tasse | Aprire Un Bar https://aprireunbar.com Come aprire un bar o un locale: informazioni, suggerimenti e segreti per diventare un gestore di successo! Tue, 29 Jan 2019 07:59:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.0.10 Aprire un Bar con la Flat Tax 2019 o con il Regime dei Minimi https://aprireunbar.com/2019/01/28/aprire-un-bar-con-la-flat-tax-2019-o-con-il-regime-dei-minimi/ https://aprireunbar.com/2019/01/28/aprire-un-bar-con-la-flat-tax-2019-o-con-il-regime-dei-minimi/#respond Mon, 28 Jan 2019 07:58:51 +0000 https://aprireunbar.com/?p=16369 Le differenze fra regime dei minimi, forfettario e flat tax per aprire un bar o un ristorante nel 2019. Cerchiamo di fare chiarezza. Fiscalità, burocrazia […]

The post Aprire un Bar con la Flat Tax 2019 o con il Regime dei Minimi first appeared on Aprire Un Bar.]]>
Le differenze fra regime dei minimi, forfettario e flat tax per aprire un bar o un ristorante nel 2019. Cerchiamo di fare chiarezza.
Di pagare le tasse negli Stati Uniti lo chiedono anche con i cereali, ma quanto paga di tasse un bar con la flat tax?

Fiscalità, burocrazia e tasse: ecco tre terribili parole per chi vuole aprire una attività, parole che in Italia sembrano ancor più cattive, per una fiscalità un po’ contorta e per un livello di tassazione che rispetto a molte altre nazioni risulta faticosamente elevato.

Queste terribili tre parole e i problemi ed esse collegati sono (almeno a parole) ben chiari anche alla classe politica, che da anni si spreme per trovare soluzioni, più o meno creative e raramente risolutive, a queste tematiche. Le tre soluzioni, le facilitazioni fiscali per giovani che vogliono aprire un bar (e i meno giovani) individuate sono state denominate:

  • Regime forfettario
  • Regime dei Minimi
  • Flat tax (dal 2019)

In questo post proveremo ad esaminare queste tre forme di fiscalità agevolata per chi vuole aprire un locale, e capire quale forma, aggiornata al 2019, è più conveniente.

Chiariamo intanto un concetto: quando si parla di tasse da pagare per aprire una attività commerciale e di fiscalità agevolata parliamo sopratutto delle cosiddette “tasse sull’utile” vale a dire le tasse che si pagano quando, a chiusura di bilancio, si evidenzia un’utile di bilancio, vale a dire sul guadagno, tolte le spese della attività.

Queste “tasse sull’utile” si aggirano, su una normale attività, intorno al 30% (dell’utile appunto) anche se possono variare di alcuni punti percentuali a seconda del tipo di impresa (individuale, società di capitali o di persone etc..) e a seconda di altri parametri.

In pratica, se il fatturato del nostro bar a fine anno è 100, e abbiamo speso 70, avremo un’utile di 30, e su questo pagheremo 9 di tasse sull’utile, mettendo in tasca quindi 21.

Vediamo a questo punto di capire cosa sono e come fanno cambiare la tassazione i sistemi di fiscalità agevolata.

APRIRE UN BAR CON IL REGIME FORFETTARIO

Una precisazione innanzitutto: nella prima parte del 2019 questo regime fiscale è stato di fatto sostituito dalla “Flat tax” ne parliamo quindi solo per completezza di informazione e per chiarire eventuali dubbi. Più avanti in questo post parleremo di come funziona l’apertura di un bar con sistema flat tax.

A questo regime, il forfettario, possono (o potevano) aderire solo attività che, nel caso di bar, locali o comunque ospitalità, avevano un fatturato al di sotto dei 50.000€ (nel caso di un bar aperto sei giorni a settimana, e con una settimana di ferie siamo intorno a 160€ al giorno di fatturato al netto IVA).

Da questo regime si può entrare ed uscire, in pratica se il nostro fatturato scende per un’anno sotto i fatidici 50.000€ è possibile chiedere di passare, l’anno successivo, al regime forfettario, così come, superandolo, l’anno dopo saremo chiamati a passare alla fiscalità ordinaria.

