Ultimo aggiornamento: 22 Aprile 2014
Per aprire un locale bisogna trovare un fondo che abbia la giusta destinazione d’uso. Ma cosa vuol dire destinazione d’uso? A cosa serve?
Ogni fabbricato, ogni metro cubo costruito esistente in Italia è “destinato” ad una forma di utilizzo: industriale, artigianale, civile abitazione, commerciale, artigianale e via classificando. È facile capire che questo tipo di classificazione, detta appunto “Destinazione d’uso” pone limiti precisi alla proliferazione dei locali e in alcune aree può essere un problema trovare un fondo con destinazione d’uso commerciale e quindi utile ai nostri scopi.
La destinazione d’uso è nata allo scopo di preservare un equilibrio sociale, per esempio per evitare che i centri cittadini si riempissero di negozi a spese delle piccole attività artigiane. In alcune città questa forma di regolamentazione viene concepita allo scopo di tutelare aree di importanza storica, paesaggistica e particolari progetti di insediamento. In certe regioni o città la destinazione commerciale conosce una ulteriore sottodestinazione definita somministrazione, se il nostro fondo non ha questa ulteriore specifica possiamo usarlo per vendere alimenti confezionati, ma non per alimenti e bevande preparate sul posto, quindi nemmeno un caffé o una lattina versata in un bicchiere.
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[…] Non esistono più dal punto di vista territoriale, e ormai si può aprire, se si rispettano le destinazioni d’uso, i requisiti urbanistici e strutturali, e gli eventuali vincoli comunali (ogni comune può […]
[…] Questo vincolo impone di non poter aprire locali pubblici se non in edifici e spazi che abbiano una destinazione commerciale e non, per esempio, una destinazione artigianale o residenziale; di fatto si potrebbe […]