Divertenti e... varie dal mondo del bar | Aprire Un Bar https://aprireunbar.com Come aprire un bar o un locale: informazioni, suggerimenti e segreti per diventare un gestore di successo! Sat, 11 Jan 2025 14:57:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.0.9 I giochi all’Interno dei Bar e le Regolamentazioni a Riguardo https://aprireunbar.com/2025/01/11/i-giochi-allinterno-dei-bar-e-le-regolamentazioni-a-riguardo/ https://aprireunbar.com/2025/01/11/i-giochi-allinterno-dei-bar-e-le-regolamentazioni-a-riguardo/#respond Sat, 11 Jan 2025 14:57:51 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20234 I giochi presenti nei bar italiani, in particolare le slot machine, sono soggetti a una regolamentazione rigorosa volta a garantire la legalità, la tutela dei […]

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I giochi presenti nei bar italiani, in particolare le slot machine, sono soggetti a una regolamentazione rigorosa volta a garantire la legalità, la tutela dei consumatori e la prevenzione di fenomeni patologici legati al gioco d’azzardo. Questa normativa è stata sviluppata nel corso degli anni per bilanciare l’offerta di intrattenimento con la necessità di proteggere i cittadini, soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione.

Quadro normativo generale

In Italia, l’offerta di giochi pubblici è regolamentata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), che ha il compito di supervisionare e controllare il settore. La normativa distingue chiaramente tra giochi consentiti e giochi non consentiti. Per i giochi consentiti, l’offerta è subordinata al possesso di apposite concessioni, autorizzazioni o licenze. Questo sistema mira a garantire la legalità del gioco, la tutela dei minori e la prevenzione di comportamenti patologici.

Un elemento chiave della regolamentazione è rappresentato dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), che prevede specifiche licenze per gli esercizi che intendono offrire giochi regolamentati. In particolare, gli esercizi devono essere in possesso della licenza ex articolo 86 del TULPS, che autorizza l’installazione e l’utilizzo di apparecchi da gioco.

Regolamentazione delle slot machine nei bar

Le slot machine, note anche come “apparecchi con vincita in denaro”, sono tra i dispositivi più diffusi nei bar italiani. La loro installazione e gestione sono soggette a normative specifiche che prevedono:

  • Autorizzazioni: i gestori devono ottenere le necessarie autorizzazioni sia dall’ADM che dalle autorità di pubblica sicurezza.
  • Limiti quantitativi: esistono restrizioni sul numero massimo di apparecchi installabili in base alla superficie del locale.
  • Caratteristiche tecniche: le slot devono rispettare specifici requisiti tecnici, tra cui limiti alle puntate e alle vincite, per prevenire eccessi nel gioco.
  • Obblighi fiscali: i concessionari e gli esercenti sono tenuti al pagamento di imposte specifiche sul gioco, come stabilito dalla Legge di Stabilità del 2015, che ha introdotto una tassa complessiva di 500 milioni di euro da ripartire tra gli operatori del settore.

Iniziative per la riduzione dell’offerta di gioco

Negli ultimi anni, il governo italiano ha adottato misure per ridurre l’offerta di gioco nei locali pubblici, con l’obiettivo di contrastare il gioco patologico. Tra queste misure vi è stata una riduzione significativa del numero di slot machine attive, con una diminuzione del 35% entro la fine del 2018, che ha portato alla rottamazione di circa 143.000 apparecchi.

Gioco online e slot virtuali

Parallelamente alla regolamentazione dei giochi fisici nei bar, l’Italia ha sviluppato un quadro normativo anche per il gioco online. Esistono infatti svariati portali online su cui è possibile provare giochi famosi e più settoriali. Su NetBet slot online di varia tipologia possono essere provate dagli utenti, in base al tema o alla categoria, così come su altri siti affidabili e legali.

Per accedere a queste piattaforme, gli utenti devono registrarsi e verificare la propria identità, assicurando così la tutela dei minori e la prevenzione del gioco illegale. Inoltre, le piattaforme online sono tenute a promuovere il gioco responsabile, offrendo strumenti per l’autoesclusione e limiti di deposito.

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Come fanno i bar a trasmettere le partite della Serie A e come funzionano le licenze https://aprireunbar.com/2025/01/03/come-fanno-i-bar-a-trasmettere-le-partite-della-serie-a-e-come-funzionano-le-licenze/ https://aprireunbar.com/2025/01/03/come-fanno-i-bar-a-trasmettere-le-partite-della-serie-a-e-come-funzionano-le-licenze/#respond Fri, 03 Jan 2025 10:25:33 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20223 Sappiamo bene quanto, in Italia, la passione per il calcio sia profondamente radicata. In tal senso, anche i bar e i locali pubblici svolgono un […]

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Sappiamo bene quanto, in Italia, la passione per il calcio sia profondamente radicata. In tal senso, anche i bar e i locali pubblici svolgono un ruolo cruciale nel riunire tifosi per seguire le partite della Serie A e di altre competizioni sportive. Per trasmettere legalmente questi eventi, i gestori devono ottenere specifiche licenze di pay TV, distinte dagli abbonamenti domestici, per rispettare le normative vigenti e garantire un’esperienza di visione di alta qualità ai propri clienti.

Tipologie di licenze per locali pubblici

Le licenze di pay TV per i locali pubblici, spesso denominate “licenze commerciali” o “Sky Business”, differiscono significativamente dagli abbonamenti destinati all’uso domestico. Queste licenze sono progettate per consentire la trasmissione di eventi sportivi in ambienti pubblici come bar, ristoranti e hotel, dove un numero elevato di persone può assistere alle partite simultaneamente. L’utilizzo di un abbonamento domestico in un contesto commerciale è illegale e può comportare sanzioni severe, come evidenziato da recenti provvedimenti giudiziari.

Accordi tra emittenti per la trasmissione nei locali

Negli ultimi anni, gli accordi tra le principali emittenti hanno facilitato la trasmissione delle partite nei locali pubblici. Ad esempio, nel triennio 2021-2024, DAZN, detentrice dei diritti per tutte le partite della Serie A, ha stipulato un accordo con Sky, permettendo a quest’ultima di trasmettere le partite nei locali pubblici attraverso il pacchetto “Sky Sport Bar”.

Per il periodo 2024-2029, la Lega Serie A ha assegnato i diritti televisivi a DAZN e Sky, con DAZN che trasmetterà tutte le partite e Sky che avrà la co-esclusiva per tre partite per ogni giornata.

Questo accordo garantisce ai locali pubblici la possibilità di offrire una copertura completa del campionato ai propri clienti, sottoscrivendo gli abbonamenti commerciali appropriati con le rispettive emittenti.

Procedura per ottenere una licenza commerciale

Per trasmettere legalmente le partite, i gestori dei locali devono:

  • Contattare l’emittente: rivolgersi direttamente a Sky o DAZN per informazioni sulle offerte commerciali disponibili per i locali pubblici.
  • Sottoscrivere un abbonamento commerciale: scegliere il pacchetto più adatto alle proprie esigenze, tenendo conto della programmazione sportiva e dei costi associati.
  • Installare le attrezzature necessarie: assicurarsi di disporre delle apparecchiature tecniche adeguate per la ricezione e la trasmissione dei contenuti, come decoder specifici e connessioni internet ad alta velocità per lo streaming.

