quasi definirlo “certificato antinfortunistico”. Il rilascio di questa certificazione deve infatti garantire che l’edificio, il locale, sia sicuro per il pubblico. Un certificato di occupazione informa i clienti che la tua attività è correttamente a norma.
Indipendentemente dal fatto che il tuo bar sia di nuova costruzione o stia cambiando di mano, dovrai richiedere la certificazione. Per ricevere il tuo certificato, probabilmente ti sottoporrai a ispezioni di:
Potrebbe essere necessario pagare una tassa per ogni ispezione o domanda di licenza; verificare con le autorità locali i costi aggiornati.
La maggior parte degli stati richiede agli imprenditori di stipulare un’assicurazione contro gli indennizzi dei lavoratori. L’assicurazione contro i lavoratori copre le esigenze finanziarie dei dipendenti in caso di infortunio sul lavoro, tra cui:
Di solito, qualsiasi azienda con uno o più dipendenti deve avere un’assicurazione. In alcune parti del paese però il numero minimo di dipendenti può variare: ad esempio in Georgia, la soglia è di tre dipendenti; mentre è di cinque in Alabama.
Assicurati anche di tenere conto di questa assicurazione nella valutazione di quanto costa aprire un bar negli stati uniti; puoi infatti aspettarti che l’assicurazione per la compensazione dei lavoratori costi circa $ 1 per ogni $ 100 spesi per il libro paga.
Se hai intenzione di cucinare cibo al tuo bar, in generale avrai bisogno di una licenza per il servizio di ristorazione. Ogni stato ha il proprio codice del servizio di ristorazione che stabilisce gli standard che i proprietari di bar e ristoranti devono seguire. Potremmo in pratica definirla come la ASL Italiana.
Per ottenere la prima volta la tua licenza per il servizio di ristorazione dovrai fare domanda al dipartimento sanitario statale. Dopo aver fornito i dettagli necessari, un ispettore sanitario verrà al tuo bar per un controllo.
L’ispettore sanitario può anche visitare di tanto in tanto per assicurarsi che tu continui a soddisfare gli standard dello stato. Potrebbe anche essere necessario richiedere il rinnovo della licenza se la proprietà o l’ubicazione del bar cambiano. Il costo di ogni domanda di licenza e visita varia in base alla località, ma puoi aspettarti di pagare meno di $ 1.000 in totale.
Può essere paragonato alla nostra HACCP. Se infatti la licenza per il servizio di ristorazione copre l’attività nel suo insieme, questa autorizzazine è relativa al tuo personale avrà bisogno di ottenere la certificazione di operatore alimentare a livello personale. Il corso che porta a questa certificazione fornisce le necessarie conoscenze di igiene e corretta conservazione degli alimenti.
Ogni stato ha requisiti separati per ottenere un certificato di operatore alimentare. Nella maggior parte dei casi, tu e i tuoi dipendenti potete sostenere un test online. Dopo aver superato il test, puoi richiedere il certificato.
Torniamo a parlare di alcolici. Come dicevamo al punto 3, la vendita di alcolici è regolata a livello federale dall’Alcol and Tobacco Tax and Trade Bureau (TTB). Pertanto, qualsiasi azienda che desideri vendere birra, vino o alcolici deve prima registrarsi presso il TTB.
Per registrarsi è necessario compilare il modulo TTB 5630.5d. Grazie al portale di registrazione online, il processo è relativamente veloce e semplice. Anche la richiesta di un permesso TTB è gratuita.
Una volta ottenuto il tuo permesso TTB, devi:
Oltre alle licenze e ai permessi necessari per aprire un bar, ci sono alcuni altri passaggi che il proprietario di un bar dovrebbe compiere. Se stai studiando come aprire un bar negli States, le seguenti licenze potrebbero essere utili.
La giusta colonna sonora può trasformare l’esperienza dei tuoi clienti da soltanto divertente a veramente fantastica. Ma per riprodurre musica nel tuo bar, dovrai acquistare una licenza da un’organizzazione per i diritti di esecuzione (PRO).
Tre grandi organizzazioni coprono i diritti degli artisti negli Stati Uniti:
Poiché gli artisti possono iscriversi a una qualsiasi di queste organizzazioni, vorrai una licenza da tutte e tre per assicurarti che l’intera playlist sia coperta… non vi ricorda la nostra SIAE? Tutto il mondo è paese…
Le organizzazioni di cui sopra controllano anche le esibizioni dal vivo e assicurano che gli artisti vengano pagati quando suonano. Se intendi avere musica dal vivo nel tuo bar, avrai bisogno di una licenza diversa dall’organizzazione per i diritti di esecuzione (PRO) che hai scelto.
Un segnale stradale ben progettato può attrarre innumerevoli clienti, in certi casi poi, quando ci si trova lungo strade di scorrimento automobilistico, può essere decisivo.
Negli Stati Uniti però, in molte aree, la segnaletica è limitata dal governo locale. Se la tua segnaletica coinvolgerà qualcosa di più di un display dipinto sulla finestra, c’è una considerevole possibilità che tu debba richiedere un permesso.
Le insegne che spesso richiedono, per essere esposte, permessi vari includono:
È necessario ricercare eventuali requisiti di segnaletica prima di acquistare un edificio.Magari poi le restrizioni possono guidare le tue scelte creative. Ad esempio, quando Carl e Gavin Evans hanno aperto Stein a Leavenworth, Washington, hanno dovuto giocare con l’architettura in stile bavarese della città. Il risultato è un delizioso brewpub tedesco con vecchie insegne in legno da abbinare… la necessità aguzza l’ingegno.
Sebbene l’assicurazione commerciale non sia sempre un requisito legale, per la maggior parte dei proprietari di bar può valere la pena investire in una assicurazione che protegga da rischi verso terzi, staremo più tranquilli quando i nostri clienti cominceranno a godersi un po’ troppo i loro drink…
Trovare un nome per il tuo bar richiede un sacco di brainstorming. Una volta trovato finalmente il nome perfetto, non vuoi certamente che un’altra azienda arrivi e te lo porti via.
Per proteggere il tuo nome commerciale, puoi presentare una domanda di marchio all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti. Il processo può richiedere diversi mesi, ma in certi casi può valere la pena
Insomma, la burocrazia, per aprire un locale negli USA, non è così poca come sembra quando si guarda dall’Italia, ma come sempre, è un percorso che può essere faticoso all’inizio, poi conteranno le idee!
The post I Permessi Necessari per Aprire un Bar negli Stati Uniti first appeared on Aprire Un Bar.]]>Non possiamo ripeterci, ad aprire un bar in austria avevamo dedicato due anni fa un post molto ricco di informazioni e suggerimenti, lo trovate qui a questo link.
se torniamo sull’argomento è perchè abbiamo realizzato una bella intervista che trovate sul nostro canale video e che ha per tema proprio il come si apre un bar in Austria.