Usando questo regime l’attività è esentata dal calcolo di IVA, IRPEF e dai cosiddetti “studi di settore per i bar” in quanto tutti i costi vengono calcolati “a forfait “ e viene dato un “indice di redditività per bar” vale a dire un calcolo medio di quanto sono gli utili per una certa categoria di impresa. L’indice di redditività di bar, pizzerie, gelaterie, alberghi e simili è del 40%

Esempio di tasse per un bar aperto con regime forfettario

Aprire un bar con il regime dei minimi è molto difficile, il fatturato massimo ammesso è infatti bassissimo…

Anche se questo sistema è praticamente scomparso proviamo a fare un’esempio riguardante la nostra categoria:

  1. Il bar di Antonio realizza un fatturato di 48.000€ , con un incasso come prima non si può dire che sia in buonissime acque, ma può accedere al regime forfettario.
  2. I costi complessivi della attività (alimenti, utenze, affitto etc.) ammontano a 25.600€, oltre a 2.700€ di Contributi Inps, ma questi costi non ci interessano, proprio perché calcolati in maniera statistica, media, a forfait.
  3. A questo punto verrà calcolato il 40% del proprio fatturato (quindi il probabile utile) 48.000 x 40% = Euro 19.200.
  4. Su questa cifra toglieremo i contributi INPS e avremo il reddito su cui sarà applicata la tassazione del 15% (19.200-2.700= 16.500×15%= 2.475€ di tasse da pagare).

Detto di questo esempio, è necessario anche dire che condizioni fondamentali per accedere e per rimanere nel regime forfettario sono la necessità di non acquistare beni strumentali (macchine, software, arredamenti etc.) per più di 20.000€, e di non avere dipendenti.

Facile Capire come sia molto difficile accedere al regime di tassazione forfettario per un bar. 50.000€ di fatturato sono infatti decisamente pochi per la maggior parte dei locali (la maggior parte delle volte si fa la fame) e è molto difficile aprire una attività con un limite di acquisto di beni di 20.000€ (limite che peraltro comprende anche i comodati di uso…).

APRIRE UN BAR CON IL REGIME DEI MINIMI

Regime ancora in uso nel 2019, ma decisamente difficile da utilizzare per un locale, è quello dei minimi.
Per accedervi il fatturato deve essere inferiore a 30.000€ annui. Questo regime può essere utilizzato solo per 5 anni e chi vi accede deve avere meno di 35 anni o più di 55. Fra le altre limitazioni: non si possono avere dipendenti, non si può essere soci in altre attività e (anche se questo per i bar è un problema relativo) non si può fare export.
Come nel caso della flat tax, che vedremo fra poco, la tassazione sull’utile sarà al 15%.

APRIRE UN BAR CON LA FLAT TAX

Aprire un bar con il regime flat tax di Salvini può esser vantaggioso, ma le uscite che un bar ha in bilancio sconsiglia spesso questa scelta.

Eccoci all’ultimo nato nel mondo della fiscalità, nel 2019. Come i giornali ci hanno spesso ricordato vuol dire tassa piatta e dovrebbe richiamare l’idea di una tassa facile e comprensibile.

Rispetto al regime forfettario alza il fatturato massimo sotto cui bisogna collocarsi: 50.000 a 65.000€ ( dal 2020 si parla anche di una aliquota al 20% per fatturati sotto i 100.000€) per cui l’incasso netto del nostro bar tipo aperto 300 giorni all’anno sale a 215€ circa, un po’ più vicino alle medie dei bar “dell’angolo” che vanno da 300 a 350€ al giorno.
Anche qui, come nel caso del regime forfettario si eviteranno incombenze come il calcolo di IRAP, IRPEF, IVA e studi di settore.

Per il calcolo delle tasse di un bar con la flat tax dovremmo prendere il fatturato netto annuo, moltiplicarlo (come nel caso del regime forfettario) per 40% (coefficiente ATECO della ristorazione) e sottrarre l’eventuale INPS. Il rimanente andrà moltiplicato per il 15%, la tassazione che pagheremo.

Esempio di tasse per un bar con flat tax

CLICCATE QUI per scoprire le date dei nostri PROSSIMI CORSI DI APERTURA E GESTIONE BAR E LOCALI e portate al corso i VOSTRI PROGETTI, LI ESAMINEREMO INSIEME!

Per tornare all’esempio precedente, possiamo dire che il bar di Antonio nel 2019 è cresciuto, fino ad un 63.000€ , accederà quindi, con il supporto del suo commercialista, alla flat tax, vediamo, a questo punto quanto paga di tasse con il suo bar.

  • Anche i costi della sua attività sono cresciuti, e ammontano ora a 34.200€, oltre a 2.700€ di Contributi Inps, ma anche in questo caso non ci interessano.
  • A questo punto verrà calcolato il 40% del proprio fatturato (quindi il probabile utile dedotto dal consueto codice ATECO) 63.000 x 40% = Euro 25.200.
  • Anche adesso su questa cifra toglieremo i contributi INPS e avremo il reddito su cui sarà applicata la tassazione del 15% (25.200-2.700= 22.500×15%= 3.375€ di tasse da pagare).