Vantaggi delle licenze commerciali

Oltre alla conformità legale, le licenze commerciali offrono diversi vantaggi:

  • Qualità di trasmissione superiore: accesso a canali HD e servizi dedicati che garantiscono un’esperienza visiva ottimale per i clienti.
  • Programmazione dedicata: oltre alla Serie A, possibilità di trasmettere altri eventi sportivi di rilievo, ampliando l’offerta per la clientela.
  • Supporto tecnico: assistenza dedicata per risolvere eventuali problemi tecnici rapidamente, minimizzando i disservizi durante le trasmissioni.

Considerazioni legali e sanzioni

L’utilizzo di abbonamenti domestici per la trasmissione di eventi sportivi in locali pubblici è una violazione delle condizioni contrattuali e delle normative sul diritto d’autore. Le autorità competenti effettuano controlli periodici, e le sanzioni per l’uso improprio possono includere multe significative e la sospensione dell’attività commerciale. È quindi fondamentale che i gestori dei locali si dotino delle licenze appropriate per evitare conseguenze legali.

La stagione di Serie A 2024/2025

La stagione 2024/2025 della Serie A, iniziata il 17 agosto 2024 e con conclusione prevista per il 25 maggio 2025, si sta proponendo come particolarmente avvincente.Con l’Inter come campione in carica, l’Atalanta e il Napoli momentaneamente favorite dopo quasi un girone completo, i portali di scommesse e quote sulla serie A non hanno ancora individuato la chiara vincitrice dello Scudetto. Non resta che guardare le prossime gare per scoprire che direzione prenderà la stagione.

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Quali sono le modifiche più sostanziali tra regioni nell’avere le slot machine in un bar https://aprireunbar.com/2024/12/09/quali-sono-le-modifiche-piu-sostanziali-tra-regioni-nellavere-le-slot-machine-in-un-bar/ https://aprireunbar.com/2024/12/09/quali-sono-le-modifiche-piu-sostanziali-tra-regioni-nellavere-le-slot-machine-in-un-bar/#respond Mon, 09 Dec 2024 17:37:52 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20220 Giocare alle slot machine in un bar sembra essere uno dei passatempi migliori degli italiani. Dà speranze, regala sogni e, in un certo senso, contribuisce […]

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come avere le slot machine in un bar in Lombardia

Giocare alle slot machine in un bar sembra essere uno dei passatempi migliori degli italiani. Dà speranze, regala sogni e, in un certo senso, contribuisce a fare comunità. È pur vero che si è lì da soli davanti a quello schermo con la speranza di poter racimolare qualche soldo, ma farlo dentro ad un bar sprona, per forza di cose, alla socialità con chi è intorno. Eppure la regolamentazione sull’utilizzo delle slot machine a livello regionale, soprattutto per i possessori, è molto chiara. Qui abbiamo già fatto un approfondimento al riguardo e, in questo caso, c’è una sorta di guida dal punto di vista locale. Dai comuni alle regioni, ecco quali sono le principali normative di riferimento, e le sostanziali differenze, per quanto concerne l’uso e installazione delle slot machine fisiche all’interno dei bar. 

Legislazione e ubicazione slot machine

Di per sé, giocare alle slot machine in un bar italiano non è assolutamente vietato, anzi. È vero che, ormai, le diverse slot machine online sono sempre più diffuse nel web ma c’è una fetta consistente di persone che è legata al gioco nei punti fisici. La legge del 2020 stabilisce semplicemente alcune norme da rispettare in materia di gestione e utilizzo. Questo riguarda soprattutto i gestori di bar e, di conseguenza, i proprietari di questi apparecchi. Si stabilisce, ad esempio, che tutti i locali che ospitano questo tipo di attività devono essere ubicati oltre una certa distanza rispetto a luoghi ricreativi e di culto come chiese e scuole.

Il consiglio comunale di Acerra, nel napoletano, ha adottato proprio questo provvedimento all’unanimità. La distanza minima da rispettare, nello specifico, è di 500 m. Questo criterio spaziale prestabilito ha lo scopo di contrastare, in un certo senso, in maniera preventiva l’annoso fenomeno delle persone che giocano in maniera compulsiva.

Le cosiddette macchinette da bar, secondo quanto stabilito dalla nuova legge in materia, devono restituire un payout minimo al giocatore del 84% con riferimento alle videolottery tecnologicamente avanzate e del 68% per quanto riguarda le AWP, slot che danno vincite in contanti.

Come agiscono le regioni sul tema slot machine

Le regioni italiane sono intervenute in maniera sostanziale sul tema slot machine, disciplinandolo dal punto di vista formale e legislativo. Il distanziometro è un carattere distintivo di ogni intervento regionale.

A seconda dei casi la distanza minima concepita tra la costruzione di un centro scommesse, ad esempio, e di un luogo sensibile varia tra i 300 e i 500 m. La Campania, rispetto ad altri, presenta una maggiore flessibilità in tema di ricollocazione sul territorio.

L’esercente, adottando una serie di azioni, in un certo senso può far fronte al problema, ad esempio disciplinando gli orari entro cui giocare alle slot machine e, allo stesso tempo, insistendo in buona parte su forme di pubblicità e di prevenzione del fenomeno.

Generalmente è il sindaco che interviene sugli orari di apertura e chiusura degli esercizi, secondo quanto riportato dall’art. 50 comma 7 del TUEL. La sentenza 220 del 2014 emanata dalla Corte Costituzionale ha allargato gli orizzonti sotto questo profilo. 

Il sindaco di Faenza, ad esempio, con un’ordinanza sindacale del 2014, n°11, ha consentito il prolungamento dell’orario di esercizio dei bar, a patto che chi gioca alle slot machine riceva la compagnia di uno psicologo presente in sala.

Il caso valbondione: provvedimento che fa discutere sulle slot machine

Sembra che, ai vertici istituzionali, si stia facendo di tutto per ostacolare le attività che presentano slot machine al loro interno. Il caso Valbondione, località di Bergamo alta, è emblematico e non è passato inosservato.

Fatto sta che il comune, con delibera del Consiglio Comunale, ha ratificato la possibilità di aiutare tramite contributo economico tutte quelle attività che intendono allargarsi o operare sul territorio nazionale.

Il contributo in questione si aggira sui 500 euro. Fin qui nulla di strano, se non fosse che da questo incentivo sono esclusi automaticamente quelli che ospitano slot machine. Tutto ciò per un motivo molto semplice: il rischio di far incorrere un’intera comunità nella ludopatia.

Una scelta piuttosto controversa, drastica nella modalità e nell’esecuzione. Le piccole spese, in pratica, saranno finanziate dal Comune di riferimento, mentre bar ed affini sono costretti a cavarsela da soli, in un certo senso. La legislazione regionale, da questo punto di vista, si allinea ad una legislazione nazionale che non facilita, di certo, il possesso e l’utilizzo di slot machine.

La regione Piemonte in controtendenza: il reintegro delle slot machine nei bar

Eppure un raggio di luce si intravede all’orizzonte. Sembravano dover sparire e, invece, no. Le slot machine nei bar sono più vive che mai. Da questo punto di vista la regione Piemonte si è dimostrata più flessibile verso i gestori di attività di vendita tabacchi e intrattenimento.

Basti pensare che nel 2021 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha, di fatto, concesso nuovamente la possibilità ai gestori stessi di poter reintrodurre le slot machine. Tutto questo integrando la nuova legge passata in rassegna nel mondo politico.