L’intervista con Antonio Cecconi, che da anni ha aperto una bella caffetteria/pasticceria a Bregenz, nel Voralberg, la regione austriaca vicina al confine con Svizzera e Liechtenstein, la trovate qui sotto e sul nostro canale Youtube!
The post Aprire un Bar in Austria, L’esperienza di un Imprenditore Italiano first appeared on Aprire Un Bar.]]>In questa disgraziata primavera del 2020 in Italia c’è davvero molta incertezza; anche senza crisi sociali da Coronavirus saranno comunque molti di noi a sognare di aprire un piccolo chiosco sulla spiaggia in un paese tropicale. Lavorare in costume da bagno o poco più, mare infinito, palme come panorama, ritmi rilassati… difficile immaginare una vita migliore! Aggiungiamo la prospettiva di lavorare in una nostra attività, in cui possiamo riversare la nostra passione e le nostre competenze… Ancora meglio!
Per questo nostro progetto potremmo scegliere una una nazione che per il Centro America ha livelli incredibilmente bassi di criminalità e una eccezionale stabilità sociale: il Costa Rica. Vediamo quindi in questo post come aprire un chiosco in Costa Rica, magari il classico chiringuito da spiaggia, oppure qualcosa di più grosso o strutturato, come un ristorante.
Quando cominciamo a sognare un progetto come questo, le scartoffie e la pianificazione con cui avremo a che fare avranno poco spazio nelle nostre fantasie. In questo post frugheremo proprio lì, nei piccoli dettagli che si frappongono fra il sogno e la realtà, vedremo i passi per aprire un ristorante in Costarica.
Non è necessario essere residenti per avere diritti sulla proprietà di un’azienda in Costa Rica. Se comunque vogliamo, possiamo prendere la residenza in Costarica facendo un investimento in capitale di 200.000$, cifra che non è difficile raggiungere se il nostro progetto è quello di aprire una pizzeria o un ristorante, attività “grosse” che hanno bisogno di budget importanti; avere la residenza ci darà vantaggi, se non come imprenditore, sulla nostra vita di tutti i giorni in Costa Rica.
Per prendere la residenza ci sono anche altri modi, ma sono molti gli imprenditori che scelgono di rimanere “turisti perpetui” il che significa che ogni 90 giorni escono dal paese per rinnovare il visto. Nota: il numero effettivo di giorni concessi sul visto dipende dal paese di provenienza (i nordamericani e gli europei in genere ottengono stamps di 90 giorni).
È sempre consigliabile trovare un avvocato locale che ci guiderà attraverso i processi legali per avviare un’attività in Costa Rica. L’avvocato ci aiuterà nel processo di redazione dei documenti e delle procedure per la creazione di una società.
I costi di costituzione di una società variano, ma ci si può aspettare di spendere tra 800 e 1000 dollari per l’avvocato per registrare la nostra società in Costa Rica con il “Registro Publico”. Potete trovare info per individuare un avvocato consigliato dalla comunità Italiana in Costarica su questo sito .
I requisiti minimi per aprire una società sono.
Avere almeno due soci, ognuno dei quali possiede almeno una quota della nuova società. Uno di questi proprietari può essere (succede spesso) l’avvocato, che fungerà da “agente residente” dell’azienda. Il suo indirizzo diventerà la sede ufficiale dell’azienda.
La nuova società deve essere iscritta e debitamente certificata da un notaio, e la sua formazione deve essere elencata sul giornale ufficiale del governo, La Gaceta, dove tutti i principi di base della nuova società sono descritti e diventano di dominio pubblico.
Ciò detto diciamo che la struttura aziendale più comune in Costa rica si chiama Sociedad Anonima, tipo di struttura che offre molti degli stessi vantaggi e protezioni di una società nord americana o europea. Come suggerisce il nome, queste società sono di proprietà di vari azionisti che non sono necessariamente nominati. Questa è la piattaforma di business più flessibile e ampiamente utilizzata in cui gli azionisti sono responsabili solo per la loro quota di proprietà. Una nostra società di capitale.
Un’altra struttura commerciale molto usata è la Sociedad de Resposibilidad Limitada (nome facilmente traducibile). In queste società, la responsabilità dei proprietari è limitata al loro investimento originale, se non diversamente specificato dalla legge. Il loro nome deve includere le parole “Sociedad de Responsabilidad Limitada” o “Limitada” o le iniziali “S.R.L.” (esattamente come in Italiano).
In Costarica troveremo banche private come ovunque nel mondo, ma anche un certo numero di istituti bancari di proprietà statale. Le banche statali tendono ad avere tempi di risposta e di erogazione più lunghi, ma spesso anche condizioni più favorevoli. Fra le banche internazionali di riferimento in Costa Rica troviamo Citibank, HSBC e Scotiabank. Queste banche in genere hanno personale che parla inglese e ci danno risposte in tempi molto più brevi.
In ogni caso, incontrare i direttori di molte banche, chiarire le condizioni e usare tanto buon senso sarà la nostra migliore arma per scegliere la banca a cui affidarsi.
Per aprire un conto bancario in Costa Rica dovremo fornire diversi documenti, tra cui:
Tutte le banche del Costa Rica hanno requisiti minimi di deposito; di solito almeno $ 500.
Una volta creata la struttura aziendale e aperto il conto bancario, sarà necessario ottenere una licenza di operatore, denominata Patente Comercial. Questa licenza descrive la natura e i dettagli dell’azienda. Include anche una certificazione di richiesta denominata Certificado de Uso de Suelo o abbreviato in Uso de Suelo. Potremmo paragonare questo documento, presente in quasi tutto il Sud e Centro America, alla nostra SCIA.
A seconda del tipo di attività che abbiamo scelto di gestire, potremmo aver bisogno di altre licenze o brevetti. Visto che nel nostro caso la nostra attività avrà a che fare con il food in generale, avremo bisogno di un certificato del Ministero della Salute (e anche qui dovremo compilare l’HACCP!
Pagare le tasse e tenere il passo con i registri può essere complicato, anche considerato che abbiamo a che fare con una lingua e una società che non è la nostra. Per questo motivo, gli imprenditori stranieri si solito assumono un contabile, un commercialista costaricano. Il commercialista richiederà e archiverà tutti i documenti aziendali e gestirà la parte fiscale; anche per la ricerca di questa figura vi consigliamo di frugare il sito degli italiani in Costa rica di cui abbiamo messo il link allo step 2.