Anche se appare decisamente conveniente, è necessario pensare che utilizzando la flat tax perderemo alcune detrazioni altrimenti possibili a livello personale, come per esempio quella di un mutuo sulla casa, le spese di eventuali lavori di ristrutturazione o la detrazione dovuta ad una eventuale polizza assicurativa.

Anche nel caso delle Flat Tax, come per il regime forfettario, l’attività per cui si chiede l’adesione al regime fiscale agevolato deve essere la nostra unica attività e non devo essere riconducibile a vecchia attività come dipendente o proprietario; non si può quindi chiudere una attività per aprirne un’altra solo per rientrare nel regime agevolato.

Conclusione

I regimi agevolati sono, a parere dei commercialisti, molto buoni per professionisti e start up, molto meno per attività come la ristorazione che spesso hanno in realtà utili molto più bassi del 40%, e che spesso hanno bisogno di personale. Insomma, non è ancora, per la nostra categoria, la soluzione perfetta.

The post Aprire un Bar con la Flat Tax 2019 o con il Regime dei Minimi first appeared on Aprire Un Bar.]]>
https://aprireunbar.com/2019/01/28/aprire-un-bar-con-la-flat-tax-2019-o-con-il-regime-dei-minimi/feed/ 0
TASSAZIONE DI UN BAR O RISTORANTE: LE TASSE SULL’UTILE https://aprireunbar.com/2015/01/12/la-stesura-del-bilancio-di-un-bar-o-ristorante-le-tasse-sullutile/ https://aprireunbar.com/2015/01/12/la-stesura-del-bilancio-di-un-bar-o-ristorante-le-tasse-sullutile/#comments Mon, 12 Jan 2015 05:48:53 +0000 http://aprireunbar.com/?p=8544 Piccole sigle, ma molto importanti per i bilanci e la salute di bar, ristoranti e locali. Parliamo delle tasse sull’utile, IRPEF, IRES e IRAP.   […]

The post TASSAZIONE DI UN BAR O RISTORANTE: LE TASSE SULL’UTILE first appeared on Aprire Un Bar.]]>
Piccole sigle, ma molto importanti per i bilanci e la salute di bar, ristoranti e locali. Parliamo delle tasse sull’utile, IRPEF, IRES e IRAP.

 

Livello di tassazione su bar e ristoranti

Calcolare le tasse sull’utile di un bar o ristorante, o contestarle come questo personaggio…

Ok, questo non è un post di quelli che fanno epoca, ma serve a chiarire meglio un aspetto del business plan spesso visto in secondo piano.
Dedichiamo infatti questo post alle cosiddette tasse sull’utile.

Per spiegarle partiamo dal nome: tasse, al plurale, perché sono più di una, sull’utile perché prendono appunto come base imponibile quello che rimane dopo il computo, in bilancio, delle uscite e delle entrate del locale.

Le tasse sull’utile sono denominate in tre siglette: l’IRPEF, l’IRES e l’IRAP.

L’IRPEF e l’IRES sono due tasse gemelle: la prima (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) colpisce il reddito delle imprese individuali e delle società di persone, mentre la seconda (Imposta sul Reddito delle Società) colpisce il reddito delle società di capitali. Queste due tasse, che peraltro sono fra le più importanti per lo stato, fornendo circa un terzo delle entrate tributarie (fonte Wikipedia) hanno diverse variabili, ma in generale possiamo dire che pesano, sull’imprenditore, per circa il 27,5% della base imponibile, cioè degli utili.

L’altra tassa è l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive). Questa tasse ha una più complessa, e per certi versi bizzarra, base imponibile, infatti essa tassa sì gli utili, ma, nel farlo, esclude dalle perdite di esercizio, diciamo dai costi del locale, sia gli stipendi -al lordo- del personale, sia i passivi bancari; in pratica, per assurdo, più personale si ha e più interessi si pagano in banca, più si paga. Questa formula bizzarra ha suscitato fin dalla creazione di questa tassa, nel ’97, moltissime polemiche e dichiarazioni di incostituzionalità, ma a tutt’oggi si continua a pagare e, se può farci star meglio, essa finanzia la maggior parte della spesa sanitaria delle regioni. Questa tassa ha infatti base regionale, e, in quanto tale, è soggetta a variazioni nell’aliquota, che è in media intorno al 4%.