L’introduzione dei vecchi e nuovi apparecchi da gioco vale anche per coloro che non possiedono la licenza tabacchi. Basterà avere semplicemente l’autorizzazione dell’Agenzia Dogane ed il gioco è fatto.

La precedente legge, frutto dell’amministrazione precedente, vietava espressamente la ragion d’essere delle slot. Col cambio amministrazione si è sovvertita la legge, scatenando, naturalmente, le più disparate reazioni.

Una liberalizzazione che consente, inoltre, alle slot machine di essere collocate anche in corrispondenza di luoghi come ospedali e scuole. In contrasto a questa integrazione si è affermato un movimento di iniziativa popolare, tramutato in una vera e propria proposta di legge regionale.

Un’iniziativa che ha raccolto più di 10mila firme tra semplici cittadini e associazioni di vario tipo. In buona sostanza rappresentava un salto all’indietro verso una maggiore ristrettezza della legge per quanto riguarda la posizione delle slot machine. Nel periodo che va dall’avvento della legge regionale in poi il flusso intorno al gioco nella regione Piemonte è cresciuto in misura maggiore rispetto ad altre regioni. Si è nell’ordine di idee del 70% ed oltre, la più alta percentuale in Italia.

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Chiosco bar a Lerici (La Spezia) in Vendita o Gestione https://aprireunbar.com/2024/12/04/chiosco-bar-a-lerici-la-spezia-in-vendita-o-gestione/ https://aprireunbar.com/2024/12/04/chiosco-bar-a-lerici-la-spezia-in-vendita-o-gestione/#respond Wed, 04 Dec 2024 10:00:17 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20213 Chiosco Bar in concessione demaniale a Lerici (La Spezia). Un’opportunità unica per chi desidera investire in una storica attività stagionale, con solido avviamento commerciale, in […]

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La posizione, magnifica, del chiosco bar a Lerici

Chiosco Bar in concessione demaniale a Lerici (La Spezia). Un’opportunità unica per chi desidera investire in una storica attività stagionale, con solido avviamento commerciale, in una delle località più affascinanti della Liguria.

Per informazioni telefonare o scrivere su Whatsapp al 3772247601

Il locale di Lerici
Il mare di Lerici

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Vendesi Bar Caffè a Colle Val d’Elsa https://aprireunbar.com/2024/11/30/vendesi-bar-caffe-a-colle-val-delsa/ https://aprireunbar.com/2024/11/30/vendesi-bar-caffe-a-colle-val-delsa/#respond Sat, 30 Nov 2024 12:10:24 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20205 Vendesi attività di bar caffè mq 90 molto ben avviata, situata nella zona centrale di Colle di val D’Elsa. Pur essendo in centro il locale […]

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Locale in vendita a Colle Val d’Elsa

Vendesi attività di bar caffè mq 90 molto ben avviata, situata nella zona centrale di Colle di val D’Elsa. Pur essendo in centro il locale vanta una clientela proveniente da studi di avvocati, architetti, commercialisti e bancari, oltre che da vari studi medici; per questo motivo l’orario di apertura è attualmente dalle 7 alle 20 e 30. con chiusura il sabato, la domenica e i festivi. 

L’area dove si trova il locale è circondata da parcheggia liberi e a pagamento.

Il locale ha un ampio spazio esterno con copertura che gli permette di lavorare all’esterno sia estate che inverno. 

Prezzo 50.000€ trattabili

Per info 391 7588871

L’interno del bar caffè in vendita a Colle Val d’Elsa
Il locale ha diversi posti a sedere
Il piacevole affaccio sull’esterno
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L’alba delle Slot Machine nei Bar, Come Sono Nate ed Evolute https://aprireunbar.com/2023/11/26/lalba-delle-slot-machine-nei-bar-come-sono-nate-ed-evolute/ https://aprireunbar.com/2023/11/26/lalba-delle-slot-machine-nei-bar-come-sono-nate-ed-evolute/#respond Sun, 26 Nov 2023 15:21:09 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20194 Croce e delizia di molti bar, eppure con una lunga storia alle spalle. Come sono nate le slot machine che troviamo nei bar? Al giorno […]

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Croce e delizia di molti bar, eppure con una lunga storia alle spalle. Come sono nate le slot machine che troviamo nei bar?
Qual’è la storia delle Slot machines nei bar?

Al giorno d’oggi esistono moltissimi modi per potersi divertire: dal guardare un film o una partita di calcio, dal giocare ai videogiochi o nei casinò online. Gli utenti hanno letteralmente l’imbarazzo della scelta, specialmente se si tratta di gioco digitale. Il settore, in questi ultimi anni, ha visto un vero e proprio boom, con tantissimi giochi ritornati sulla cresta dell’onda, come nel caso del blackjack di NetBet oppure delle slot machine.

Proprio quest’ultime sono al centro del nostro articolo, poiché si tratta del vero pilastro del settore, il primo gioco che viene in mente quando leggiamo la parola “casinò”. Possiamo definirle delle icone, con alle spalle una storia secolare che inizia verso la fine del XIX secolo. Questi apparecchi hanno attraversato diverse epoche, evolvendosi da semplici meccanismi meccanici a sofisticate piattaforme digitali. La storia delle slot machine è un viaggio intrigante attraverso innovazione, cultura popolare e cambiamenti tecnologici.

La nascita delle slot machine: Liberty Bell

Probabilmente non ci siamo mai domandati com’è nata la slot machine, anzi molte volte diamo per scontato la sua esistenza e il suo funzionamento, senza renderci conto che in realtà c’è stata una lunga lavorazione dietro, attraversando diverse fasi che l’hanno portata a essere come noi la conosciamo. 

La storia delle slot machine inizia nel 1895 con l’invenzione di Charles Fey, un meccanico di San Francisco. Fey creò la “Liberty Bell”, una macchina semplice e geniale: al suo interno c’erano tre rulli con al di sopra simboli colorati che poi sarebbero divenuti iconici e presenti in ogni slot, come campane, cavalli, cuori, picche e diamanti. 

La Liberty Bell divenne immensamente popolare. La sua facilità d’uso e la gratificazione immediata dei premi in contanti attirarono un vasto pubblico. Nonostante le restrizioni legali sul gioco d’azzardo in molti stati, Fey non riuscì a soddisfare la domanda per la sua macchina. Questo successo portò alla rapida diffusione delle slot machine in tutto il Paese, soprattutto nei bar, dove divennero un passatempo comune.

Dagli anni ’20 agli ’60, il successo delle slot

Proprio nei bar le slot machine trovarono la loro diffusione negli anni ‘20, anni in cui si fecero notare da una buona fetta della popolazione. Inizialmente erano meccaniche, quindi al suo interno c’erano degli ingranaggi che permettevano di azionarla tirando la leva. Con l’avanzare della tecnologia cambiarono anche loro, portando al suo interno elementi elettronici: addio alla leva e spazio ai pulsanti che azionavano i rulli e facevano comparire la combinazione vincente.

Ci fu, però, un evento che mise a serio rischio la loro esistenza: il Proibizionismo. Durante questo periodo furono bandite dai bar, poiché ritenute immorali e illegali. Per ovviare al problema furono create, le macchine “Fruit Machine” divennero popolari, utilizzando simboli di frutta e elargendo chewing gum o caramelle come premi. Negli anni ’60, con l’avvento della tecnologia elettromeccanica, le slot machine divennero più complesse e affidabili, con la capacità di offrire maggiori jackpot e una varietà di giochi.