Occupandosi della parte fiscale, il nostro commercialista davrà farci pagare le tasse, che in Costarica adesso (2020) sono:
* Il reddito aziendale è tassato con un’aliquota del 30%. Tuttavia, la legge stabilisce norme speciali per le piccole aziende il cui reddito lordo non supera 106.835.000 costaricani (CRC). Per questa categoria, si applicano le seguenti tariffe:
10% per le aziende con reddito lordo fino a 53.113.000 CRC.
20% per le società con un reddito lordo superiore a 53.113.000 CRC ma non superiore a 106.835.000 CRC.
30% per le società con un reddito lordo superiore a 106.835.000 CRC.
Elemento che dovremo tener presente nell’aprire un ristorante in Costa rica è che non potremo lavorarci. Se lo facessimo porteremmo via lavoro alla manodopera locale e questo non è permesso dalla legge. Quello che potremo fare sarà seguire le attività amministrative e gestionali. Se avremo bisogno di una forza lavoro, di dipendenti, essi non potranno essere stranieri per più del 10%. Essi dovranno comunque avere una residenza legale e un permesso di lavoro che li autorizza a lavorare nel paese.
Da tener presente a questo punto il fatto che lo stipendio medio di un cameriere barista in Costarica è di circa 600/800 dollari al mese.
The post Come Aprire un Ristorante in Costa Rica first appeared on Aprire Un Bar.]]>Che l’Austria sia una nazione dove non si vive male non lo scopriamo adesso. Alta qualità della vita, stabilità sociale, bassissima disoccupazione e altri fattori rendono questa nazione un bel posto dove vivere. Tassazione favorevole (fattore che attira anche numerose aziende italiane) vicinanza geografica e prossimità con la nostra cultura lo rendono invece un bel posto dove lavorare; lavorare e magari fare impresa.
Come sempre, lavorare e fare impresa nel mondo del food e dei pubblici esercizi rimane una scelta validissima, sia perchè noi italiani sappiamo bene quanto la nostra cucina sia apprezzata nel mondo, sia perché il mondo della ristorazione offre sempre spazio a chi ha idee.
Chiaro, come sempre, che di locali, anche in Austria, ce ne sono tantissimi, tutti quelli che servono e anche di più, da Vienna allo sperduto paesino della Carinzia, eppure, anche nella nazione alpina, c’è sempre spazio per idee, per locali che sappiano portare qualcosa di nuovo.
Come da sempre affermiamo, anche durante i nostri corsi di Apertura e gestione bar (da adesso anche in versione videocorso che potete godervi da casa senza vincoli di data o di orario) però questa innovazione deve essere pensata rispetto al contesto, alla location e al target dove siamo. E questo vale anche quando si vuole vendere da mangiare e da bere e quando si vuole aprire un ristorante in Austria.
L’Austria non è una nazione enorme, ma nemmeno piccolissima. Per giunta, nonostante le sue dimensioni, è una nazione variegata come contesti e culture. Chi ha fatto un giro a Vienna, per esempio, avrà potuto “toccare” quanto è diversa l’aria che si respira se confrontata a Innsbruck; quanto è “mitteleuropea” l’atmosfera della capitale, quasi Ungherese, quanto è più alpina e “tedesca” la seconda.
Oltre a queste differenze culturali, ci sono quelle sociali. Dalle aree spiccatamente turistiche, come il Tirolo, il Salisburghese o alcune zone di Vienna stessa, a quelle più rurali e provinciali, come per esempio i dintorni di Graz o Linz.
Per aprire un bar in Austria dovremmo quindi pensare che la tipologia di locale dovrà essere diversa a seconda del contesto in cui vorremmo aprire.
Partiamo dalla capitale. Se il nostro obiettivo è aprire un bar italiano a Vienna diciamo che questa è una città multiculturale e multitarget, quasi una piccola Berlino. La capitale austriaca può quindi offrire spazio per ogni tipo di concept, ma è anche uno di quei contesti in cui si può, e spesso si deve sperimentare. La tendenza di questi ultimi anni ci dice infatti che in situazioni come questa la specializzazione conta davvero tanto. Diciamo che in città grandi e over supplied come Vienna non c’è più spazio per locali generici; bisogna quindi lavorare sulle nicchie, come caffetterie artigianali, coffee specialties, prodotto regionali, mixology di alto livello e attenzione alle nicchie etiche (vegan?).
Altre aree meno cosmopolite come la Stiria, la Carinzia o il Burgenland, darebbero la possibilità di aprire locali nuovi anche se non siamo così specializzati, visto che danno spazio anche a messaggi meno estremi e più vicini alla cucina tradizionale. Tradizionale locale, con Wiener Schnitzel e Kaiserschmarrn, ma anche cucina “riconoscibile” italiana. Aprire un ristorante Italiano a Graz sarà quindi possibile, ma spesso dovrà avere posto in menù per pizza, carbonara e tiramisù.
Nelle regioni turistiche poi, a Innsbruck o a Bregenz per esempio, saranno i visitatori, i turisti stessi a voler cucina tipica austriaca (vacanza da sempre vuol dire anche godere della cucina del posto) ma anche qui non mancherà spazio per la nostra inarrivabile pizza e per la caffetteria italiana, considerando il livello di “astinenza da caffeina” da cui si sentono asfissiati gli italiani appena passano le Alpi.
Parlando di caffè c’è da fare una precisazione storica. L’Austria è la prima nazione veramente Europea in cui il caffè è arrivato. Questo prodotto era già presente, fino al ‘600, in altre aree balcaniche, sottoposte però all’epoca al dominio Ottomano. Fu a Vienna, sembra che fu aperta infatti la prima “bottega del caffè” europea. Se il nostro progetto è quindi andare ad aprire un bar italiano in Austria, teniamo conto che avremo a che fare con un prodotto molto conosciuto e supportato da una pasticceria leggendaria (la Sacher, perfino il croissant, in una forma più antica…) il caffè lo conoscono bene.
Bene, una volta deciso il modello, il concept, è necessario capire qual è la legge per aprire un ristorante in Austria. Vediamo.
Abbiamo detto ad inizio post che lavorare in Austria è un paradiso, la burocrazia però appare abbastanza simile a quella italiana, considerata da incubo. Non preoccupiamoci, se vogliamo andare a lavorare e vivere in un altro paese è perché questo ci piace, e saremmo disposti a pensare che tutto quello che vi incontriamo sarà migliore, più funzionale e veloce che da noi. Vediamo i vari passi per aprire un locale in Austria
Una volta che il ristorante o il locale è aperto dovremo fare alcune considerazioni. Innanzitutto, a meno che non abbiamo a che fare prevalentemente con turisti, dovremo ragionare con mentalità e gusti austriaci. Alcuni nostri connazionali che hanno aperto locali nella terra di Mozart ci raccontano infatti che i gusti locali sono più decisi; pizza non con la mozzarella quindi, ma con formaggi più saporiti, aglio, cipolla e erbe aromatiche in abbondanza. Se poi il vostro locale ha a che fare con il caffè, le miscele contenenti robusta non dispiacciono (brutta notizia per noi coffee lover…).