Queste forme di tassazione, inutile dirlo, portano più di un commercialista supportare il suo cliente cercando di abbassarne gli utili, ed è proprio per evitare tasse di questo tipo che le multinazionali spostano le proprie sedi legali da una nazione all’altra…

Le tasse sull’utile maturano appunto su un utile di bilancio, e per strutturarne uno, e sopratutto per valutare il business plan di un bar o di un ristorante, potete leggere il nostro report che trovate in questi post.    F

 

The post TASSAZIONE DI UN BAR O RISTORANTE: LE TASSE SULL’UTILE first appeared on Aprire Un Bar.]]>
https://aprireunbar.com/2015/01/12/la-stesura-del-bilancio-di-un-bar-o-ristorante-le-tasse-sullutile/feed/ 7
LA TASI, TARES, TARSU E IMU PER I BAR E RISTORANTI https://aprireunbar.com/2014/11/27/la-tasi-tares-tarsu-e-imu-per-i-bar-e-ristoranti/ https://aprireunbar.com/2014/11/27/la-tasi-tares-tarsu-e-imu-per-i-bar-e-ristoranti/#respond Thu, 27 Nov 2014 06:09:10 +0000 http://aprireunbar.com/?p=8480 Con le nuove tasse sugli immobili anche bar e ristoranti in affitto sono chiamati a pagare, vediamo come. Sono fra le sigle più odiate dagli […]

The post LA TASI, TARES, TARSU E IMU PER I BAR E RISTORANTI first appeared on Aprire Un Bar.]]>
Con le nuove tasse sugli immobili anche bar e ristoranti in affitto sono chiamati a pagare, vediamo come.

melangeSono fra le sigle più odiate dagli italiani, le tasse sugli immobili che da anni danno materia di discussione e polemiche a tutta la nostra politica. Stiamo parlando delle tasse locali donominate TASI, TARES, TARSU e IMU, tasse che colpiscono, ci mancherebbe, anche la categoria dei baristi e dei ristoratori, compreso quelli, la maggioranza, non proprietari dell’immobile.

L’IMU, lo ricorderete, è la tassa cancellata, almeno per le prime case, un paio di anni fa; cancellata, ma rimpiazzata e anzi inglobata dalla TASI, una tassa che non fa leva sul possesso puro e semplice di una abitazione o di un fondo, ma sui cosiddetti “servizi indivisibili” servizi che supportano una’abitazione e/o un contesto cittadino, come lo smaltimento dei rifiuti o l’illuminazione pubblica.

Come detto l’IMU è stata cancellata sulle prime case, ma, nel farlo è stato neccesario tener conto del fatto che l’operazione andava fatta, come dicono i giornali, a “saldo zero” cioè senza che diminuissero gli introiti per gli enti pubblici. La soluzione è stata quella di aumentare la pressione fiscale sulle particelle immobiliari rimanenti: le seconde case e i fondi commerciali, compresi quelli adibiti a bar o ristoranti. Nell’aumentare questa forma di tassazione si è deciso di scorporarla in due parti. La TARI, che è una tassa sui rifiuti, e la TASI, che è, come dicevamo prima e come recita l’acronimo, una tassa sui servizi indivisibili.
La TARI è una tassa che copre il costo di smaltimento dei rifiuti e che colpisce maggiormente le strutture che dovrebbero, almeno in linea teorica, produrre più rifiuti, ad esempio le famiglie numerose (che in altre nazioni vengono aiutate e da noi bastonate) e le attività come bar e ristoranti, che fra rifiuti alimentari, bottiglie magari in plastica e tovagliette, di rifiuti ne producono davvero molti. Se le ultime modifiche non hanno cambiato questa tassa, un’altra è stata introdotta: la TASI. Questa risulta essere una aggiunta, una addizzionale, della vecchia IMU; le due tassazioni (TASI e IMU) e le loro aliquote complessive vengono infatti sommate fino ad un massimale de 1,14% del valore catastale dell’immobile (non avete le idee chiare su cos’è un valore catastale? Leggete questa pagina) il valore della Tasi, sarà quindi relato alla percentualeIMU nel nostro comune: più è alta l’IMU nel nostro comune, meno sarà aumentabile la TASI.

In un post di pochi giorni fa abbiamo visto come la maggior parte di bar e ristoranti sono in affitto, e, se non sarebbero stati quindi colpiti dall’IMU, una tassa sul possesso, lo sono dalla TASI, tassa sui servizi. Anche gli inquilini sono così chiamati a pagare dal 10 al 30% di questa imposta (anche qui saranno i singoli comuni a decidere), rispetto a quanto pagato dal proprietario.

Abbiamo ripetuto diverse volte in questo post di come questa tassa sia comunale; in questo senso c’e da segnalare come alcuni comunì, come quello di Vicenza, abbiano deciso di non far pagare la TASI agli esercizi commerciali, dichiarando di non voler pesare su attività già pesantemente colpite dal periodo sociale…

Volete fare due conti per capire quanto vi costeranno TASI e IMU, simulatele su questa pagina.

The post LA TASI, TARES, TARSU E IMU PER I BAR E RISTORANTI first appeared on Aprire Un Bar.]]>
https://aprireunbar.com/2014/11/27/la-tasi-tares-tarsu-e-imu-per-i-bar-e-ristoranti/feed/ 0