L’entrata nell’era moderna, l’avvento delle slot online

Negli ultimi decenni, l’avvento della tecnologia digitale ha trasformato completamente le slot machine. Le classiche slot machine, presenti nei bar e nei casinò, lasciano spazio a quelle digitali, presenti nelle varie piattaforme online, così da essere accessibili a chiunque in qualsiasi tempo e spazio. Queste offrono grafiche colorate, suoni coinvolgenti, e una gamma di giochi e temi diversificati, come sui colossal del cinema fino ad arrivare al calcio. Insomma, si sono adattate ai tempi che cambiano, trovando una seconda linfa vitale.
Al giorno d’oggi le slot machine da bar esistono ancora e vengono ancora prese in considerazione quando si decide di aprire un bar, ma è inevitabile affermare che le slot machine online hanno rubato la scena, diventando quelle preferite dalle persone.

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Slot Machine nei Bar: i Vantaggi e gli Svantaggi https://aprireunbar.com/2023/11/16/slot-machine-nei-bar-i-vantaggi-e-gli-svantaggi/ https://aprireunbar.com/2023/11/16/slot-machine-nei-bar-i-vantaggi-e-gli-svantaggi/#respond Thu, 16 Nov 2023 13:24:13 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20183 Le slot machine nei bar rappresentano un tema dibattuto, poiché generano nuove entrate economiche ma sollevano anche domande legate al gioco d’azzardo e al tipo […]

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Le slot machine nei bar rappresentano un tema dibattuto, poiché generano nuove entrate economiche ma sollevano anche domande legate al gioco d’azzardo e al tipo d’immagine che si vuole dare al proprio bar. Vediamo più da vicino questi aspetti per comprendere se inserire le slot nel nostro bar può essere una mossa giusta.
Le macchinette nei bar sono utili alla attività? Vediamo…

I pro delle slot nei bar

L’aumento dei ricavi è un punto centrale. Le slot machine possono generare profitti significativi attraverso le scommesse dei clienti, contribuendo così a migliorare la redditività complessiva del bar. Questo denaro aggiuntivo può essere utilizzato per coprire le spese operative, investire in miglioramenti o aumentare i profitti netti.

Un altro vantaggio è l’attrazione dei clienti. Le slot machine, infatti, sono ormai un intrattenimento diffuso ovunque. Basti pensare a quelle piattaforme come https://casino.netbet.it/slots che attirano migliaia di utenti attraverso la vasta gamma di slot online. La possibilità di giocare dal vivo a queste macchinette può attirare persone in cerca di un intrattenimento diverso da solito, soprattutto grazie alla promessa di un possibile jackpot

Inoltre, questi clienti potrebbero diventare abituali del bar, aumentando le opportunità di vendita di altri prodotti come bevande e cibo. La presenza di slot machine può quindi contribuire a diversificare l’offerta di vendita, migliorando l’esperienza complessiva dei clienti. 

Un punto spesso trascurato è il supporto per la comunità. Alcuni proprietari di bar decidono di destinare una parte dei guadagni delle slot machine a organizzazioni benefiche del posto o eventi comunitari. Questo gesto può essere un contributo prezioso per la comunità locale, dando al bar un ruolo positivo nella società.

Accortezze ed errori da evitare

L’accesso facile alle slot machine può portare alcune persone con dipendenza dal gioco, con conseguenti problemi finanziari e personali, a frequentare il bar unicamente per le macchinette. Questo solleva domande etiche sul ruolo del bar nella promozione di comportamenti rischiosi. Avere delle slot nel proprio bar, dunque, significa avere un’attenzione maggiore verso la propria clientela. 

Un’altra sfida, sempre legata all’immagine, è la potenziale cattiva reputazione. Alcuni clienti potrebbero evitare i bar che offrono slot machine, questo potrebbe creare alienazione per alcuni tipi di frequentanti del bar. Soprattutto coloro che non frequentano o non preferiscono l’ambiente del gioco d’azzardo.

Una cosa alla quale fare attenzione, sono le regolamentazioni e le tasse. Le slot machine sono soggette a regolamentazioni governative e tasse sulle entrate. I proprietari di bar devono rispettare normative specifiche e pagare tasse, il che permette di avere tutto in regola e di poter procedere tranquillamente con la propria attività. Queste norme, però, così come i permessi per aprire un bar, variano in tutti i paesi.

Importante, con l’inserimento delle slot, è l’implemento della sicurezza. Maggiori sono i sistemi di sicurezza ed allarme, minori sono i rischi di frodi o furti all’interno del bar. Si tratta di investimenti aggiuntivi utili per proteggere sia le macchine che il locale.

Slot machine: sì o no?

Le slot machine nel bar potrebbero creare problemi di clientela, ma anche aumentare il fatturato…

La decisione di avere o meno delle slot machine nel proprio bar dovrebbe essere ponderata attentamente, tenendo conto degli aspetti finanziari, etici e legali coinvolti. L’inserimento di questa forma di intrattenimento è sicuramente un mezzo per aumentare la clientela e fornire ai frequentatori del bar uno svago in più. Tutto questo, però, va fatto nel rispetto delle regole e con consapevolezza verso le responsabilità che vanno assunte. Inoltre, è essenziale tenere a mente il tipo di bar che si vuole ottenere. Le slot non sono l’unica forma di divertimento che è possibile aggiungere nel nostro negozio, ci sono i tavoli da biliardo, i flipper oppure i giochi da tavolo. Il tutto è da prendere in considerazione anche in base al target verso il quale il bar punta. Va considerata l’età dei frequentanti, ciò che i clienti preferiscono e quello che non apprezzano così come va scelto se rendere la nostra attività un bar “senza barriere” ovvero accessibile a tutti.

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Storia del Caffè 2: la Storia di Mokha, la Città del Caffè https://aprireunbar.com/2022/11/07/storia-del-caffe-2-la-storia-di-mokha-la-citta-del-caffe/ https://aprireunbar.com/2022/11/07/storia-del-caffe-2-la-storia-di-mokha-la-citta-del-caffe/#respond Mon, 07 Nov 2022 17:06:27 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20082 Nella seconda puntata della nostra storia del caffè andiamo a conoscere la storia della città che nel 17° secolo produceva tutto il caffè del mondo, […]

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Nella seconda puntata della nostra storia del caffè andiamo a conoscere la storia della città che nel 17° secolo produceva tutto il caffè del mondo, e che ora è ridotta ad un borgo polveroso: Mokha.
Nella storia del caffè la città di Mokha (o Moca) ha giocato un ruolo fondamentale, questa una sua immagine nel 17° secolo

Questo episodio è dedicato ad una città, ma per parlarne dobbiamo cominciare da un nome, perché questo nome, la parola Moka vuol dire un sacco di cose:

  • Una varietà di caffè (e chi non sa coso sono le varietà di caffè fa bene a continuare a seguirci.
  • Una caffettiera, che tutti noi italiani conosciamo bene (e non potrà mancare una puntata della nostra serie dedicata a Alfonso Bialetti)
  • E un caffè con la cioccolata, per chi di noi frequenta le caffetterie estere (gli italiani hanno poi importato il Mocaccino…)

Questo episodio però, lo avete capito, parlerà dell’altro significato di Moka: parlerà della città dove, per più di un secolo, è stato commercializzato tutto. e dico tutto, il caffè che veniva bevuto al mondo. E questa è la sua storia, la storia di Moka, la città del caffè!