Cerchiamo di avere spazi esterni, apprezzatissimi appena c’è un raggio di sole, ricordiamoci che gli austriaci fumano circa il 30% in più degli Italiani, quindi cerchiamo di avere nel locale aree dove si può fumare.
Inutile dire che sarà molto apprezzato anche il fatto che noi parliamo tedesco, e magari capiamo anche un po’ del dialetto locale (come molte nazioni montuose anche in Austria le parlate locali possono essere molto marcate).
Le tasse per un ristorante in Austria. Il tema è articolato e vi rimandiamo a siti più strutturati, ci basterà dire che le tasse sull’utile per un locale medio sono del 25% meno quindi di quelle Italiani che si aggirano intorno al 30/33%.
Pronti a varcare in Brennero armati di ottime idee?
The post Aprire un Ristorante in Austria (o un Bar Italiano!) first appeared on Aprire Un Bar.]]>E’ molto vicina all’Italia, offre uno standard di vita decisamente elevato, stipendi favolosi (almeno rispetto a quelli Italiani) in alcune zone si parla italiano e le occasioni di lavoro non mancano. E’ la Svizzera, una nazione le cui possibilità di impiego non si scoprono certo oggi, questa nazione infatti è, da decenni, meta privilegiata di lavoro, sia per gli stranieri che vi risiedono che per i moltissimi transfrontalieri (italiani, ma anche francesi, tedeschi e perfino belgi) che vi spostano giornalmente.
Sono molti i settori in cui si può trovare lavoro spostandosi in Svizzera, da quello delle industrie a quello dell’alta finanza. Un settore di riferimento, anche solo per il numero di persone che impiega a tutti i livelli, rimane però quello dell’ospitalità, dei bar, alberghi, ristoranti e perfino rifugi di montagna. E’ il momento quindi di vedere come trovare lavoro da barista in Svizzera, quali competenze dobbiamo possedere per proporsi e quali sono le normative che lo regolano.
L’alto tenore di vita di questa nazione, il gran numero di funzionari, manager, colletti bianchi e persone che vi si muovono, una certa tendenza a godersi il tempo libero. Tutto questo fa sì che in Svizzera i locali non manchino, così come non mancano le opportunità per lavorare in questo campo, quindi trovare offerte di lavoro come barista in Svizzera non è affatto difficile. Ma da dove cominciare?
Per trovare lavoro come barista a Ginevra, nel Canton Ticino, a Zurigo o in altre città elvetiche, un giro su qualche sito come questo, è già un buon inizio; vi si trovano infatti numerosi annunci di lavoro, in cui cercare quello che per area linguistica e per competenze, potrebbe fare al caso nostro. Se però siamo già in Svizzera o possiamo permetterci di soggiornarvi per qualche giorno (inutile dire che la vita in Svizzera costa carissima) anche armarsi di copie del nostro curriculum (nella lingua locale naturalmente) e farsi qualche bel giro per locali può essere un’ottima soluzione; non sarà difficile aver avuto, a fine giornata, qualche contatto interessante per un periodo di prova.
Nella lingua locale dicevamo. Lavorare come barista in Svizzera, come in ogni altra nazione, significa operare in un contesto che presuppone molto contatto con il pubblico, un lavoro, anzi, sul contatto con l’ospite. Difficile quindi lavorare come barista se non conosciamo la lingua nella quale probabilmente i clienti si rivolgeranno a noi.
La Svizzera, lo sappiamo, è una nazione piccola, ma tutti noi sappiamo quanto sia anche complicata dal punto di vista linguistico, con tre lingue ufficiali (senza considerare il romancio) parlate nella confederazione: francese, tedesco e, nel Canton Ticino, italiano. Per aggiungere un elemento di consolazione (o di maggior confusione) c’è da dire che nelle grandi città (soprattutto Ginevra) lavorano e risiedono un altissimo numero di expat, di stranieri che vivono nei paradisi fiscali o che, più spesso, lavorano nelle organizzazioni internazionali e nelle multinazionali che hanno sede in Svizzera. Queste persone spesso non parlano francese e comunicano nella lingua franca del mondo, l’inglese. Non sarebbe perciò strano che in alcuni locali non ritengono fondamentale la conoscenza della lingua ufficiale locale, ma semplicemente un ottimo inglese.
Se la lingua straniera (a parte in Canton Ticino) è sicuramente una competenza di base da avere per lavorare come barista e cameriere in Svizzera, quali altre abilità sono richieste?
Quelle pratiche naturalmente, e se barista uguale figura che ha a che fare con il caffè, è evidente che una competenza nell’uso della macchina da espresso, sul macinacaffè e sui cappuccini sicuramente farà comodo.
Tutto questo è un po’ banale, anche perché i lettori del nostro blog di caffè ne sanno! Andiamo quindi un pochino più a fondo. Per farlo dividiamo la Svizzera in due zone culturali ben distinte: quella francese e quella tedesca.
Il caffè in Svizzera viene largamente bevuto, anzi, nelle statistiche di questi anni, abbastanza consolidate, la Svizzera occupa il settimo posto al mondo nella classifica inerente il consumo pro capite di caffè (soltanto fra il decimo e dodicesimo posto l’Italia) ma viene bevuto, e sopratutto bevuto al bar, con modalità diverse in queste due zone.
La zona di lingua Tedesca infatti basa molta offerta su due precisi modelli di caffetteria, molto più sviluppati rispetto a quella francese, almeno nel momento in cui scriviamo.
Quello del caffè Italiano. La svizzera è vicinissima all’Italia, uno storico fortissimo movimento migratorio che ha portato molti italiani a vivere fra i cantoni, senza dimenticare radici, gusti e sapori della propria terra, e un certo mai sopito amore del tedeschi per l’Italia e il gusto italiano fanno si che espressi, ristretti, cappuccini e macchiati italiani, possibilmente accompagnati dal nome di una torrefazione italiana (o con un nome che “suona” italiano) siano sempre graditi al cliente. Caffè insomma, per molti svizzeri vuol dire Italia.
Quello del coffee specialty. Molti nostri lettori conoscono questo nuovissimo approccio per cui il caffè non è più una miscela di chicchi più o meno anonimi, ma una è vera esperienza; un prodotto con precise origini, precise tecniche agronomiche e di tostatura che portano ad un prodotto di altissimo livello, da lavorare con profonde competenze sul caffè, sulle tecniche di estrazione e sul brewing.
