Ultimo aggiornamento: 27 Settembre 2022
Vorrei dire che quello del costo del lavoro è in questo periodo un tema scottante e sensibile, ma non è vero. Questo tema è SEMPRE STATO scottante e sensibile, e sensibili sono gli imprenditori verso qualunque suggerimento che permetta di abbassarlo, aumentando quindi i margini dell’attività.
Tranquilli, non è un modo di fare e pensare solo italiano, metodi per ridurre il costo del personale li cercano in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti, da dove arriva “L’input” di cui parleremo oggi.
A fornirci questo input è Wilson K Lee In un video del suo canale yt, peraltro molto interessante.
Wilson è un giovane canadese che si definisce esperto in food industry e mentore di ristoranti. Sul suo sito ci dice di avere dieci anni di esperienza (ma forse il sito è stato scritto tempo fa) nell’industria del cibo e nell’imprenditoria in generale. Spulciando il sito non si capisce se ha lavorato davvero nei locali, in realtà sembra che abbia aperto e seguito locali dal punto di vista consulenza/gestionale.
Il suo canale YT è fra i più interessanti e meno generici canali dedicati alla gestione della ristorazione, con molti episodi che prendono in esame argomenti ben specifici. In uno di questi episodi Wilson offre agli imprenditori 5 suggerimenti per ridurre il costo del lavoro, insomma “to save money”
Con un lavoro e una passiona come la nostra, un video così è naturalmente imperdibile, eppure, cominciando a guardarlo, ha cominciato a suscitarci qualche domanda…
Diciamo che, a prima vista, alcuni dei suggerimenti sembrano un po’ strani, un po’ off topic potremmo dire, fuori tema.
Ci siamo chiesti se questa sensazione deriva dal gap culturale o “di sistema” fra noi e Wilson, cioè dal suo essere Nord Americano, quindi con un diverso approccio al business in generale rispetto al nostro, o ancora, e questo è interessante, dal fatto che lui ragioni come un imprenditore puro, e non come un barista/pizzaiolo. Se così fosse, il fatto di non essere passato dalla gavetta come cameriere o dietro il banco gli avrebbe (forse) dato una maggiore apertura mentale, diversa dalla maggior parte di coloro che cominciano questo lavoro dai bassifondi.
Proveremo a giudicare alla fine, intanto veniamo al primo consiglio, che vi consigliamo di seguire, con il nostro commento, sul video che trovate qui sotto:
In questo primo segmento Wilson ci parla di pod staffing.
Come espressione, il pod staffing sembra essere stata inventata da Wilson stesso. In rete non ne troviamo traccia, se non in una agenzia pubblicitaria non legata alla ristorazione.
Si trovano invece traduzioni della parola pod (capsula, baccello) e di staffing, che deriva da staff, gruppo di lavoro, i termini però non sono mai uniti insieme. Un termine nuovo insomma, o un nuovo uso dello stesso, in cui Wilson ci dice di pensare, di combinare il personale in Pods, in capsule, unità che forse noi tradurremmo come shift, o turno.
Lui suggerisce. all’atto pratico, di creare delle “unità di lavoro”, delle “task force” e di individuare qual è il massimo numero di clienti che esse possono servire.
Ma questo tipo di incasellamento può essere questo davvero un modo per risparmiare punti percentuali sul costo del personale?
A prima vista no, ma di questo consiglio salverei soprattutto una cosa, che considero fondamentale: l’importanza dei dati, di ogni dato, compreso l’incasso (che conosciamo sicuramente, ogni giorno ci interessa moltissimo!) ma anche in rapporto al numero di clienti e allo staff impiegato.
Come ogni analisi dei dati, anche questo ci ruberà tempo, ma sarà preziosa per molte valutazioni, direi che cercherei di prendere dati sull’andamento della attività anche se ancora non sappiamo a cosa ci serviranno. Saranno comunque uno storico prezioso, e ormai molti software possono aiutarci in questo compito.