Come sempre, se preferite vedere e ascoltare questo episodio, invece che leggerlo, potete trovarlo sul nostro canale video, qui:

Moka, Mocca, Moca, Mokha?

Prima di cominciare a parlare della sua storia sarà necessario andare a localizzarla, la città di Moka, e capire dove si trova. 

Nell’episodio precedente abbiamo familiarizzato con lo Yemen, ipotizzando anche che il caffè non vi sia stato portato dagli arabi, ma dagli etiopi stessi, che avevano conquistato quest’area intorno al 6 secolo dopo cristo, il 530 circa,

In realtà, in quel periodo,  la città di Moka non esisteva, Sembra infatti che la città sia stata fondata intorno al 1300 da un religioso musulmano di nome Shaykh Shadhili, anche se più probabilmente il termine Shaykh arrivi da “sceicco” parola che letteralmente in arabo significa “anziano” ma che viene usata in generale per “persona autorevole” “capo”, quindi la città fu fondata dal  “capo Shadhili”

La fondazione della città, che probabilmente prendeva il via da piccoli agglomerati di pescatori, deve in realtà essere dipesa da motivi strettamente commerciali. Infatti, se guardiamo la topografia della zona

La locazione della città di Moka in Yemen

capiamo che la città si affaccia sul Mar Rosso, quindi verso i mercati egiziani, dell’alto medio oriente e potenzialmente dell’Europa (attraverso il mar rosso stesso). La città inoltre ha le montagne alle spalle, elemento fondamentale, perchè, se la zona di pianura e lungo la costa è aridissima, sulle montagne e gli altopiani alle spalle ci sono diversi corsi d’acqua, i vari Wady, fiumi che in generale, per l’evaporazione, non arrivano al mare e dove la temperatura è più accettabile (e dove per altro si trova la capitale dello Yemen, Sana’a). Un area, è facile capire, dove era possibile coltivare in una zona altrimenti aridissima.

Insomma, facile coltivare, facile trasportare, il ruolo di Mokha come “hub” del caffè era disegnato.

Ma come si chiama esattamente questa città?

Come si scrive Mokha in arabo?

Ma poi si trovano diversissime versioni

  • Al Mokha
  • Moka
  • Moca
  • Mocca

Anche se quella più riportata sembra essere quella che stiamo usando in questo post: Mokha.

La storia del caffè a Mokha

Città di commerci quindi, e molto rapidamente città del caffè. Fin dalla fine del 1400 infatti, un secolo dopo la sua fondazione, la città è già famosa come centro di scambi. I primi a fare la sua fortuna furono i commercianti Indiani, che vendevano a Mokha manufatti metallici in cambio di Incenso, Mirra e, appunto, caffè.

Gli Europei stavano però arrivando, e dal ‘500 Francesi e Olandesi cominciano a frequentare la città per i loro scambi.

In realtà il primo cronista a lasciarci tracce su Mokha è il frate gesuita Jerónimo Lobo, che nel 1625 viaggia nella zona e ci dice che

“precedentemente di reputazione e commercio limitati, la città di Mokha è diventata la città principale del territorio sotto la dominazione turca”

Come ipotizzavamo quindi nell’episodio precedente non sono quindi gli arabi, ma gli ottomani, le etnie turcomanne a far conoscere il caffè e a svilupparne il commercio.

La conquista e la dominazione ottomana dello Yemen inizio intorno al 1517, almeno in alcune aree e andò avanti fino al 1918 quando fu conquistato dalle forze arabo/inglesi guidate anche dal famoso Lawrence d’Arabia, che ci lascia una descrizione della preparazione del caffè con il cardamomo.

Lawrence d’Arabia, un consumatore di caffè, presumibilmente di Moka

Gli Ottomani cominciano a spingere la produzione di caffè

Gli ottomani quindi spingono la produzione di caffè e la sua commercializzazione, e rapidamente la città comincia a veder passare moltissimo caffè, in un commercio che era sopratutto in mano a famiglie Ebree residenti in zona. 

Ma quanto caffè si produceva a Mokha? In percentuale, moltissimo, anzi, si può dire che per un secolo circa il 100% del caffè consumato al mondo arrivasse da Mokha.

In percentuale, ma quanto era, in quantità, il caffè prodotto? Alcuni studiosi hanno provato a calcolarlo, ma il compito si rivela molto complesso sopratutto a causa delle unità di misura, che potevano variare moltissimo.
l’unità che gli studiosi prendono come principale riferimento sono le   Bale o Farde, che variavano, da tribù a epoca, da 60 a 190kg e che si riferivano a metà di cio che poteva portare un cammello, due farda o bala, una su un fianco del cammello e una sull’altro, come nella foto qui sotto:

Quello che in questa foto porta il cammello non è caffè, ma il concetto della “Farda” è questo

A dare cifre, comunque, sembra che il caffè imbarcato a Mokha fosse, nel periodo dal 1650 al 1800 si aggirasse intorno alle 3500/4500 tonnellate annue. Queste cifre sono desunte dallo studio che trovate qui.

Come forse avete capito sono attento a scrivere “imbarcato” e “commercializzato” e non “prodotto” perchè molto caffè arrivava in realtà dalla vicina Etiopia, insomma, Mokha era davvero l’hub del caffè!

E’ un dato che ci fa anche capire quanto fosse risicato e solo per pochi eletti il consumo di caffè in quel periodo: A quell’epoca era tutto il consumo mondiale, ma se calcoliamo il consumo procapite attuale italiano, basterebbe solo per poco più di 600.000 italiani… 

Il caffè era comunque sempre guardato a vista, e venduto solo dopo averlo trattato in modo da non poter germinare ancora, in modo da poter mantenere il monopolio del suo commercio, nelle prossime puntate vedremo che non ci riusciranno affatto…

Molto caffè, e anche molto buono, per secoli infatti il caffè i Mokha viene considerato di grande qualità, e il migliore del mondo anche quando si cominciano ad affacciare competitors. 
E’ Voltaire a far dire al suo Candido che 

«una bevanda preparata con caffè di Moca non mescolato con il cattivo caffè di Batavia (Indonesia) e delle Antille».

e anche quando si fanno le miscele è il mitico Pellegrino Artusi a scrivere

“la miscela ideale dovrebbe “essere composta da 250 g di Porto Rico, 100 di Santo Domingo e 150 di Moka”

Pellegrino Artusi e la sua miscela di caffè

La decadenza di Mokha

Competitor abbiamo detto, che si affacciano sul mercato e cominciano a segnare la sorte della Città di Moka

Il caffè infatti stava diventando una commodity mondiale, le produzioni asiatiche, India, Indonesia e Sri Lanka, così come i nascenti caffè del Sud e centro america erano sempre più presenti sul mercato e con costi più vantaggiosi, ma i problemi per Mokha non arrivavano solo dalla concorrenza sul prodotto, ma anche sul porto stesso.
Gli inglesi avevano infatti conquistato e ingrandito il porto di Aden, sulla costa dello Yemen.