Nell’area francese queste due influenze, anche se non non certo assenti, sono meno presenti. Qui il modello transalpino del caffè au lait e dell’espresso estratto in modo un po’ approssimativo rimangono imperanti.
Se poi si va nei piccoli villaggi fra le montagne allora predomina un modello locale, con espressi molto lunghi, tantissimo latte “schiumato”, tanta panna e crema di latte
Se trovare lavoro, avendo le giuste competenze, non è difficile, quanto guadagna un barista in Svizzera? O meglio, quanto guadagna e quali condizioni contrattuali può pensare di aver diritto?
Il mondo del lavoro in Svizzera, anche quello delle strutture turistiche e di ospitalità, è normato dalla “Convenzione Colletctive National de Travaile” CCNT (che nel Canton Ticino diventa CCNL Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro) questo documento, che potete scaricare nella sua ultima versione, valida fino al 31 dicembre 2020, a questo link.
Questo contratto norma tutti i passaggi del rapporto di lavoro. A cominciare per esempio dal periodo di prova (14 giorni modificabile con accordo fra le parti fino ad un massimo di tre mesi) alla tredicesima, prevista anche in Svizzera, al giorno di pagamento dello stipendio (ultimo del mese) alle ferie (cinque settimane l’anno) alle pause pranzo (minimo mezz’ora, non pagate) e naturalmente agli stipendi
Ecco, qual’è lo stipendio dei baristi in Svizzera? Al lordo, questi vanno da un minimo di 3.400 ad un massimo di 4.800 Franchi Svizzeri (al momento in cui scriviamo nel aprile 2020 da 3.200 a 4.500€). Questo è il lordo, ma altra bella notizia è che le tasse vi pesano molto meno che in Italia, dal 13 al 17% circa, quindi il lavoratore si mette in tasca una bella fetta dello stipendio.
Questo bello stipendio viene erogato a fronte di un orario lavorativo leggermente superiore a quello Italiano: 42 ore fino a 45 in certi contesti. Gli straordinari sono naturalmente previsti, e pagati come ore di lavoro normali.
Non scopriamo niente di nuovo dicendo che questo altissimo stipendio (diciamo il triplo di quello Italiano?) è a fronte di un costo della vita molto alto. Ma quando si va a lavorare in un altra nazione, lo abbiamo detto molto volte, non lo si fa per una scelta lavorativa, ma di vita.
The post Trovare Lavoro come Barista in Svizzera first appeared on Aprire Un Bar.]]>Terra di nuvole e deserto, punto di contatto tra Europa ed Africa, il Marocco rappresenta il paese più dinamico di tutta l’Africa Mediterranea, tanto da cominciare a rappresentare un’interessante alternativa per chi, volendo cambiar vita, vorrebbe aprire un bar all’estero.
Ostacolo a questo progetto non sarebbe nemmeno la lontananza geografica, il Marocco è più vicino delle gettonatissime Canarie, e c’è da dire che la vicinanza alle coste Europee (appena 14 km a Punta Cires, in corrispondenza dello stretto di Gibilterra) ha contribuito fortemente anche alla crescita economica del paese, che negli ultimi anni ha visto triplicare il proprio Pil grazie ad una serie di fortunate scelte politiche volte ad incentivare gli scambi commerciali, nonché gli investimenti ed il turismo dalla vicina Europa.
Ma addentriamoci nel dettaglio nel topic dell’articolo, cosa fare per aprire un bar in Marocco, ed andiamo ad analizzare 5 validissime ragioni per cui vale la pena di considerare l’idea.
Rosee prospettive, sia sul fronte interno che nel settore turistico
Come già accennato, “Crescita” è la parola d’ordine nel Maghreb, la regione nord occidentale del Sahara. L’aumento demografico ha favorito negli ultimi anni un’impennata della domanda interna, sostenuta da un pari aumento dei salari. Il mercato interno, quindi in crescita, risulta anche ampiamente supportato da un costante afflusso turistico di matrice europea (principalmente proveniente da Spagna, Italia e Francia) che cresce al ritmo del 6% annuo.
Dotazione infrastrutturale migliore di tutto il continente Africano
L’aeroporto di Casablanca e il porto di Tangeri sono solo due esempi delle potenzialità di questo Paese, cui fa da contrafforte una rete stradale ben ramificata, operativa ed efficiente che sempre più rapidamente tende ad azzerare le distanze tra aree rurali e metropolitane.
Flessibilità del mercato, bassi livelli di tassazione ed agevolazioni fiscali
Dal 2005, in Marocco, è possibile avviare una società di qualsiasi tipo senza alcun bisogno di un socio locale, il che garantisce il massimo livello di indipendenza logistica.
Ma ancora più significativi ai fini della nostra valutazione sono i numerosi e variegati sostegni fiscali a favore di chi pensa di aprire un locale in Marocco, o comunque una attività. Dall’esonero dell’Iva per l’importazione delle attrezzature da lavoro, agli incentivi fiscali per gli investimenti esteri, per concludere con la presenza di settori ampiamente defiscalizzati, come nello specifico proprio quello della ristorazione. Infatti, le strutture ricettive turistiche come Bar, Caffè e Ristoranti non sono, infatti, sottoposte all’obbligo di emissione dello scontrino fiscale.
Basso costo della manodopera
La legge marocchina fissa, infatti, il salario minimo orario a 10.64 Dihram/Ora, ovvero ai tassi di cambio attuali l’equivalente di circa un euro. A questo bisogna aggiungere l’elevatissimo livello di flessibilità del mercato del lavoro in materia di licenziamenti ed assunzioni, probabilmente non una bella notizia per chi lavora come dipendente, ma ottima per chi vuole magari aprire un ristorante in Marocco, un tipo di attività che di solito richiede molto personale.
Attrattiva in crescita
Paesaggi ricchi e variegati, clima mite tutto l’anno e un vastissimo patrimonio storico-culturale sono i pilastri su cui si regge il turismo marocchino, capace di attrarre milioni di visitatori ogni anno. L’obiettivo, fissato col piano di sviluppo “VISION 2020” è peraltro quello di portare per questo anno in cui scriviamo 20 milioni di turisti nel paese nord-africano.
Ma torniamo al nostro Bar e vediamo quali sono le città migliori cui guardare per avviare con successo un Bar Italiano:
intuitivamente verrebbe da pensare a Marrakech e a Casablanca, che essendo le più famose e popolate aree urbane del paese offrono, per loro stessa natura, un ventaglio di possibilità assolutamente ampio, cui tuttavia fa da contraltare un elevato livello di competizione sul mercato.