In questo consiglio, ve lo dico rischiando di farmi buttare dalla finestra, Wilson ci dice che un modo per risparmiare sul personale è pagarlo di più!
Ad ascoltare bene la cosa non è così folle. Wilson ci dice in sostanza che con uno stipendio appena più alto (lui parla anche solo di 50 cents) motiverebbe lo staff e lo renderebbe più leale,
Maggiore lealtà, dice ancora, uguale meno ricambio del personale, meno turn over, quindi meno costi e meno stress.
Lanciato nella realtà italiana credo proprio che un consiglio del genere risulterà più divisivo dei partiti politici! I dipendenti si schiereranno a favore, dicendo subito che il personale meritevole (e più o meno tutti i dipendenti si sentono, forse a ragione, meritevoli) deve assolutamente essere ricompensato. Altri, magari gli imprenditori, ci diranno che no, il personale rimarrà comunque sleale e approfittatore.
Naturalmente in mezzo a questi due poli c’è molto altro; ci sono moltissimi operatori assolutamenti, seri, che trattano bene il personale e da cui ricevono in cambio lealtà e serietà, ma il tema rimane complicato e, come dicevo, divisorio…
Gamification lo chiama Wilson: rendere l’ambiente di lavoro divertente, simpatico, interagire in modo positivo con i dipendenti.
Qui mi sbilancio un pochino, dando ragione al nostro amico canadese. Nella mia esperienza poche cose rendono leale e “affezionato” al lavoro un membro dello staff come il lavorare in un ambiente positivo, divertente, dove si lavora (soprattutto) con il sorriso sulle labbra, e magari qualche battuta.
Per alcuni boss creare un ambiente del genere sarà naturale, spontaneo, magari perché sono positivi di natura. Per altri, magari tendenzialmente più ombrosi, sarà difficilissimo. Ricordiamoci comunque che in certe situazioni dovremo chiedere al nostro staff di stringere un pochino i denti, ma se lo faremo mostrandoci positivi e consapevoli di cosa chiediamo, non vedremo (quasi mai) mugugni e musi lunghi…
Forse stiamo cominciando a vedere la strategia di Wilson. Non ci parla di risparmiare soldi in senso stretto, ma di creare un ambiente che permetta di avere personale più motivato, che quindi non se ne va. Insomma, un risparmio indiretto, che da frutti nel tempo
Anche questo consiglio va in questa direzione. Incrociare i ruoli, far ruotare il personale in diverse postazioni, mettere a bar chi fa i gelati, creerà, secondo Wilson, meno noia, più divertimento e meno “mugugni, quindi meno turn over.
Ma è vero? Nelle mie gestioni devo dire di aver provato approcci di questo tipo, ma anche di aver trovato, nell’80% (soltanto 80 per cento?) dei casi molta resistenza. Chi aveva un certo compito spesso non voleva stressarsi imparando un’altro, e i ritmi di lavoro spesso rendevano complicato (e costoso) azzerare le competenze acquisite ripartendo con processi di apprendimento per un nuovo ruolo…
Quando ci riuscivamo però un vantaggio innegabile c’era: se un membro dello staff era assente, un altro sapeva rimpiazzarlo nel suo ruolo, in molti casi questo ci salvava la serata!
Ancora un consiglio che sinceramente non sembra avere molto a che fare con un vero risparmio finanziario, forse un risparmio sulle pillole per il mal di testa?
Infatti Wilson ci dice che per evitare grattacapi dovremmo essere molto chiari con tutti i neoassunti, sia riguardo a cosa ci aspettiamo dal punto di vista lavorativo che, (ascoltando le situazioni che Wilson porta come esempio) come comportamenti correlati sul posto di lavoro (cosa si può mangiare gratis, se nell’orario di lavoro è compreso il cambiarsi etc.)
Come idea generale sono d’accordissimo, anche se penso che una volta create le regole esse dovranno anche essere un pochino interpretate con la nostra sensibilità personale, e se un giorno il gruppo di lavoro si è davvero fatto “un gran mazzo” un gelato o una pizza in più potremo davvero offrire!