Aden, la città concorrente di Mokha

All’interno di questi scontri, nel 1820 gli inglesi bombardarono la città di Mokha, distruggendo le mure e buona parte della città, che era in pessime condizioni nel 1909, quando fu visitata da un viaggiatore tedesco che ha lasciato note “come fosse stata colpita da un terremoto

ma le disgrazie non finiscono mai, la città fu anche colpita da un’epidemia di vaste proporzioni che fece collassare la popolazione…

No, non finiscono davvero mai, perché, come forse molti di voi sapranno, lo Yemen sta ancora vivendo una lunga e drammatica guerra civile, e una situazione di forte instabilità. Mokha è stata ancora bombardata nel luglio del 2015 e adesso è ridotta ad un borgo sabbioso e desolato di circa 17.000 abitanti. del suo passato glorioso rimangono solo poche, cadenti e desolate merchant house.
Il caffè rimane però ancora centrale nello Yemen, per capirlo basta guardare l’emblema nazionale, dove un’aquila è supportata da uno scudo, e sullo scudo sono riportate Rosse ciliegie, quali, se non quelle del caffè?

L’emblema dello Yemen, con la pianta di caffè

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La storia del caffè è affascinante e controversa fin dall’inizio, Il caffè è stato scoperto dagli arabi in Etiopia o portato dagli Etiopi in Arabia? Cominciamo a conoscere questo prodotto…
Piantagioni di caffè nello Yemen, la storia del caffè come prodotto commerciale è iniziata qui?

Arabica dagli arabi oppure scoperta dagli Etiopi? Ma dove? In Etiopia o… Il caffè è Brasiliano? No, vi è arrivato molto dopo, in tempi “quasi recenti”, e nascosto, sembra, in un mazzo di fiori… E la macchina da caffè espresso? è stata davvero inventata in Italia? 

Il caffè ci sembra da sempre un prodotto affascinante, è per questo abbiamo deciso di dedicarvi una serie di video, che comincia da oggi, e che cercherà di seguire la storia del caffè. O meglio, non la storia della pianta di caffè, che sarebbe antichissima e avrebbe più a che fare con video di scienza che di storia, ma con il rapporto, il consumo, la produzione, il commercio del caffè

La prima puntata di questa storia riguarda una fase storica forse data troppo presto per scontata, il fatto cioè, che il caffè sia stato scoperto nella attuale Etiopia da viaggiatori arabi e in seguito commercializzato. Ma è andata davvero così? Forse la storia del caffè è un po’ diversa, e forse sono stati gli etiopi, in guerre di conquista, a portare il caffè in Arabia, o meglio, a sud delle Penisola araba, nello Yemen.

Se preferite non leggere, ma ascoltare e guardare questa storia, potete guardarvi il video qui sotto, altrimenti, di seguito, la storia la scriviamo!

Storia del caffè in Etiopia

Allora, cominciamo dall’inizio. In molti post in rete, libri di divulgazione, perfino manuali di scuola alberghiera (che spesso trattano il caffè in modo un po’ troppo superficiale) la storia del caffè è trattata in trafiletti (ma ci sono anche bellissimi libri al riguardo, come “The history of coffee” di Mark Pendergast) e più o meno ci dicono che il caffè è stato scoperto da viaggiatori arabi intorno all’anno 1000, quindi 11° secolo, in Etiopia, e si è quindi diffuso nel mondo arabo, soprattutto come “corroborante” per i momenti di preghiera. per stare svegli.

Sempre gli arabi sarebbero poi stati coloro che cominciarono a commercializzare il caffè, anche in Europa dove divenne subito molto diffuso.

Ora che il caffè, come genere coffea, sia originario dell’Africa non ci sono dubbi. In africa il caffè è endemico, spesso cresce nella foresta allo stato selvaggio. Sappiamo anche per certo che cresce anche in molte diverse specie, e che la specie di coffeea che oggi definiamo come “arabica” è originaria dell’Etiopia, probabilmente della zona sud occidentale, quella tuttoggi più vocata alla produzione del caffè, come vediamo dalla mappa qui sotto.

Le zone di produzione del caffè in Etiopia (dal sito Sweetmarias.com)

Questa specie, la arabica, è appunto una delle circa 30/130 specie di caffè conosciute (sono vago? Si, in effetti molte fonti, anche molto autorevoli, sono estremamente discordanti al riguardo) specie a sua volta divisa in molte varietà che, molto spesso e proprio in Etiopia, crescono selvagge e non mappate a livello genetico. Qui sotto vi metto una celebre immagine delle varietà di caffè, la cui storia seguiremo in questa serie di puntate dedicate alla storia del caffè.

L'”albero genealogico” delle varietà e delle specie di caffè (courtesy Cafe Imports)

La storia del pastore Kaldi (o Kalid?)

Che non ci siano dubbi sul fatto che il caffè venga dall’etiopia ce lo dicono anche le numerose leggende e tradizioni orali. La più famosa, la più narrata, è probabilmente quella di Kaldi, un pastore di capre, che un giorno porta a pascolare in una zona riccai cespugli della pianta di caffè.

Alla sera Kaldi vede le sue capre più eccitate del solito e deduce che questo comportamento è dovuto alle ciliegie rosse e alle foglie del cespuglio che le capre hanno brucato. Kaldi è probabilmente un ragazzo intelligente e anche abbastanza coraggioso, perché lui stesso prova a mangiare le ciliegie, dolci, della pianta misteriosa, e lui stesso si sente rinvigorito. A quel punto porta le piante al copto più vicino, dove i monaci provano anch’essi l’energia data dalla pianta, e pensano quello che ci aspetteremmo da dei monaci: questo è un frutto del demonio!

Ma nel distruggerlo ne fanno la ricchezza, infatti lo gettano nel fuoco per bruciarlo, e nel farlo lo tostano, provando per primi il suo delizioso aroma.

Questa, appunto, è leggenda, ma  ci sono anche elementi storici storici. Infatti, vedendo come il caffè è adesso consumato in Etiopia, possiamo dedurre che veniva all’epoca antica consumato in modi abbastanza bizzarri rispetto a quelli attuali. Per esempio ne venivano fatte bollire le foglie producendo quello che potremmo definire come un tè  verde abbastanza amaro. Oppure ancora le ciliegie del caffè venivano pestate e mischiate a farina e grasso animale,  per farne una specie di focaccia, che veniva mangiata durante le traversate nel deserto.

Le capre di Kaldi che mangiano il caffè secondo sipcoffeehouse.com

Leggenda quindi, fino al punto in cui si cominciano a trovare tracce storiche. Il primo documento in cui si fa menzione del Qahve (come lo chiamano gli arabi) è del 1091.

Per la cronaca, il primo trattato europeo in cui si descrive il caffè, scritto dallo scienziato Prospero Alpino, arriva 5 secoli più tardi, e lo trovate qui sotto.

Il primo documento europeo sul caffè, di Prospero Alpino (courtesy Università di Padova)

A questo punto gli arabi ne sarebbero rimasti affascinati, ne avrebbero capito la portata economica, e cominciato a commercializzarlo.

Ma è proprio andata così?