Dati tali presupposti, una buona idea potrebbe essere quella di volgere uno sguardo alle aree urbane “emergenti” -seppur già da tempo incluse all’interno del circuito del turismo di massa- come ad esempio Tangeri , Assila e Chefchaouen, la celebre e bellissima “città azzurra”
E per quanto riguarda la Burocrazia? Aprire un locale, anche italiano, in Marocco è complicato? Uno dei primi passaggi, come in Italia, è quella di aprire una forma di impresa, spesso una società. Questa, come abbiamo anticipato, non è necessario che sia composta anche da investitori locali, inoltre le formule societarie maggiormente utilizzate in Marocco non differiscono nella sostanza da quelle del panorama italiano. Esse sono:
Nell’eventualità in cui si decidesse di utilizzare la formula della “Ditta Individuale” – di gran lunga la più semplice nonché quella maggiormente utilizzata- gli step da percorrere sono i seguenti:
Dal 2011 per tutti gli altri tipi di società, lo stato marocchino non richiede più il versamento di alcun capitale d’ingresso se non quello, simbolico, di un “Dihram” cui seguiranno le seguenti procedure amministrative:
Sono tre le principali tipologie di tassazione in Marocco, ovvvero:
N.B. – La legge marocchina prevede esoneri fiscali totali o parziali a seconda delle regioni geografiche presso cui si intende avviare l’attività.
Infine: Incentivi fiscali
Chiudiamo infine, facendo menzione dei vari incentivi fiscali di cui accennavamo all’inizio dell’articolo, che sono nello specifico:
Ricordiamo in ogni caso che per maggiori e più specifiche informazioni relativamente alle procedure necessarie a dar vita al nostro Bar, potete contattare la Camera di Commercio Italo-Marocchina di Casablanca ai seguenti recapiti:
59, Rue Moussa Bnou Noussair – Casablanca 00212 (0)522 27 82 17 0522 26 56 53 0522 26 46 51 0522 27 86 27 [email protected]
Quella di aprire un’attività, un bar italiano o un locale in America è un’opportunità interessante e affascinante, specialmente nel settore della ristorazione e a livello più generale nel food&beverage. Negli ultimi cento anni, gli Stati Uniti hanno continuato a incorporare i più diversi stili e generi culinari, arrivando ad essere il paese con il più alto tasso di concentrazione di ristoranti etnici e di specialità tipiche. Gli USA sono uno di quei paesi dove la cucina italiana non passa mai di moda ed è anzi un classico senza tempo, e negli ultimi quindici anni anche la cultura del bar e della caffetteria (spesso di alto livello) ha visto un notevole incremento di popolarità tra la popolazione.
Gli Stati Uniti mostrano peraltro, anche adesso, una congiunzione economica positiva e relativamente desiderabile per chiunque voglia decidere di mettersi in proprio e aprire un’attività come imprenditore, ciononostante aprire un locale in America vuol dire sottoporsi a tutta una serie di attività burocratiche, istituzionali e fiscali che devono essere svolte per ottenere i permessi necessari a lavorare sul suolo americano ed essere perfettamente in linea con la legge.
Premettiamo che le procedure che regolamentano l’apertura di un locale commerciale in America non sono molto complicate, e nella maggior parte dei casi sono veloci e poco costose. Vediamo quali sono i punti principali da seguire per aprire un’attività negli USA:
Nel caso in cui si intenda trasferirsi in America per aprire un locale e lavorare (che si tratti di un bar, un ristorante o una caffetteria), la prima cosa da fare è ottenere l’apposito visto lavorativo, che nel caso di attività rivolte al food&beverage è quasi sempre il visto E-2, temporaneo e non permanente. Vi è anche la possibilità di richiedere il visto EB-5, destinato ai grossi investitori, e quello L-1, che è indicato nel caso si sia stati assunti come manager di un ristorante. La scelta del visto non è immediata ed è necessario consultare il consolato o l’Ambasciata USA in Italia per essere sicuri di quale iter seguire.
Al momento della richiesta del visto E-2 occorre specificare che tipo di investimento si vuole compiere a livello commerciale, e tale investimento deve essere ritenuto “substantial”, ovvero idoneo a far presumere la buona riuscita del progetto. Non è stabilita una soglia minima di investimento, ma è molto improbabile che venga accolta una domanda di visto se l’investimento risulta inferiore agli $80,000 / $100,000.
In aggiunta, possono beneficiare del visto E-2 sia gli investitori del locale sia i loro dipendenti, purchè abbiano la stessa nazionalità dell’investitore e ricoprano posizioni di tipo manageriale o specialistico. Il visto E-2 ha una durata iniziale di 5 anni, ma può essere rinnovato senza limitazioni purché continuino a sussistere le condizioni iniziali.
Una volta ottenuto il visto lavorativo E-2, il primo presupposto per aprire un’attività è creare una società commerciale di diritto americano, essenziale per poter stipulare tutti quei contratti commerciali finalizzati all’apertura del locale, come il contratto di affitto (commercial lease agreement) e le varie polizze assicurative.
Secondo la legge americana, chiunque ha il diritto di aprire un’attività in suolo americano, a prescindere dal possesso della cittadinanza o meno. In alcuni Stati, ad esempio in Nevada, la procedura è ancora più semplice, visto che dopo un solo anno dall’apertura dell’attività è possibile richiedere e ottenere la cittadinanza.
Al momento di creare una società, è indispensabile ai fine legali scegliere il nome e la struttura legale di cui vogliamo dotarci. La forma societaria più indicata per aprire un’attività improntata sul food&beverage è la LLC (Limited Liability Company), che equivale alla nostra società a responsabilità limitata. Per aprire una LLC è sufficiente aver scelto il nome legale dell’attività, ovvero quello del proprietario o degli eventuali soci, dopodiché è necessario ottenere l’EIN, il codice identificativo che si ottiene dal fisco americano.
Una volta gettate le basi per costituzione della propria società, i primi due step burocratici da tenere presenti riguardano il profilo fiscale e sono:
Per quanto riguarda la scelta del nome del proprio bar negli USA, è importante assicurarsi che il nome che si ha intenzione di usare non sia già usato da altre aziende. Per esserne sicuri,è possibile fare una ricerca online digitando la parola GreenBook, consultare il database del Patent and Trademark Office (l’ufficio brevetti americano) o, in alternativa, recarsi presso l’apposito ufficio della città in cui si intende lavorare. Accertato che un determinato marchio è libero, si può procedere con la registrazione presso l’ufficio brevetti.
Una volta sostenuto tutto l’iter burocratico richiesto a chiunque desideri aprire la propria attività, prima di poter aprire il proprio locale e dare inizio agli affari è essenziale presentare domanda per ottenere tutti quei permessi e licenze necessari per gestire un locale orientato al food&beverage, che si tratti di un semplice bar, un’osteria tipica o una catena di ristoranti. Mentre alcune licenze sono obbligatorie per tutte le attività, altre dipendono dalla struttura e dal tipo di servizi che vengono forniti. Ecco tutti i permessi o licenze previsti dalla legge americana:
L’iter legale, commerciale e burocratico da seguire per aprire un locale negli Stati Uniti non è tra i più semplici o veloci, principalmente a causa di tutta la sequela di permessi e licenze che devono essere richiesti e ottenuti per poter avviare il business senza correre il rischio di incorrere in multe, sanzioni o penalità.
Tuttavia, una volta intrapresi i primi step, gran parte delle operazioni saranno automatiche e di facile approccio: gli Stati Uniti possono infatti contare su un livello di efficienza burocratica molto alto, dato dal fatto che è il singolo Stato di riferimento (quello in cui si è deciso di investire con la propria attività) ad occuparsi individualmente della questione.
Avviare un locale nell’ambito food&beverage in un paese straniero, specie se vasto come l’America, richiede comunque un’attenta analisi dei costi/benefici e delle reali opportunità di successo dell’attività.
Come sempre suggeriamo a chi è interessato ad aprire un bar o un ristorante all’estero, il nostro primo consiglio è quello di fare una ricerca su internet sostanziosa e prepararsi a visitare il posto (magari con la scusa di una vacanza) in modo da poter fare un sopralluogo preliminare e valutare elementi quali possibile clientela, attività concorrenti, possibilità di investimento, costi e riscontri attesi. In America più che in altre parti del mondo, la scelta dello Stato e della città in cui aprire il proprio locale avrà delle conseguenze molto importanti, dal momento che Stati diversi offrono benefit, opportunità e iter burocratici diversi.
Dopo tanti elementi burocratici poi, potete leggere una esperienza vera, scritta da chi ha davvero aperto un locale in America, la trovate su questa pagina.
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In termini più concreti e meno filosofici, abbiamo a disposizione almeno cinque validi motivi per cui vale la pena di aprire un bar in Islanda (o per lo meno farci un pensierino).
Tra le città in cui trasferirsi e aprire un bar italiano italiano in Islanda, la capitale è sicuramente la più indicata, sia per le sue dimensioni, a misura di vita e di attività, sia per il tipo di opportunità e interazioni col pubblico che è in grado di garantire grazie all’onda pronunciata del turismo, ma non solo: dal momento che le agenzie e le istituzioni governative a cui rivolgersi per aprire un locale si trovano tutte a Reykjavik, vivere nella capitale garantisce il libero accesso a una gamma più ampia di servizi e tempistiche sempre più ridotte.
In quanto membro dell’EEA (che comprende tutti gli Stati dell’UE e tre Stati EFTA), l’Islanda attua le stesse politiche commerciali liberali dell’Unione europea, costituendo di conseguenza un trampolino di lancio ideale per la maggior parte dei cittadini europei, e rendendo molto semplice e tangibile anche la possibilità di lavorare in Islanda.
Più nello specifico, parlando di iter burocratici e “carte in regola” necessarie all’apertura di un bar, l’Islanda prevede una procedura molto semplice e soprattutto rapida, potendo contare -come detto sopra- su un sistema burocratico leggero ed efficiente che le è valso il primo posto nella classifica della Banca Mondiale dei migliori posti in cui avviare un’attività.
Per aprire un bar in Islanda è sufficiente:
Il primo consiglio per chi volesse esplorare la possibilità di aprire un bar in Islanda è però di semplice buon senso. Anche se in una nostra vacanzina questa nazione ci ha affascinato, sarebbe opportuno trasferirvisi, almeno per un periodo e magari lavorare in Islanda almeno per un periodo. Potremmo così capire come ci troviamo nel contesto, valutare eventuali nostalgie e fare le proprie valutazioni in merito (ad esempio capire fino a che punto possiamo adattarci alle abitudini locali e soprattutto al clima!). Compiere un sopralluogo preliminare in Islanda è semplice, almeno dal punto di vista burocratico-legislativo, dal momento che i cittadini europei non hanno bisogno di alcun visto per entrare nel paese e possono rimanervi per almeno tre mesi senza dover fare richiesta del Numero ID.
E il resto lo sapete: è una terra meravigliosa!
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Un buon inizio per chi pensa di investire in Finlandia, dobbiamo dirlo. Ma al di là delle classifiche internazionali prima di prendere baracca e burattini (e probabilmente pentole, in questo caso) dobbiamo valutare come il nostro personalissimo indice di felicità si adatti a questo Paese. E non sempre è tutto oro quel che luccica.
Inanzitutto, prima di investire in un’attività all’estero il consiglio è sempre lo stesso: vivere e passare del tempo nella nazione in cui vorremmo trasferirci; prima che una scelta di lavoro sarà una scelta di vita, e la Finlandia, nel grande nord, è una nazione che può innamorare od odiare.
Partiamo dalle buone notizie
Passiamo adesso all’altra faccia della medaglia:
LA BUROCRAZIA PER APRIRE UN BAR IN FINLANDIA
Una volta valutato i pro e i contro di un nostro trasferimento, vediamo i passaggi essenziali da fare per il nostro progetto: aprire un’attività in Finlandia.
Anche in Finlandia il progetto parte dalla costituzione di una impresa, di una società o ditta individuale. Il capitale sociale minimo è di 2.500 euro. Nel giro di 24 ore la nostra attività sarà realtà.
Vediamo adesso nel dettaglio i diversi passaggi.
4 CONSIGLI PER APRIRE UN BAR IN FINLANDIA
Questo dunque il percorso per aprire un’attività in Finlandia, percorso che su molti siti troviamo strutturato con molti dettagli. Facciamo qualche ulteriore considerazione:
Conviene aprire un bar in Finlandia? A questa domanda non esiste una risposta univoca. Dipende da noi, da cosa vogliamo, dalle nostre competenze (in caso di lacune da non perdere questo post fondamentale su come si prepara un business plan per un bar, oppure il corso di gestione bar), dalle nostre energie. Se siamo dei bravi imprenditori, lo siamo ovunque. Ogni attività ben organizzata se condita da sana passione ha la certezza di raggiungere gli obiettivi sperati. Non dimentichiamocelo e rimbocchiamoci le maniche.
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A far la differenza fra queste situazioni, come sempre, le capacità individuali, quel “bernoccolo degli affari” e quel tanto buon senso che serve tanto in Italia, quanto in Romania quanto nel resto del mondo.
E’ però innegabile che la Romania può offrire diversi vantaggi agli italiani che del nostro paese non ne possono più e che cercano nuove prospettive di vita, o a quelli che semplicemente decidono di trasferirsi in Romania per lavorare e per vari percorsi di vita.