Ma se il nostro pastore non fosse stato etiope, bensì arabo o meglio yemenita? Il nome Kaldi infatti non sembra affatto un nome etiope, mentre il nome, molto simile, Khalid, è molto frequente a sud della penisola araba… viene quindi il dubbio che la leggenda abbia perso, nei secoli, un po’ la via di casa…

Lo Yemen, come vediamo dalla mappa sotto è uno stato posto a sud della penisola arabica, con una cultura molto diversa da quella araba; basti pensare che anche negli anni ‘60 era praticamente l’unica nazione socialista dell’area

La posizione dello Yemen (sito Ambimed)

Anche nel medioevo europeo lo Yemen era una terra ricca e appetibile, contesa fra il regno Sasanide, persiano, e quello Aksumita, etiope, con gli etiopi che controllavano l’area fino al 575 DC circa.

Il regno Aksumita e quello Sasanide si contendono lo Yemen

I pochi sforzi arabi per la diffusione del caffè

Ora, c’è da immaginare che i soldati etiopi, controllando lo Yemen, cominciarono a cercarvi e portarvi quello che erano abituati a usare e consumare nella propria terra. Perché quindi non il caffè?

Ce lo direbbe il buon senso, ce lo direbbero alcune fonti storiche yemenite, ce lo direbbe perfino il fatto che i primi documenti arabi parlano del caffè come di “qawah” termine che dovrebbe essere riferito, in arabo, a qualcosa di fermentato e quindi alcolico (la polpa del caffè, come tutte le sostanze organiche zuccherine, può fermentare producendo alcool.)

Alcool quindi, che a quel punto, nel 1091 sarebbe stato proibito agli islamici (il corano dovrebbe essere stato redatto nel 609 DC) ma permesso in aree copte e di lingua amarica, come poteva essere lo Yemen dopo la dominazione Etiope. Insomma, il caffè è si etiope, ma in arabia probabilmente è stato portato dagli etiopi stessi!

Arabi poi che anche in seguito fecero pochi sforzi per diffondere il consumo del caffè. pochissimi. 

Dopo Maometto, forti della unione sociale, se non politica data dalla nuova religione comune, i popoli arabi iniziarono infatti una forte politica di conquiste arrivando nel 638 a Gerusalemme, nel 640 in Egitto, nel 700 in Marocco e nel 711 addirittura in Spagna e nell’827 in Sicilia, eppure non ci sono tracce storiche del consumo di massa del caffè in sicilia nel tot secolo o in spagna nel 1300, il caffè alla araba, il dallah, o il caffè turco del czver non fa parte della cultura spagnola…

Insomma, fra gli arabi del primo periodo islamico, di caffè si parla poco, non di consumo diffuso sicuramente, ma solo di consumo legato alla religione, o ai molto ricchi.

A portarlo in Europa ci pensarono i turchi, che non erano, naturalmente, arabi, ma a questo arriveremo la prossima volta…

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Il Prezzo del Caffè al Bar È Stato Sempre Legato al Prezzo del Quotidiano? https://aprireunbar.com/2022/09/19/il-prezzo-del-caffe-al-bar-e-stato-sempre-legato-al-prezzo-del-quotidiano/ https://aprireunbar.com/2022/09/19/il-prezzo-del-caffe-al-bar-e-stato-sempre-legato-al-prezzo-del-quotidiano/#respond Mon, 19 Sep 2022 15:02:59 +0000 https://aprireunbar.com/?p=20038 Si parla spesso del collegamento fra prezzo del quotidiano, del giornale, e quello del caffè al bar; ma c’è mai stato questo collegamento? Abbiamo fatto […]

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Si parla spesso del collegamento fra prezzo del quotidiano, del giornale, e quello del caffè al bar; ma c’è mai stato questo collegamento? Abbiamo fatto un po’ di ricerca storica, dal 1945 ad oggi, e i risultati sono sorprendenti!
Il prezzo del caffè è uguale a quello del giornale? lo è mai stato?

Il prezzo del caffè al bar, considerato troppo basso,  è davvero una gran fonte di discussione.

Molti siti, molti baristi ed esperti ne parlano e danno diverse visioni e diverse motivazioni, incolpando anche varie “cecità” mancanza di visione da parte della politica, dei torrefattori o della categoria stessa dei baristi. 

Ma basso rispetto a cosa? e rispetto al passato? Uno dei riferimento spesso fatto in questo senso, con visione storica, è la comparazione fra il prezzo del giornale, del quotidiano, e il prezzo del caffè, insomma, si dice che in passato, in un tempo più o meno mitico, questi due prodotti, così diversi, avessero lo stesso prezzo, anzi,si dice che il prezzo dell’uno si adeguasse al prezzo dell’altro. ma è vero?
Abbiamo cercato di capirlo ritrovando, con una ricerca storica, i prezzi di questi due prodotti, e comparandoli dal 1945, da dopo la guerra, ad oggi. Per farlo abbiamo usato diverse fonti, fra cui questa.

Se preferite non leggere questo post pieno di cifre, ma ascoltarlo e vederlo in video lo trovate qui:

Già che ci siamo, abbiamo anche voluto giocare un po ‘di più. Abbiamo preso lo stipendio medio di un lavoratore negli anni, e abbiamo cercato di calcolare quanto, in percentuale, gli sarebbe “pesato” acquistare due espressi al giorno, vale a dire 60 caffè al mese, idealmente quello della mattina e quello del dopopranzo.

DAL 1945 AL 1960

La nostra ricerca, come avevamo detto, comincia nel 1945. l’Italia era ancora (almeno per una metà dell’anno) divisa dalla guerra e comunque era una nazione distrutta e poverissima. Le macchine “a leva” non sarebbero arrivate sul mercato ancora per qualche anno, e il caffè era un bene praticamente di lusso. Un espresso costava in media 20 lire (circa 11 cent di euro). Molto diversa la situazione del quotidiano. Questa era praticamente l’unica forma di informazione, essendo senza TV e senza internet, e la forte politicizzazione della società (pensiamo solo a Democrazia Cristiana e Partito Comunista) portava ad un forte sviluppo dei giornali di partito. 

Il giornale era quindi un bene primario e costava solo 4 lire. Lo stipendio medio poteva essere quantificato in 11.000 lire (praticamente 5,70€) anche se la disoccupazione era altissima. 60 caffè rappresentavano in questa fase il 10.91%, dello stipendio, improponibile per quasi tutti!

Passiamo al 1950, la situazione sta cambiando, la guerra si è allontanata, lo stipendio è salito a 32.000 Lire (circa 18€) e la forbice tra prezzo del caffè e del quotidiano si  è decisamente ridotta. Adesso il caffè costa 30 Lire centesimi, ma il giornale è salito a 20. In questa fase la percentuale di  spesa per 60 espressi al mese è del 5,63%, si è praticamente dimezzata!

1955, lo stipendio passa a 43.000 Lire (poco più di 22 Euro) e la forbice si allarga di nuovo: 25 per il giornale e 40 per il caffè. La percentuale dei 60 caffè scende appena, a 5,58%.
Nel 1960 il boom economico comincia davvero a esplodere, l’Italia entra in una fase di grande crescita e entusiasmo. In questa fase lo stipendio sale a 47.000 lire  e la forbice si allarga ancora, 30 e 50 lire per giornale e caffè. La percentuale risale al 6.38% direi che siamo ancora su percentuali importanti, prendere un caffè non è una scelta economica così banale insomma…

DAL 1965 ALL’1985

Passiamo al 1965. Il boom è davvero al suo massimo e il benessere si espande. Gli stipendi salgono decisamente, arrivando in media a 86.000 lire (siamo sempre a 44 euro e mezzo), si compra la 500 e comprare caffè e giornale non è più un problema particolare. Il giornale del resto sale decisamente, e arriva a 50 lire, e la forbice diminuisce, con un espresso a 60 lire. La nostra percentuale sui 60 caffè diventa del 4,19%, va parecchio meglio!

Altri 5 anni (e a questo punto ero nato). Nel 1970 il boom comincia a sgonfiarsi, ma l’italia è una nazione ricca e industriosa, lo stipendio passa a 123.000 lire. Sul confronto caffè e quotidiano, in questi anni di grazia, abbiamo una notizia importante: i prezzi, per la prima volta, si appaiono a 70 lire. I nostri 60 caffè scendono ancora di parecchio in percentuale: siamo al 3,41%

1975, sono cominciate le crisi petrolifere in medio oriente, il prezzo della benzina, rispetto a 5 anni prima, è raddoppiato, lo stipendio è salito di poco, a 154.000 lire, ma anche per l’aumento dell’energia (in questi giorni vi ricorda qualcosa?) sono saliti di molto sia l’espresso che il giornale. Il caffè schizza a 120 lire e, attenzione, il prezzo del quotidiano schizza a 150 lire!

In questa fase complessa la nostra percentuale sale bruscamente di nuovo al  4.68%

Negli anni fra il 1975 e il 1980 l’inflazione arriva a percentuali drammatiche, vicino al 20%. L’introduzione della cosiddetta “scala mobile” cercò, in quella fase, di adeguare all’inflazione gli stipendi, che salirono di molto, diventando in media di 352.000 lire nel 1980. a schizzare in su furono anche i prezzi di giornale e caffè: 250 per la tazzina e 300 per il giornale  Enormi variazioni quindi, ma che si bilanciano, la nostra percentuale cambia di poco al 4,26% 
1985, anche in questi 5 anni l’inflazione ha morso forte. Gli stipendi continuano a cercare di adeguarsi e arrivano a 608.000 lire (siamo a 314 euro mensili). Salgono velocissimi anche i prezzi di caffè e giornale 650 per la gazzetta dello sport (per la cronaca quella che racconta la vittoria dell’Italia ai mondiali del ‘82 costava 400 lire).

400 lire, poco più di venti centesimi di Euro, era il prezzo di copertina di questa famosissima gazzetta. (sito artphotolimited.com)

e 400 lire per il caffè che bevemmo per restare svegli la mattina dopo quella vittoria. In base a questo la percentuale dei 60 caffè rispetto allo stipendio scende leggermente a 3,96%.

DAL 1990 AD OGGI

Nel 1990 lo stipendio è salito sopra una media importante, in pratica gli italiani diventano tutti milionari (in lire) e lo stipendio medio è di 1.100.000 lire (circa 570 Euro) a salire sono anche giornale e caffè. Il primo raddoppia a 1200, il caffè sale a 700 lire. 

State probabilmente facendo caso al fatto che la forbice fra caffè e giornale si allarga sempre più, ormai il giornale costa quasi il doppio del caffè…

La percentuale dei 60 caffè rispetto allo stipendio scende a 3.82%. anche in questo caso cominciamo a vedere una tendenza, i 60 caffè costano sempre meno, rispetto allo stipendio, ma fra poco avremo una sorpresa..

1995, lo stipendio medio viene calcolato in 1.300.000 (me li ricordo bene lavorando come cameriere) il giornale costa poco più di prima (1400) ma a schizzare in alto è il caffè che arriva a 1300!

Ho cercato info sul perchè di questo salto improvviso, ma senza risposte convincenti, se qualche torrefattore che operava in quel momento vuol arricchire la nostra conoscenza gliene saremo grati..

La percentuale rispetto allo stipendio vola! Al 6%, il caffè torna un bene di lusso e, considerando che, in Euro, il caffè arriva a circa 68 cent di Euro, capite bene che, soprattutto in alcune aree del sud, ci stiamo avvicinando a prezzi “moderni”.

Siamo al 2000, l’euro è arrivato un anno fa, quali sconvolgimenti ha portato?  Se prendiamo i dati riportati dalle fonti, ancora pochi. Lo stipendio medio è arrivato a 1.300.000 (in euro siamo a 670 circa) e caffè e giornale salgono, anch’essi, di poco: 1500 per il quotidiano e 1400 per la tazzina. I 60 caffè mensili sono inchiodati al 6% dello stipendio medio.

Ormai siamo nell’era Euro, ma continuiamo il nostro percorso, per comparazione, in lire. Semmai cercherò di essere più puntuale nelle conversioni…

Nel 2005 l’effetto dell’euro è pienamente dispiegato, infatti, secondo i dati medi che abbiamo consultato, il giornale arriva all’euro, mentre il caffè in media è sui 1800 (0,92€)  Gli stipendi veleggiano in questo senso, vengono calcolati in media a 1 milione e 8, cioè 930€, vicini ai mille Euro di riferimento… Su questo stipendio, 60 caffè pesano anccora, curiosamente, il 6%

Ah, già che ci siamo, la gazzetta dello sport che racconta la vittoria al mondiale del 2006 costava proprio un euro:

Un Euro tondo. Questo il costo della Gazzetta dello sport che racconta la vittoria al mondiale del 2006 (courrtesy https://image.isu.pub/)

Galoppiamo verso il giorno d’oggi, siamo al 2010 e siamo nella piena era di internet. Se prendiamo i siti del 2010 sono molti a titolare che il caffè, drammaticamente, arriva all’Euro tondo. Il caffè raggiunge quindi di nuovo il quotidiano, che nel frattempo non si è mosso dall’un euro. Lo stipendio medio è intanto salito a 2 milioni di lire, che corrispondono a poco più di 1000 Euro. La percentuale dei 60 caffè  scende di poco al 5,81%

Finiamo dai, e scusatemi se vi ho costretto a seguirmi fin qui. Quante cifre e percentuali avrò sbagliate? Siamo adesso al 2015, gli stipendi medi vengono ragionati a 2.300.000 lire (circa 1200 euro) il quotidiano arriva a 2100 lire (circa 1.10€) mentre il caffè, lo immaginate? Non sale rispetto all’euro tondo. Scende quindi la percentuale dei 60 caffè , che sullo stipendio pesano adesso il 5.05%

Ultimo passaggio, il giorno d’oggi. Secondo i siti di statistica, lo stipendio medio in italia sarebbe di 1533€ che tradotto in lire diventa 2 milioni e 900 mila.

Il costo del quotidiano, prima degli aumenti di questi giorni è di 1.40 euro (2.710 lire) il costo dell’espresso però, non cambia, almeno fino a pochi mesi fa ancora un euro… e adesso i 60 caffe pesano solo il 4.01% una delle incidenze più basse della storia…

Insomma, alla fine del nostro percorso storico il prezzo di giornale e caffè molto raramente sono stati collegati, in una prima fase, dopo la guerra, l’espresso costava molto di più, poi, dagli anni 70 in poi, è il caffè a costare più del quotidiano.

In mezzo a questa situazione, come dicevamo, due prodotti diversissimi, pensiamo solo alla concorrenza: poche testate per il quotidiano (che però ha dovuto ripensarsi con l’avvento di internet) e infinita, e infinitamente frammentata per il caffè al banco.

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