Per limitarci agli aspetti umani e macroeconomici possiamo dire che la Romania è una nazione vicina, anche dal punto di vista linguistico, all’Italia. Peraltro moltissimi Rumeni hanno, o hanno avuto, contatti con l’Italia (la comunità rumena rimane ancora la più numerosa fra quelle straniera in Italia, con circa un milione e mezzo di residenti) e questo si riflette in una vicinanza di gusti. In parole povere ogni rumeno conosce l’espresso, il cappuccino, la pizza e gli spaghetti all’arrabbiata, e di solito li gradisce. Inoltre la Romania è parte della Comunità Europea (anche se non ha ancora adottato l’Euro) ha una situazione politica stabile e una economia che, sia pur fra diversi chiaroscuri e contraddizioni, cresce in maniera ben più robusta rispetto a quella italiana (oltre il 4% nel 2018).
Aprire un ristorante in Romania, o comunque una attività legata all’Italia e alla sua cultura, può quindi essere un’ottima scelta, ma, prima di entrare negli aspetti aspetti strettamente legati al business di questa scelta credo sia necessaria una valutazione dal punto di vista umano, di noi stessi insomma.
Abbiamo detto che la Romania è una nazione abbastanza vicina a noi, come lingua e come cultura. Il clima è in molte zone piacevole e gli abitanti socievoli e aperti, ma è pur sempre un’altra nazione, e quando si decide di trasferirsi e sopratutto si decide di capire cosa manca in Romania per poi aprire una attività redditizia in quella nazione, beh, sarà necessario capire se vivere a Bucarest, a Brasov o sul Mar Nero è davvero quello che vogliamo fare, insomma: prima che una scelta di business, stiamo facendo una scelta di vita; ci sentiamo bene in quella nazione?
Il consiglio rimane quindi sempre lo stesso: vivere e passare del tempo nella nazione dove vorremmo trasferirci PRIMA di trasferirsi stabilmente e sopratutto prima di aprire una attività e di investire in Romania.
Una volta fatta una valutazione di tipo personale sarà il momento di conoscere i regolamenti per aprire una pizzeria in Romania.
Una volta detto di questi aspetti “macro” veniamo al nostro progetto individuale: aprire un bar italiano in Romania, o comunque un locale che richiami la tradizione gastronomica del nostro paese.
Anche in Romania il progetto parte dalla costituzione di una impresa, di una società o ditta individuale.
Il percorso è facile, di solito si costituisce la società in un paio di giorni e con una spesa complessiva (al netto di eventuali traduzioni) di circa 250/300€ (attenzione: anche in Italia è molto simile, saranno poi gli altri adempimenti burocratici a fare molta differenza.
Elenchiamo adesso i vari passaggi:
Questo il percorso per aprire un qualsiasi tipo di attività in Romania, percorso che su molti siti troviamo strutturato con molti dettagli. E’ il momento però di andare a vedere e valutare alcuni aspetti strettamente legati al nostro mondo, quello di bar, ristoranti e locali. Facciamo qualche considerazione:
1) Perché aprire una pizzeria in Romania? E’ il modello più seguito dai nostri connazionali nel paese che si affaccia sul Mar Nero, e in effetti quello che permette di marcare meglio la differenza culturale e di gusto e mediamente di avere fatturati più alti rispetto ad una caffetteria (anche aprire una caffetteria italiana in Romania rimane comunque un’ottima idea se abbiamo le idee chiare). La pizza poi è relativamente economica, sia come ingredienti e a attrezzature per noi imprenditori sia per il pubblico romeno, che di solito può permettersi un livello di vita mediamente più basso che in Italia.
2) In Romania non dovete temere di non trovare gli ingredienti giusti per i nostri piatti. La vicinanza geografica e culturale fa si che ci sia molto import-export, e praticamente ogni prodotto italiano sia rintracciabile o richiedibile sul mercato romeno (date un’occhiata a siti come questo di Camarafermecata.com oppure di Supermercato.ro).
3) Il costo del personale è basso. Lo stipendio medio di un dipendente di base Romeno (un cameriere o un barista) è di circa 250€ al mese, e anche considerando i costi correlati il totale per l’azienda non supera i 400€ al mese, circa un quinto del costo che sopporta una azienda italiana. Questo aspetto rivede i bilanci classici rispetto a quelli italiani
Per chiarire questo passaggio abbiamo riportato qui sotto una tabella di confronto abbastanza generica ma forse utile su le differenze di costi fra ristorante in Italia e in Romania. Questa tabella mette a confronto i tre parametri più importanti di spesa (food, dipendenti e affitto) di un classico locale. Le percentuali che troviamo nella terza colonna, come i nostri lettori sanno bene (e se non lo sapete leggete bene questo post fondamentale su come si prepara un business plan per un bar, oppure venite ad un nostro corso di gestione bar) sono quelli di un classico locale Italiano. Quelli che troviamo invece nella seconda colonna sono inerenti un locale romeno.
Si tratta di una stima chiaramente, moltissime possono essere le variabili (nel caso specifico abbiamo pensato ad un locale nella capitale Bucarest, con almeno 6 dipendenti e che lavora con ingredienti italiani). Da questa stima vediamo che le tre maggiori voci di spesa incidono in un locale in Italia per il 78% del fatturato, mentre, anche se non possiamo rispondere seccamente alla domanda su quanto guadagna un ristorante in Romania, possiamo dire che le tre voci di spesa incidono per il 61%... moooolto meno!
4) La Romania ha tasse più basse rispetto all’Italia (ci vuole poco!). In particolare la tassa sugli utili è al 16% (contro il 32% circa dell’Italia). E’ in realtà possibile accedere anche a tasse del 3%, ma sul fatturato, aspetto che lo rende ottimo per aziende con poche spese da scaricare (quindi non i ristoranti o i bar). Ancora, l’IVA sulla ospitalità, sulla somministrazione, è del 9%, appena più bassa di quella Italiana che al momento è al 10%.
5) L’acquisto di un locale in Romania può essere vantaggioso, se vediamo siti come Olx Immobiliare troviamo locali da 25.000/30.000€ in su…
6) In conclusione, vale la pena aprire un bar italiano in Romania? Sui forum si trova di tutto, da chi ha fatto benissimo e ha costruito la sua fortuna fino a chi è tornato in Italia con le pive nel sacco. Credo che alla fine, semplicemente, dobbiamo fare i conti con noi stessi, non importa se siamo in Italia, Nuova Zelanda o Romania: se siamo bravi imprenditori e persone di buon senso avremo successo, altrimenti meglio cercare una diversa carriera, possiamo fare moltissimo altro!
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